Resistenza bolivariana: il Venezuela risponde all’assedio con più organizzazione e democrazia
In una fase segnata da un’intensificazione delle pressioni imperialiste, il Venezuela ha scelto ancora una volta la via della fermezza e della lucidità politica. Nel celebrare il 105° anniversario dell’Aviazione Militare Bolivariana e i 33 anni della ‘Gesta Heroica’ del 27 novembre, il presidente Nicolás Maduro ha riaffermato che nessuna minaccia proveniente dagli Stati Uniti potrà piegare un popolo che ha fatto della dignità la propria bandiera. Maduro ha ricordato come l’offensiva psicologica scatenata da Washington nelle ultime settimane miri a intimidire il Paese, ma ha sottolineato che la risposta della nazione è stata quella di approfondire la propria coscienza e rafforzare la propria unità civico-militare: «Se un giorno toccherà alzarci in armi, lo faremo con destino di trionfo». Il “Plan Independencia 200”, portato avanti su scala nazionale, ha dimostrato un livello di coordinamento e preparazione che conferma la determinazione del popolo venezuelano a difendere pace, sovranità e integrità territoriale.
Questo mentre gli Stati Uniti dispiegano la portaerei USS Gerald Ford vicino alle coste venezuelane, un gesto chiaramente intimatorio che però ha ottenuto l’effetto opposto: cementare la coesione interna del Paese. Parallelamente, Maduro ha rilanciato il progetto del Governo Comunal durante la visita alla “Comuna Socialista Simón Bolívar” nel 23 de Enero, luogo simbolico della resistenza popolare. Qui ha ribadito che, contrariamente alla narrativa costruita per 26 anni dall’apparato mediatico occidentale, il Venezuela ha creato la democrazia più viva e partecipativa di tutta la cosiddetta ‘Nuestra América’. Non una democrazia formale, un guscio vuoto composto da promesse elettorali, ma un metodo quotidiano di esercizio del potere da parte del popolo organizzato. Le nuove iniziative approvate, insieme alla formazione di leadership territoriali per le future consultazioni popolari, consolidano un modello in cui le comunità non solo partecipano, ma producono, decidono e costruiscono la propria autonomia economica.
L’indipendenza venezuelana trova oggi un riaffermato sostegno chiaro anche sul piano internazionale. La Cina ha denunciato la campagna di ostilità statunitensi e ha chiesto apertamente la revoca delle «sanzioni unilaterali illegali», ribadendo il diritto del Venezuela a decidere il proprio destino senza interferenze. In un contesto in cui Washington arriva a classificare come “terrorista” un presunto gruppo che per anni è stato usato come strumento propagandistico, Pechino smaschera la strumentalizzazione politica di accuse prive di fondamento. Il Venezuela affronta dunque questa fase cruciale con un solido senso di missione storica. Nonostante le pressioni, emerge un Paese che ha imparato a trasformare la resistenza in capacità produttiva, la difficoltà in organizzazione, l’assedio in consapevolezza nazionale. «Abbiamo oggi un vero potere nazionale», ha affermato Maduro, ricordando che difendere la patria significa difendere un progetto collettivo che ha restituito dignità, voce e protagonismo a milioni di persone. Nel cuore del mondo multipolare che sta nascendo, la resistenza venezuelana non appare più come una solitudine eroica, ma come l’avanguardia di un processo globale che rifiuta la subordinazione e rivendica un futuro basato su sovranità, cooperazione e giustizia internazionale.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati

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