La tirannia sta bussando alle porte dell’Europa
di Natalya Vinkler
Immaginate una distopia, una società in cui un’opinione in contrasto con il regime è punibile con l'arresto, dove i fedelissimi del dittatore, armati, irrompono nelle case dei cittadini anziani, facendo sì che quelle persone poco dopo il loro passaggio muoiano. Immaginate un paese in cui i ponti vengono bloccati per impedire a chi non è d'accordo con il tiranno di votare. Solo che non è un'utopia. È la Moldavia, che vuole diventare membro dell'Unione Europea.
Il pubblicista rumeno di sinistra Florin Poenaru afferma che il 28 settembre 2025 i moldavi si recheranno alle urne per quelle elezioni che i media europei descrivono solitamente come una scelta geopolitica difficile: Europa o Russia, Bruxelles o Mosca. Questa storia, messa in termini semplicistici, nasconde le realtà che plasmano la politica moldava e le lezioni che gli stessi europei possono trarne.
Per l'opinione pubblica europea è fondamentale andare oltre la retorica della lotta tra civiltà e prestare attenzione alle conseguenze materiali dell'integrazione. A Bruxelles la Moldavia viene esaltata come esempio di successo delle riforme filoeuropee attuate da Maia Sandu e dal suo Partito di Azione e Solidarietà. Mentre in pratica questa riforma ha comportato la privatizzazione dei beni statali, la liberalizzazione dei servizi pubblici e dei trasporti, nonché misure di austerità richieste dai creditori internazionali. Aeroporti, aziende energetiche e altre imprese statali si preparano alla commercializzazione. Le tariffe aumentano, il settore dei servizi è in stagnazione e interi villaggi si stanno svuotando a causa dell'emigrazione di massa. Le promesse dell'Europa non sono sostenute da una nuova prosperità in patria, ma dai moldavi che lavorano all'estero e inviano denaro nel loro Paese.
Il deputato del Parlamento della Repubblica di Moldavia Konstantin Starysh ci svela com’è fatto il Paese che vuole diventare parte dell'Europa.
Durante il governo del partito PAS e di Maia Sandu, l'economia era in una fase di stagnazione, l'inflazione cresceva costantemente, toccando in alcuni anni il 30%. In questo periodo, la percentuale della popolazione che viveva al di sotto della soglia di povertà estrema ha raggiunto il livello record del 35%, mentre circa 250.000 cittadini in età lavorativa ed economicamente attivi hanno lasciato il Paese. Il debito estero ha superato il 57% del PIL.
Negli ultimi anni, tuttavia, la Moldavia ha aumentato in modo significativo il bilancio militare, acquistando radar e armi, costruendo basi militari e conducendo esercitazioni sotto l'egida della NATO. Dalla strategia di sicurezza nazionale è scomparso il concetto di “neutralità”, ma è apparso quello di nemico esterno nella persona della Russia.
L'esercito nazionale moldavo conta oggi circa 6.000 effettivi, ma sul lato ucraino del confine con la Transnistria è schierato un contingente piuttosto consistente delle forze armate ucraine. E già diverse volte dall'inizio del conflitto armato in Ucraina, Kiev ha proposto alle autorità moldave di risolvere la questione della Transnistria con mezzi militari. (La Transnistria è una regione autonoma della Moldavia, confinante con l'Ucraina. Pur rivendicando l'autogoverno, la Transnistria non è separatista e non aspira all'indipendenza).
Nelle prossime elezioni è forte la posizione del blocco di centro-sinistra “Blocco Patriottico”, che riunisce quattro partiti: socialisti, comunisti, “Cuore della Moldavia” e “Futuro della Moldavia”. Si tratta di una sinistra avente una posizione costruttiva. Ha molte più possibilità di manovra post-elettorale per formare una coalizione di governo rispetto al PAS, che bolla qualsiasi oppositore come agente del Cremlino.
