Il medico di Napoli che sfida la censura di De Luca: "I pazienti positivi non sono in terapia intensiva per il Covid"

Il medico di Napoli che sfida la censura di De Luca: "I pazienti positivi non sono in terapia intensiva per il Covid"

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di Francesco Santoianni


Covid: siamo al delirio generale. Oltre centomila tamponi al giorno pur di scovare fantomatici "focolai di Covid" che altro non sono che persone, sanissime, nelle quali i nuovi tamponi ad elevata amplificazione RT-PCR riescono a scovare rimasugli di un virus in fase calante. Media che strombazzano di ospedali al collasso e reparti di terapia intensiva strapieni. Romani in fila per 13 ore per effettuare il tampone. 205 scuole chiuse al primo studente scoperto “positivo”. E un De Luca che, urgentemente, va a chiedere al governo e alla Protezione civile  “medici per seguire gli asintomatici destinati all’isolamento domiciliare” senza che nessuno gli chieda cosa mai dovrebbero fare questi medici, dovendo essi assistere degli asintomatici. Del resto, nessuno gli ha chiesto quante truffe ci saranno a seguito della sua direttiva di affidare ai laboratori privati l’effettuazione di tamponi e, quindi, di rilasciare un “certificato di negatività  al virus SARS-Cov-2”, grazie al quale, si evita una quarantena (che dura almeno quindici giorni) e la chiusura, a tempo indeterminato, di un esercizio commerciale.

Intanto la verità stenta a venire a galla. Praticamente ignorata dai media la dichiarazione  (vedi da 1:15:34) di un medico, il dott. Alessandro Perrella dell’ospedale Cotugno di Napoli, che, sfidando il divieto di de Luca ci rivela che i soggetti in “terapia intensiva per Covid” non sono in terapia intensiva per Covid ma, giunti in ospedale per altre patologie e sottoposti a tampone, sono stati trovati positivi pur se asintomatici rispetto al Covid-19. E nessuno riferisce del reale tasso di letalità del virus SARS-Cov-2:  l’Organizzazione mondiale della Sanità attesta che oggi, in tutto il mondo, il 10% della popolazione mondiale  risulta essere già infettato dal virus  e, considerando il numero  ufficiale di “morti per Covid”, il tasso di letalità del virus SARS-Cov-2 risulta essere sostanzialmente uguale a quello delle annuali influenze.

 



Ma allora da dove nasce questo terrore che (a differenza di altri paesi che stanno tornando alla normalità) sta attanagliando l’Italia? Siamo costretti a ripeterci.

A marzo, quando il governo,  impose il lockdown (una “misura di cieca disperazione” come, oggi – e solo oggi - afferma oggi Walter Ricciardi), per convincere milioni di italiani a restare chiusi a casa per due mesi ricorse - oltre ad una terroristica informazione - ad un fraudolento espediente: considerare contagiati SOLO coloro che risultavano positivi ai pochi tamponi disseminati qua e là dalle Regioni e considerare come "morti per Covid" TUTTI coloro che, prima o dopo la morte, risultavano positivi al tampone. Presentando così per il virus SARS-Cov-2, uno spaventoso, quanto falso, tasso di letalità. Questo faceva collassare il sistema sanitario impedendo visite al domicilio di persone, positive al tampone, le quali, spesso, venivano spedite in ospedali, dove già si registrano ogni anno circa 10.000 morti per infezioni ospedaliere e dove venivano “curate” con terapie sbagliate (considerando che una sciagurata circolare del ministero della Salute, sconsigliando le autopsie, impediva di scoprire che il Covid uccideva per la creazione di trombi). Risultato: 35.000 “morti per Covid” contro i seimila registrati in Cina (un miliardo e mezzo di abitanti).

La rabbia per questa, evitabile,  ecatombe e per la miseria prodotta dal lockdown avrebbe travolto il governo se questo, (utilizzando i milioni di ipocondriaci, disposti a subire qualsiasi cosa, creatisi durante il lockdown) non avesse procrastinato il terrore arrivando a proclanare un nuovo Stato di emergenza. Nel quale, tanto per dirne una, decine di migliaia di persone, perdurando la psicosi del "contagio" non possono ricoverarsi negli ospedali, o effettuare (se non a pagamento) indispensabili screening medici.

Ci sarebbe da scendere in piazza. Domani ci sarà a Roma la Marcia della Liberazione che, finalmente, sconfitti opportunismi, dovrebbe avere al primo posto la mobilitazione contro la gestione dell’emergenza Covid. Speriamo non finisca come l’iniziativa di Piazza Bocca della Verità.
  

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