Trump incontra Zelensky: gli ucraini possono congratularsi

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Trump incontra Zelensky: gli ucraini possono congratularsi


di Viktoriya Nikiforova - Ria Novosti

Prima di recarsi a Mar-a-Lago, il leader del regime di Kiev era così stressato da aver subito, a quanto pare, una crisi ipertensiva. La situazione per lui era davvero critica: mentre era in volo verso gli Stati Uniti, l’esercito russo liberava Dimitrov e Gulyapole, interrompeva la corrente elettrica in quasi tutta Kiev e veniva eseguita una perquisizione al parlamento ucraino: gli americani stanno ancora cercando di scoprire dove siano finiti i loro soldi.

Nemmeno l’accoglienza riservata a Zelensky in Florida ha migliorato il suo umore. Nessuno lo ha accolto all’aeroporto. È arrivato alla tenuta di Trump come un semplice supplicante. Il presidente degli Stati Uniti, stringendogli la mano sulla soglia di casa, non gli ha praticamente dato la possibilità di dire nulla ai giornalisti e lo ha portato dentro come uno scolaretto disubbidiente.

Bisognava vedere la faccia di Zelenskyy quando Trump ha raccontato della sua conversazione con il presidente Putin e ha spiegato gli attacchi a Kiev come risposta ai continui attacchi delle Forze Armate ucraine contro la Russia. Ma l’etmano (leader) ucraino non ha nemmeno osato obiettare.

In breve, Trump aveva già preparato la sua controparte secondo tutte le regole del negoziato. Bistrattando Zelensky, stava contemporaneamente inviando un chiaro segnale all’Europa: non vogliamo più sponsorizzare il vostro protetto. Siete responsabili della morte di decine di migliaia di persone e non volete porre fine al conflitto. Putin, invece, sì, - questo lo unisce a Trump.

Nonostante ciò, durante i negoziati il presidente degli Stati Uniti non è riuscito a fare pressione su Zelensky. Il capo del regime di Kiev ha continuato ad aggrapparsi alle “garanzie di sicurezza”, che per lui significano la presenza di contingenti militari stranieri in Ucraina e la promessa degli Stati Uniti di proteggere l’Ucraina. 
Questa richiesta è inaccettabile sia per Mosca (che lo ha affermato ripetutamente) sia per Washington: l’attuale amministrazione americana sta facendo tutto il possibile per evitare uno scontro diretto con la Russia, rendendosi conto delle conseguenze apocalittiche.

Zelensky si rifiuta anche di ritirare le truppe dal Donbass, mugugnando che tali questioni dovrebbero venir decise tramite referendum e che, affinché ciò accada, è necessario un cessate il fuoco. Tuttavia, quando i giornalisti glielo hanno chiesto, ha risposto che gli ucraini residenti in Europa avrebbero potuto votare, ma non ha detto nulla riguardo agli ucraini residenti in Russia. Ma senza il voto degli ucraini russi, il referendum si trasformerebbe in una truffa. Allo stesso tempo, Trump ha pienamente sostenuto la posizione di Mosca sull’insensatezza di un cessate il fuoco.

Trump ha rispettosamente sottolineato il serio impegno del presidente russo per il raggiungimento della pace e la generosità con cui è disposto a contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina. Durante la conferenza stampa, sembrava che Trump stesse negoziando direttamente con Putin piuttosto che con Zelensky: ha discusso del possibile avvio della centrale nucleare di Zaporozhe, ha sognato di riprendere gli scambi commerciali con la Russia, ha parlato della creazione di team negoziali che lavori con i colleghi russi e ha riconosciuto che l’Ucraina continuerà a perdere territorio se non sarà d’accordo con la pace.

Zelensky, cupo, è stato costretto ad ascoltare tutto questo, facendo nervosamente spallucce e voltando le spalle al conduttore di Mar-a-Lago. Ha dovuto anche ascoltare l’amara verità: Trump ha giustamente osservato che il popolo ucraino sogna la fine del conflitto.

Ma questa volta, quei sogni non sono destinati a realizzarsi. Zelensky avrebbe potuto portare la pace agli ucraini, invece ha scelto la guerra, ignorando tutte le idee dei negoziatori americani. “Cosa succede se non si raggiunge ancora un accordo?” ha chiesto un giornalista a Trump. “Uccideranno, moriranno - ha aggrottato la fronte il presidente americano -. È quello che succederà”.

Ciò nonostante, Trump rimane ottimista e ritiene che Russia e Ucraina non siano mai state così vicine a un accordo come lo sono oggi. A suo avviso, l’accordo è “pronto al 95%”, sebbene il processo sia molto difficile.

Tuttavia spetta agli ucraini calcolare le percentuali. La Russia otterrà ciò che vuole, in un modo o nell’altro. Ancora prima della sua telefonata con Trump, il presidente Putin aveva dichiarato che se Kiev non volesse cedere i suoi territori pacificamente, li avrebbe ottenuti militarmente.

È triste pensare che ieri, Zelensky – se avesse accettato le generose offerte di Trump - avrebbe potuto salvare i suoi cittadini dalla morte. Ma per lui, loro sono solo un fondo di scambio, schiavi le cui vite vengono barattate per ville, diamanti e altre sciocchezze del genere. È un peccato che molti ucraini non lo capiscano, altrimenti avrebbero potuto sbarazzarsi da tempo di questo “piccolo Tsakhes” (protagonista di una fiaba di Hoffman ndr.) che sta distruggendo il loro Paese.

(Traduzione di Eliseo Bertolasi)

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