"Putin ha un altro cadavere di cui rispondere". L'incredibile conclusione del Corriere della Sera sul caso Amesbury
“Da ieri sera, il Cremlino, che continua a negare tutto, ha un altro cadavere di cui rispondere” afferma oggi il Corriere della Sera in un avventuroso articolo a firma Luigi Ippolito.
Ma con buona pace del Corriere che pretende di avere la verità in tasca, è sempre più fitto il mistero del presunto Novichok che, a quattro mesi di distanza dal famigerato caso Skripal, ieri ha provocato la morte di Dawn Sturgess (compagna di Charlie Rowley, anche lui “contaminato da Novichok” e ricoverato in ospedale dal 30 giugno).
Intanto – ce lo domandiamo ancora una volta – perché mai il Novichok, “cento volte più micidiale del Sarin”, avrebbe impiegato ben dieci giorni per agire? E, visto che ci siamo, come avrebbero fatto i due ad entrare in contatto con il Novichok in un area che, per quattro mesi, era stata setacciata da centinaia di poliziotti? Una fiala usata dai russi nel precedente attentato, gettata per terra e passata inosservata per tanto tempo?
Davvero inverosimile. Per ora la pista più interessante è che la coppia Sturgess-Rowley, alla perenne ricerca di droga, si sarebbe contaminata con “Novichock” frugando in un mucchio di fiale di crak, nascosto dagli spacciatori tra i cespugli del parco cittadino di Salisbury.
Se così fosse, prenderebbe corpo l’ipotesi (ne avevamo già accennato in un precedente articolo) di un nuovo caso Bruce Edwards Ivins; e cioè che a spargere un intruglio simile al Novichok sia qualcuno che lavora nel vicino stabilimento per armi chimiche di Porton Down e che - come Bruce Edwards Ivins - pretende di “ripulire” la zona, colpendo, personaggi screditati come Skripal o tossicodipendenti.
Una ipotesi ardita? Sempre meglio della certificata bufala del Novichok di Putin.
Francesco Santoianni