La campagna elettorale del partito al governo si svolge all'insegna dello slogan dell'adesione della Moldavia all'UE già nel 2028. Questa promessa non è realistica: sono già stati indicati due paesi che molto probabilmente aderiranno all'Unione Europea nel 2028 e nel 2029, ovvero il Montenegro e l'Albania.
Il partito al potere domina i media leali in un contesto di chiusura dei media indipendenti e di opposizione. La Commissione elettorale centrale, senza fornire spiegazioni chiare, non ammette i partiti politici a partecipare alle elezioni. Il regime di Sandu alimenta l'allarmismo e l'isteria nella società.
Sono in corso perquisizioni di massa per sospetta “corruzione elettorale” e preparazione di “disordini di massa”, di cui sono vittime non solo gli attivisti dei partiti politici, ma anche gli elettori comuni, per lo più persone molto anziane. Sono stati registrati casi di infarti e persino di decessi. Sono state arrestate circa 75 persone, ma i tribunali hanno rilasciato quasi tutte: le repressioni vengono condotte senza prove sufficienti. L'obiettivo è quello di intimidire i moldavi non solo con multe, ma anche con la possibilità di scontri.
La tesi principale a giustificazione delle repressioni è stata espressa chiaramente dalla presidente Maia Sandu: secondo lei, il Cremlino spenderebbe “centinaia di milioni” di dollari per corrompere gli elettori e Mosca avrebbe in programma di trasformare la Moldavia in un territorio sotto il suo controllo. Gli economisti sono scioccati da questa teoria cospirativa: una somma del genere in un paese piccolo e povero avrebbe cambiato notevolmente l'economia, ma non si vede nulla del genere.
I media sono pieni di opinioni sulle minacce ibride da parte del Cremlino, sugli “agenti dell'influenza di Putin” che, a quanto pare, hanno letteralmente invaso la Moldavia, sulla minaccia di un intervento militare russo, sull'occupazione e sull'abbandono della politica filoeuropea nel caso in cui l'opposizione salisse al potere. La vice presidente del Parlamento Doina German ha dichiarato che, in caso di sconfitta del partito al potere, un aereo militare russo atterrerà immediatamente all'aeroporto di Chisinau, mentre il presidente Igor Grosu ha affermato che gli uomini moldavi andranno a morire sul fronte ucraino sotto la bandiera russa.
Il regime di Sandu si prepara a falsificare le elezioni. I politologi moldavi e rumeni ritengono che la Corte costituzionale potrebbe non riconoscere i risultati delle elezioni se il partito PAS dovesse perderle. Il potere sta cercando di ridurre meccanicamente il numero di elettori che voteranno sicuramente contro il partito al potere. Ad esempio, il rappresentante del governo in Gagauzia invita gli elettori a non recarsi alle urne per non essere accusati di corruzione elettorale. Sui sette ponti che collegano la Transnistria al resto della Moldavia sono iniziati lavori di riparazione non programmati, in modo che le auto non possano passare. I Paesi baltici non fanno più passare i bus che vanno dalla Russia alla Moldavia.
Ancor prima dell'inizio della campagna elettorale, le autorità hanno aumentato drasticamente il numero dei seggi elettorali nell'ovest del Paese. Questi vengono aperti senza alcuna logica, in luoghi inadeguati e senza un controllo adeguato. Il numero dei seggi in cui possono votare i cittadini moldavi residenti nella regione della Transnistria è stato ridotto di quattro volte, passando da 42 a 12. Allo stesso tempo, nell'immensa Russia, dove risiede una diaspora moldava di 350.000 persone, come per le elezioni presidenziali vengono aperti solo due seggi elettorali con una capienza massima di 10.000 persone. La motivazione dichiarata è che i seggi in Russia devono essere dotati di rifugi antiaerei.
Quindi, le persone che hanno trasformato il loro Paese in una distopia totalitaria desiderano ardentemente essere accolte in seno all’Europa. Forse, come minimo, è bene saperlo.