Ucraina: i parlamentari filo-Ue approvano le misure d’austerità del FMI poi si aumentano gli stipendi

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Ucraina: i parlamentari filo-Ue approvano le misure d’austerità del FMI poi si aumentano gli stipendi

 

di Eugenio Cipolla
 

Lo scandalo, che in queste ora sta montando in Ucraina grazie alle proteste e alle denunce dell’unico partito di opposizione non europeista, il Blocco d’opposizione per l’appunto, nato sulle ceneri del vecchio Partito delle Regioni di Viktor Yanukovich, rischia di infliggere un altro duro colpo d’immagine al sempre meno popolare Petro Poroshenko e alla maggioranza europeista. Perché dopo mesi di belle parole sulle condizioni necessarie per avviare il cammino europeista, sulla necessità di fare qualche sacrificio per non cadere nell’orbita geopolitica di Putin, sugli sforzi da compiere per costruire un paese migliore, la Verkhovna Rada ha approvato il progetto di bilancio dello Stato per il 2017, dove è previsto un aumento delle retribuzioni dei parlamentari.

 

Delle misure di austerità approvate da governo e parlamento negli ultimi mesi, volute naturalmente dal Fondo Monetario Internazionale come contropartita per un programma di prestiti da 17 miliardi di dollari (che serviranno a ripagare interessi sul debito estero e non certo per far crescere il paese), ce ne siamo occupati più volte: aumenti vertiginosi per gas ed elettricità, tariffe comunali alle stelle, blocco dell’indicizzazione per salari e pensioni, svendita del patrimonio pubblico, riforma delle pensioni con aumento dell’età pensionabile. Ed è per questo che oggi questa misura appare davvero un controsenso rispetto a quanti professato dalla maggioranza filo-Ue in Ucraina.

 

“Chiediamo che questo aumento venga immediatamente abolito. Alzare i salari ai deputati in un momento in cui le prestazioni sociali sono state tagliate e la maggior parte delle persone a malapena sopravvivono è il colmo e mostra il cinismo del governo attuale”, ha detto il deputato del Blocco d’opposizione, Igor Shurma.

 

Tutto nasce da alcuni emendamenti al progetto di bilancio per l’anno venturo. La spesa statale, anche su pressioni dei vertici europei, è stata mantenuta a un livello inferiore al 3% del rapporto deficit/Pil, ma negli angoli più nascosti sono state inserite alcune modifiche che prevedono l’aumento delle retribuzioni per i deputati e i loro assistenti già a partire dal mese prossimo. Così lo speaker della Rada, Andriy Parubiy, ad esempio, riceverà 48 mila grivne l’anno (circa 1.800 dollari al mese), mentre gli altri parlamentari si fermeranno, per modo di dire, a 36 mila grivne (circa 1.400 dollari al mese).

 

Per rendersi conto di che cifre stiamo parlando, basti pensare che, secondo le stime del governo stesso, a dicembre 2016 il costo della vita nel paese sarà pari a 1.600 grivna al mese (circa 60 dollari), mentre a partire dal 1 dicembre 2017 aumenterà a 1.762 grivne al mese (70 dollari). Secondo gli ultimi dati forniti dall’istituto di statistica nazionale, nel 2016 lo stipendio medio degli ucraini si è attestato a 4.200 grivne (163 dollari), mentre il salario minimo è stato fissato a 1450 grivne (56 dollari). Cifre significative, se si pensa che i parlamentari guadagnerà anche fino a quaranta volte in più in un momento in cui il paese, ostaggio da due anni mezzo della guerra in Donbass, che toglie alle casse dello Stato qualcosa come 5-7 milioni di dollari al giorno, vive un momento economico difficilissimo.

 

Nel progetto di bilancio, il Gabinetto dei Ministri ha stimato una crescita del 3%, un’inflazione all’8,1% e un cambio dollaro/grivna a 27,2, mentre il valore medio per il prezzo del gas sarà pari a 245,8 dollari per mille metri cubi. Sono stime provvisorie che potrebbe anche non avverarsi. Ed è per questo che la maggioranza potrebbe avviare una riflessione sugli emendamenti che prevedono l’aumento delle retribuzioni dei parlamentari, annullando tutto in fase di seconda lettura. Le pressioni sono molto e il rischio di alimentare ancor di più lo scontento popolare è molto alto. Soprattutto tra militari e polizia, come sempre tra le categorie meno pagate nel paese.

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