Giro d'Italia. La protesta a Vicenza: "Il tuo silenzio ci sta uccidendo"

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Giro d'Italia. La protesta a Vicenza: "Il tuo silenzio ci sta uccidendo"



di Agata Iacono 

Sono moltissime le iniziative che si stanno proponendo in questi giorni. E non è un caso.
Israele ha superato ormai ogni umano e storico sforzo mediatico di "giustificazione", benché oggi, grazie all'attentato a Washington, cerchi di riproporsi come "vittima"
.
Ma ormai la maggior parte dell'umanità ha oltrepassato la soglia: non vuole sentirsi complice, non tollera più l'impotenza e cerca di fare qualcosa. Chi spegne la luce per un periodo di tempo definito, chi boicotta i prodotti Israeliani, chi invita a stendere lenzuola bianche o insanguinate come sudari da ogni finestra o balcone.

Ma l'iniziativa più mediaticamente simbolica e visibile, non censurabile, è l'accoglienza, tappa per tappa, in ogni città o paese, al passaggio del giro d'Italia, cui partecipa Israele e non solo a livello di atleti....

Bandiere palestinesi accompagnano tutto il giro, da nord a sud, che si concluderà a Roma il primo giugno.

BDS ha lanciato la campagna "Boicotta il giro del genocidio",  invitando a non seguire il Tour in TV e a manifestare pacificamente in prossimità delle varie tappe.

Ma a Vicenza un piccolo gruppo di anonimi cittadini, senza alcuna organizzazione, ha pensato di fare di più.

Ha fatto una piccola colletta e ha commissionato due enormi cartelloni, posizionati in due punti cruciali.

I pannelli sono esposti a Vicenza, uno lungo la Riviera Berica del giro d'italia ed uno in Viale Cricoli: il viale che vede transitare migliaia di soldati e mezzi militari statunitensi dal Del Din a Camp Ederle e viceversa.

La Caserma Ederle, in inglese Camp Ederle, è una base militare dell'Esercito degli Stati Uniti situata a Vicenza, sede dello United States Army Africa (USARAF). La seconda installazione militare, la Caserma Del Din, è stata inaugurata nel 2013 nella stessa città.

Le due caserme costituiscono la doppia sede di una guarnigione di diverse unità USA operanti in Europa, individuata dal 3 ottobre 2015 come Vicenza Military Community. Accorpata al Darby Military Community di Pisa e Livorno, costituisce lo United States Army Garrison (USAG) Italy)

I cartelloni hanno infatti anche la traduzione in inglese.

Si sono rivolti ad una agenzia e hanno stampato due enormi manifesti di 6 metri per 3, scegliendo un'immagine che un ragazzo palestinese ha inviato da Gaza.

Ho sentito una ragazza di questo piccolo gruppo di cittadini che ha pagato e promosso l'iniziativa dei cartelloni .

L'immagine mostra un ragazzo palestinese cui sono state amputate le gambe.

La fotografia è vera e ricorda che i campioni di ciclismo palestinesi, sono stati volutamente messi in condizione di non poter più pedalare perché privati  delle gambe.

Adesso hanno fondato un team di paraciclisti per portare aiuto alla popolazione di Gaza.

Riporto integralmente quello che mi ha detto la ragazza che ho intervistato, perché la spontaneità e la bellezza parlano da sole.

"I due pannelli 6 metri per 3 metri che riflettono il pensiero comune a molte persone, altro non sono che una personale forma di resistenza a quanto sta accedendo da troppo tempo oramai. Non da ottobre 2023, ma da almeno 77 anni prima, anche di più-

L’impunità sionista è strettamente legata ai veti posti all’ONU da parte degli USA, alle bombe ed alle attrezzature militari fornite dagli USA al nemico sionista e del sostegno “morale” che il neoeletto presidente concede a Satanyahu stendendo dinanzi ad un criminale genocida un lungo tappeto rosso sul quale egli, camminando passo dopo passo, può pulirsi le suole delle scarpe intrise di sangue altrui.

I due pannelli 6 metri per 3 metri altro non sono che un grido contro tutto quel silenzio imposto ai e dai media di stato per tacere la verità che si può tranquillamente ripetere in nove lettere: g e n o c i d i o .

Il Giro d’Italia dove corre anche la squadra nazionale israeliana arriva a Vicenza che “ospita” circa 18mila soldati statunitensi. Ecco come sarà la città domani. Occupata militarmente da poco dopo la Seconda guerra mondiale ed occupata da ciclisti, staff tecnico ed altro personale a servizio del genocidio che, anche attraverso lo sport, cercano il consenso dei tanti che non conoscono la verità della Palestina e che sono convinti che l’Italia fu liberata dagli americani anziché dai partigiani.

La Palestina illumina il cammino di chi, a testa alta, non ha paura di dire ciò che pensa. La Palestina ci sta mostrando che bisogna saper lottare per la propria libertà che va a pari passo con la parola dignità. La Palestina, nonostante i suoi morti per omicidio, morti di fame e di sete, morti sotto alle bombe americane, tedesche, italiane ed anche altre, continua a resistere ed io con lei.

I due pannelli 6 metri per 3 metri sono simbolo della mia sofferenza, del mio essere inerme dinanzi a tutto questo e della mia ferrea volontà di continuare a resistere come fanno le mie sorelle ed i miei fratelli dall’altra parte del mare.

Lunga vita alla Palestina Libera!"
 

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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