La Cina condanna il “sequestro arbitrario” di navi con petrolio venezuelano

La ferma condanna di Pechino arriva dopo le incursioni USA e il blocco navale annunciato da Trump. Sostegno al diritto sovrano del Venezuela di commerciare le proprie risorse

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La Cina condanna il “sequestro arbitrario” di navi con petrolio venezuelano

Con una presa di posizione netta e chiara, il governo cinese ha condannato in maniera categorica le recenti incursioni marittime degli Stati Uniti nel Mar dei Caraibi, definendo il sequestro arbitrario (leggi furto) di navi cisterna che trasportavano petrolio venezuelano una violazione grave del diritto internazionale e dei principi basilari che regolano le relazioni tra Stati. L’intervento ufficiale di Pechino, espresso dal portavoce del Ministero degli Affari Esteri Lin Jian, segna una chiara presa di distanza dalle politiche di Washington e un rafforzamento del sostegno diplomatico a Caracas, in un momento di crescente tensione regionale.

Il portavoce cinese ha denunciato senza mezzi termini che la requisizione forzata di imbarcazioni di paesi terzi, operata senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, costituisce un’azione unilaterale illegittima, priva di qualsiasi sostegno giuridico a livello internazionale. “Il sequestro arbitrario da parte degli Stati Uniti di imbarcazioni di altri paesi viola seriamente il diritto internazionale”, ha affermato Lin Jian, ribadendo la posizione costante di Pechino contro le misure coercitive unilaterali imposte al di fuori dei meccanismi multilaterali.

Secondo quanto affermato dal diplomatico cinese, Pechino "si oppone a qualsiasi azione che violi i propositi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e attenti contro la sovranità e la sicurezza di altri paesi; e si oppone a tutta l’intimidazione unilaterale". Il concetto è stato ulteriormente ampliato, sottolineando come la Cina rifiuti le sanzioni unilaterali proprio perché, non avendo basi nel diritto internazionale, sono illegali e non autorizzate dall’ONU.

Il cuore della dichiarazione cinese ruota intorno alla difesa della sovranità venezuelana. Lin Jian ha sottolineato che il Venezuela ha il pieno diritto di sviluppare in maniera indipendente e sovrana la cooperazione energetica e commerciale con altri paesi, secondo un principio di mutuo beneficio. Pechino ha espresso la sua convinzione che la comunità internazionale comprenda e sostenga la posizione di Caracas nella difesa dei suoi legittimi diritti e interessi, un messaggio che suona come un appello a isolare le azioni unilaterali di Washington.

La dura reazione di Pechino giunge in risposta a una serie di provocazioni e atti di forza statunitensi. Dopo che Donald Trump ha etichettato il governo venezuelano come una “organizzazione terroristica estera” e ha annunciato il blocco totale di tutte le petroliere sanzionate dirette verso o in partenza dal Venezuela, forze militari statunitensi si sono impadronite di navi cisterna cariche di greggio venezuelano. Parallelamente, Trump ha minacciato apertamente il paese bolivariano, esigendo la restituzione di presunti asset “rubati” e annunciando azioni militari sotto il pretesto, ormai definitivamente caduto, della lotta al narcotraffico.

Questa narrativa, ripetuta da Washington senza fornire prove, è stata utilizzata per giustificare un incremento della presenza militare armata nella regione caraibica. Tra settembre e ottobre, gli Stati Uniti hanno utilizzato forze militari per affondare imbarcazioni nelle acque del Mar dei Caraibi, sostenendo che trasportassero droga. Azioni che Caracas e altri attori regionali hanno denunciato come violazioni della sovranità e minacce alla sicurezza regionale. L’escalation verbale è continuata lo scorso 3 novembre, quando Trump dichiarò che “i giorni di Nicolás Maduro erano contati”, pur affermando che Washington non pianificava una guerra contro il Venezuela. Dichiarazioni che il governo venezuelano ha bollato come una provocazione diretta per destabilizzare l’intera regione e una violazione degli accordi internazionali sul carattere smilitarizzato e non nucleare dei Caraibi.

In questo contesto altamente teso, la posizione cinese si allinea con le preoccupazioni espresse da altri attori internazionali. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva già messo in guardia sull’aumento sostenuto delle tensioni intorno al Venezuela, paese alleato di Mosca, avvertendo che le decisioni unilaterali degli Stati Uniti rappresentano una minaccia diretta per la navigazione internazionale e la stabilità regionale.

Il governo bolivariano guidato da Maduro ha definito le azioni USA come atti di “pirateria” e “furto”. Caracas ha respinto con forza le accuse statunitensi, rivendicando la sovranità assoluta sulle proprie risorse naturali e accusando l’amministrazione Trump di voler imporre “in maniera assolutamente irrazionale” un blocco navale militare con l’obiettivo di appropriarsi illegalmente di tali ricchezze.

La ferma condanna della Cina, dunque, non è solo una questione di principio giuridico o di alleanza diplomatica, ma un monito sull’erosione del sistema multilaterale. In un momento in cui azioni di forza di fatto hanno soppiantato il diritto, Pechino alza la voce per difendere uno status quo internazionale basato sulla Carta ONU e per contrastare quella che percepisce e denuncia come una deriva pericolosa e arbitraria della politica estera statunitense nella regione.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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