La variabile "impazzita" dell'esercito ucraino

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La variabile "impazzita" dell'esercito ucraino

 

di Francesco Dall'Aglio

Mentre "gli europei" stanno facendo di tutto per neutralizzare il piano di pace (un piano, ricordiamolo, "scritto dai russi" che "regala l'Ucraina a Putin", dove però la Russia si tiene al confine un esercito permanente di 600.000 uomini, più di Turchia e Polonia messi insieme, e senza limitazioni sugli armamenti di cui può disporre, accetta che le sanzioni siano tolte solo gradualmente, una alla volta e solo dopo che il processo di pace sia diventato definitivo, che nelle oblast' di Cherson e Zaporizhija la linea del fronte diventi il confine e che l'area non sia riconosciuta de iure come appartenente alla Federazione Russa, e che la centrale nucleare di Enerhodar sia amministrata dall'IAEA e lavori al 50% a vantaggio dell'Ucraina. SPQR, avrebbe detto Asterix, Sono Pazzi Questi Russi), un media occidentale per niente di scarso peso come il Wall Street Journal (link 1) sta introducendo un discorso interessante: giusto o sbagliato, necessario o meno che sia, ai militari ucraini il piano non piace, soprattutto la parte in cui dovrebbero abbandonare la parte dell'oblast' di Donetsk che ancora controllano. "Ogni ordine da parte di Zelensky di cedere le città pesantemente fortificate del Donbas settentrionale, come richiesto dal piano, potrebbe fare esplodere una crisi nei rapporti tra [potere] civile e militare [...] Puoi tagliare l'intelligence, puoi tagliare il supporto, ma nell'immediato non avrà importanza perché l'esercito ucraino continuerà a combattere. Non sono nello stato d'animo di arrendersi", spingendosi addirittura a ricordare l'imbarazzante episodio dell'ottobre 2019, violentemente spinto sotto il tappeto della memoria collettiva, della visita di Zelensky alla cittadina di Zolote e dei soldati che si rifiutarono, davanti alle telecamere, di abbandonare le loro posizioni nel quadro degli accordi di de-escalation dell'epoca facendogli chiaramente capire che forse a Kiev comandava lui, ma da quelle parti decidevano loro cosa fare.



(parentesi: trovare il video, trovarlo tutto intendo, è diventato sempre più difficile sui canali "ufficiali" tipo YouTube e simili. Nei motori di ricerca non compare ma se chiedete a una qualsiasi AI ve lo trova: al link 2 una versione tagliata, ma sottotitolata in inglese. Ad ogni modo il problema non fu tanto lo scontro con Denys Yantar, il giovanottone con cui Zelensky discute nel video che all'epoca era uno dei comandanti di Azov, ma quello che pochi giorni dopo dichiararono Andr?j B?lec'kyj, uno dei leader di Pravyj Sektor nonché fondatore e primo comandante del battaglione Azov, e Sofia Fedyna, altro interessante personaggio. È tutto riassunto in questo articolo del Kyiv Post, al link 3, che riporta anche il link alla pagina Facebook di Zelensky col video completo della sua visita di due giorni a Zolote. La discussione con Yantar è verso il minuto 11 ed è completa, ma senza sottotitoli).

Naturalmente il WSJ si guarda bene dal dire esplicitamente che c'è il rischio che i militari non eseguano gli ordini o che il Presidente dell'Ucraina non abbia il controllo delle sue forze armate (è una "vibrante democrazia" e ovviamente una cosa del genere non può mai succedere. Del resto non pensavano nemmeno che potesse succedere in Russia dopo la "sconfitta strategica", quando i giovani russi si sarebbero precipitati incontro ai liberatori e l'unico problema sarebbe stato portare abbastanza cioccolata per tutti i bambini), però il concetto è abbastanza chiaro: continuiamo a sostenere l'Ucraina perché altrimenti, oltre a Putin in Portogallo, ci ritroviamo anche l'esercito ucraino di malumore - anzi, certi settori dell'esercito ucraino, quelli sui quali abbiamo chiuso un occhio e mezzo, per non dire due, in tutto questo periodo perché ci erano utili per far fuori i russi. Strano che le cose non siano andate proprio come volevamo.

PS: molto più bilanciato l'articolo della BBC (link 4).

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