Il nuovo ordine mondiale

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Il nuovo ordine mondiale



di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico

Mentre a Pechino Xi Jinping celebra con Vladimir Putin e Kim Jong-un gli 80 anni dalla sconfitta del Giappone, evento che chiude definitivamente la Seconda guerra mondiale, nel ricco e ‘democratico’ occidente i mercati voltano le spalle al debito sovrano ed i tassi d’interesse sulle obbligazioni americane, giapponesi, britanniche, francesi e cosi’ via volano verso l’alto. Chi le ha in portafoglio ne riduce l’ammontare e le vende, o meglio le svende sui mercati, chi ha la fortuna di non averle se ne tiene ben lontano ed indirizza i propri investimenti altrove. Intanto, gran parte del fiume di denaro che fuoriesce dal pianeta obbligazioni dello stato occidentale fluisce verso i mercati di acquisto dell’oro, delle cripto e verso i BRICS.

Ecco un’istantanea geopolitica del mondo in cui viviamo e, possibilmente, del futuro che ci aspetta. Allo scetticismo nei confronti della capacità dei cosiddetti ‘stati ricchi’ di pagare i propri debiti stratosferici, anche nel lungo periodo, fa eco il consolidamento dei legami commerciali e strategici tra i BRICS e le nazioni del ‘sud del mondo’. Tra queste, diverse potenze nucleari, vedi Russia, Cina, India, Pachistan e l’emergente Corea del Nord, un blocco, insomma, quello dei BRICS e dei suoi satelliti che appare sempre piu’ solido e coeso. A conferma il body language dei suoi leader in Cina, prima all’incontro della Shanghai Cooperation Organization svoltosi a Tianjin e poi a Pechino durante i festeggiamenti della sconfitta del Giappone alla fine della Seconda guerra mondiale. Questo tipo d’intimità, fatta di sorrisi, parole bisbigliate all’orecchio, strette di mano e pacche sulle spalle non si vede mai al G7, al contrario la distanza fisica tra i rappresentanti di queste nazioni è spesso glaciale, si pensi solo a Donald Trump che all’ultimo G7 se ne e’ andato in anticipo. I tempi delle manifestazioni di amicizia alla Bush-Blair sono andati. Oggi la spaccatura all’interno dell’occidente è visibilmente palpabile. E si badi bene, la colpa non è di Trump ma della costruzione ormai ‘arcaica’ del blocco occidentale al cui epicentro ci si ostina a collocare l’alleanza nord atlantica mentre l’asse geopolitico del mondo si è spostato a sud del Mondo e nel Pacifico.

Proiettandoci sulle ali dei titoli di stato trentennali alla metà di questo secolo, nel 2055, non è possibile non immaginare un mondo dove il nuovo schieramento ‘suddista’ che ruota intorno ai BRICS, non sia prioritario. Non è bene usare la parola egemone perche’ ricorda troppo il carattere colonizzatore dell’occidente. A tale proposito come non ricordare che trent’anni fa, a metà degli anni Novanta, quando i titoli di stato occidentali erano garanzia di sicurezza a breve come a lungo termine, la Russia era una nazione ad un passo dal diventare uno stato fallito e la Cina era la terra di sfruttamento del capitalismo occidentale. Trent’anni dopo, entrambe queste nazioni sono alla guida di un nuovo ordine mondiale lontano anni luce da quello di Bretton Woods, ma ugualmente potente e decisivo per i prossimi 100 anni.

Prioritario, dunque, e’ l’aggettivo giusto perche’ a livello economico il mondo che i BRICS stanno disegnando sarà gestito da tutte queste nazioni e avrà il suo epicentro nel continente africano. L’Africa, come affermano da tempo i BRICS, ha le risorse sia strategiche, minerarie, alimentari che quelle umane per una rivoluzione industriale guidata dalla tecnologia più avanzata. Gli elementi per un cocktail geopolitico economico-strategico ci sono tutti con la Cina sempre più concentrata sull’innovazione tecnologica, la Russia sull’energia, il Brasile sulle risorse strategiche, il Sud Africa sull’ultimo continente emergente e l’India sul manufatturiero. Se l’operazione avrà successo Nord America ed Europa si troveranno ai margini del nuovo ordine mondiale. Forse gli USA potranno salvarsi se perseguono una politica autarchica di autosufficienza, ma non saranno piu’ ‘centrali’ all’economia mondiale.

Il vero perdente è l’Europa ed a guardare i “possibili futuri” grandi della terra in Cina viene da chiedersi perche’ a casa nostra si stanziano 800 miliardi per riarmare l’EU e difendere una nazione che non ne fa parte per un’assurda paura di essere invasi da una nazione, la Russia, che non ci ha mai dato fastidio ma che Francia e Germania hanno invece tentato, con grande insuccesso, di invadere nel passato. Tutto cio’ avviene mentre in Cina si stanzia la stessa cifra per creare infrastrutture in Africa, una mossa che riprende la politica che la Cina persegue nel continente da trent’anni al fine di garantire l’accesso alle risorse strategiche africane.

Morale: il Vecchio Continente vive nel passato ,il blocco dei BRICS ed i suoi satelliti nel futuro, in mezzo c’e’ il presente, i.e. lo sfilacciamento del modello occidentale.

              

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