Sweida, Damasco e il Golan: la nuova guerra di Israele
Israele ha lanciato una nuova e brutale campagna di bombardamenti contro la Siria, colpendo la capitale Damasco e diverse località nel sud del Paese. Missili israeliani hanno centrato il Ministero della Difesa, il Palazzo Presidenziale e aree civili, provocando almeno 3 morti e decine di feriti. Un attacco deliberato e spietato, annunciato in anticipo dal ministro israeliano Katz: "I messaggi sono finiti, ora iniziano i colpi dolorosi".
Tel Aviv giustifica l’aggressione parlando di "protezione dei drusi", ma i fatti mostrano un chiaro disegno di destabilizzazione regionale. Israele mira a imporre una smilitarizzazione forzata nel sud della Siria, violando apertamente la sovranità siriana e il diritto internazionale. Le sue forze sono pronte a spingersi oltre i confini per consolidare il controllo sull’area adiacente al Golan occupato.
Nel frattempo, Sweida è devastata da scontri interni e bombardamenti aerei. Oltre 240 i morti, tra cui donne e bambini. Gli ospedali sono senza luce, il personale medico allo stremo, i civili intrappolati sotto il fuoco. Pioggia di condanne dal mondo arabo e oltre: Turchia, Libano, Egitto, Yemen e il Consiglio del Golfo denunciano un’aggressione imperialista e chiedono l’immediata fine delle ostilità.
Anche la Francia si unisce all'appello. La realtà è chiara: Israele approfitta del caos siriano per portare avanti una guerra d’espansione. Il silenzio complice di molte potenze occidentali aggrava la crisi.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati