Nessun accordo tra Cina e Giappone sulle isole Senkaku
A margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, incontro bilaterale tra i ministri degli esteri dei due paesi, ma non si esce dalla stasi
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Il ministro degli esteri cinese, Yang Jiechi, ed il suo collega giapponese, Koichiro Gemba, hanno avuto un colloquio bilaterale sulla controversia delle isole Senkaku a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. A confermarlo nella giornata di mercoledì l'agenzia di stampa nipponica Kyodo News e quella statale cinese Xinhua. L'incontro – la cui atmosfera è stata definita “cupa” da Gemba – non ha risolto la controversia prodottasi tra i due paesi sulla sovranità di queste isole contese. Yang ha "reiterato la posizione solenne cinese sulle isole” e definito l'acquisto giapponese "una grande violazione dell'integrità e della sovranità cinese".
Su questa base di intransigenza diviene difficile pensare ad una soluzione diplomatica in tempi rapidi di un conflitto che sta creando diversi problemi economici al Giappone: mercoledì la Toyota ha confermato che taglierà la produzione in China per il crollo di vendite e prenotazioni. Inoltre, la cerimonia che doveva tenersi in settimana per la celebrazione dei 40 anni di relazioni diplomatiche tra i due paesi è stata annullata.
Da quando, l'11 settembre scorso, il segretario di gabinetto del governo nipponico ha annunciato l'acquisto formale delle isole Senkaku, le tensioni tra Giappone e Cina stanno assumendo connotati sempre più preoccupanti per lo status quo asiatico. Le isole Senkaku (o Diaoyu nella lingua cinese) si trovano a 105 miglia dall'isola giapponese più vicina, a 110 circa da Taiwan ed a 205 miglia dalla costa cinese. Tutti e tre i paesi ne rivendicano la sovranità. In seguito alla sconfitta cinese nella Prima guerra cino-giapponese (1894-1895) e al trattato di Shimonoseki (aprile 1895), le isole passarono sotto la sovranità dell'Impero giapponese; sotto l'amministrazione americana dopo la sconfitta nipponica nella Seconda guerra mondiale, per poi tornare dal 1972 con il trattato di pace di San Francisco tra Usa e Giappone, all'amministrazione giapponese, non riconosciuta mai dalla Repubblica popolare cinese e dalla Repubblica di Cina (Taiwan).