Bronte: 1860: quando gli interessi britannici guidarono la repressione
Dai tumulti popolari alle fucilazioni di Bixio: il ruolo occulto della diplomazia britannica a 165 anni dalla rivolta contadina
di Francesco Fustaneo
Il 2 agosto 1860, quindi 165 anni fa , si fa datare l’inizio delle vicende connesse all’eccidio di Bronte, paesino ubicato sulle pendici dell’Etna. Avrebbe avuto inizio una violenta rivolta popolare contro la nobiltà e il latifondo e contro ingiustizie secolari.
Contadini affamati e sfruttati, diedero fuoco a teatri, archivi e dimore nobiliari. In tre giorni di furore morirono sedici persone: tra loro il barone locale con moglie e figli, un notaio, un prete. La risposta non si fece attendere: Nino Bixio, inviato da Giuseppe Garibaldi, arrivò con le sue truppe : seguirono
processi sommari che culminarono nella fucilazione dei rivoltosi nella piazzetta di Santo Vito.
L’ombra di Londra dietro la repressione:
Se la letteratura e la storia hanno ampiamente illustrato quei tragici eventi, gettando delle ombre sulle gesta di Garibaldi, meno noto è il ruolo decisivo dell' Inghilterra in questa tragedia. Su Bronte, infatti, insisteva il feudo ???????????????????????? : di proprietà degli eredi dell'ammiraglio Nelson.
Questi attivarono la diplomazia inglese, non disposti a perdere il controllo sui propri latifondi siciliani.
Il feudo era stato ereditato dall’ammiraglio inglese vittorioso a Trafalgar. A gestirlo, nel 1860, Lady Charlotte Nelson-Bridport. Il 28 giugno di quell’anno, il console britannico a Palermo John Goodwin scrisse una lettera direttamente a Garibaldi: “Le proprietà di Sua Eccellenza sono minacciate”. Due giorni dopo, l’amministrazione garibaldina garantiva “energiche disposizioni” per la loro difesa.
Un’ arrendevolezza dettata dai finanziamenti e dai rifornimenti arrivati dalla flotta inglese – la stessa che protesse le navi dei Mille una volta salpate da Quarto - e dal timore di perdere il sostegno di Londra.
Processi sommari e fucilazioni
Quando Bixio varcò i confini del feudo, il processo durò pochi giorni tra interrogatori , perizie lampo, perquisizioni notturne. All’alba del 10 agosto, davanti al convento di Santo Vito, i condannati furono fucilati.
In realtà quello non era neanche stato il primo caso del genere: a poche decine chilometri da Bronte , ad Alcari Li Fusi, altri 26 contadini erano stati uccisi da un plotone d’esecuzione dopo una rivolta analoga avvenuta pochi mesi prima .
Queste sono storie di sofferenza, di promesse rivoluzionarie tradite e di sfruttamento che in Sicilia e nel Meridione, i contadini patirono sotto i Borboni e continuarono a patire, non di meno, anche una volta avvenuta l’unificazione dell’Italia.