Merkel accusa Polonia e stati baltici per il conflitto in Ucraina

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Merkel accusa Polonia e stati baltici per il conflitto in Ucraina


In una recente intervista al quotidiano ungherese Partizán, l’ex Cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che la Polonia e gli Stati baltici condividono una quota di responsabilità per l’invasione russa dell’Ucraina, affermando che la loro resistenza ai negoziati guidati dall'UE con Vladimir Putin nel 2021 contribuì indirettamente alla successiva aggressione. Lo riporta oggi anche il Telegraph. 

Angela Merkel, alla guida della Germania dal 2005 al 2021, ha rilasciato queste dichiarazioni durante una visita in Ungheria. L’ex leader ha spiegato che, nel giugno 2021, avvertì che il Presidente russo non prendesse più seriamente gli Accordi di Minsk – i trattati internazionali falliti che miravano a porre fine alla guerra nel Donbas – e che per questo propose un nuovo formato di dialogo diretto tra l’Unione Europea e la Russia. “Non tutti erano d'accordo, soprattutto gli Stati baltici, ma anche la Polonia era contraria”, ha dichiarato la Merkel, aggiungendo che tali Paesi temevano la mancanza di una posizione comune dell'UE verso Mosca.

“In ogni caso, non è successo, ho lasciato l'incarico e poi è iniziata l'aggressione di Putin”. L’ex Cancelliera ha anche ipotizzato un ruolo della pandemia di Covid-19 nella decisione del Cremlino, osservando come i lockdown abbiano impedito i fondamentali negoziati di persona. “Se non è possibile incontrarsi, se non è possibile discutere le divergenze faccia a faccia, non è possibile trovare nuovi compromessi”, ha affermato.

Le osservazioni della Merkel hanno suscitato forti reazioni a Varsavia. Mateusz Morawiecki, ex Primo Ministro polacco, ha definito l’intervista “sconsiderata” e ha collocato l’ex Cancelliera “in prima linea tra i politici tedeschi più dannosi per l'Europa dell’ultimo secolo”. Le relazioni bilaterali sono già tese a causa di una disputa sulla sicurezza delle frontiere, innescata dalla decisione del governo tedesco di intensificare i controlli sui migranti, una mossa che ha provocato indignazione nelle comunità di confine polacche. La Polonia e gli Stati baltici hanno storicamente espresso frustrazione per quella che percepiscono come una compiacenza tedesca, sia sotto la guida della Merkel che del suo successore Olaf Scholz, verso la minaccia rappresentata dalla Russia.

Precedentemente, nel settembre dell’anno in corso, l’ex leader tedesca aveva già fatto riferimento alla complessità del suo rapporto con il Presidente russo Vladimir Putin, descrivendolo come caratterizzato da una sostanziale divergenza di vedute su molteplici questioni. La Merkel ha precisato che Putin ha sempre mantenuto una percezione radicalmente differente dalla sua riguardo alla conclusione della Guerra Fredda e ai processi di disintegrazione dell’Unione Sovietica.

In un altro intervento risalente al mese di marzo, la Merkel è intervenuta nel dibattito politico-domestico critcando l’utilizzo del termine tedesco “Putin-Versteher” (letteralmente ‘chi comprende Putin’). Secondo la sua analisi, questa espressione, utilizzata per mettere a tacere coloro che ritengono necessario considerare la prospettiva russa in materia di politica internazionale, finisce per ostacolare un dialogo significativo e complicare l’azione diplomatica. “Capire cosa fa Putin, mettersi nei suoi panni, non è sbagliato. Perché è un compito fondamentale della diplomazia e qualcosa di diverso dall'essere sostenitori di Putin. [...] Il discorso sugli interessi della Russia deve essere permesso”, ha affermato a difesa di un approccio pragmatico.

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