La riconversione dell’industria civile a scopo militare è già una realtà
di Federico Giusti
Quando si parla di economia di guerra dovremmo fare riferimento allo spacchettamento di aziende e alla loro riconversione (in toto o in parte) a produzioni militari
Merita attenzione quanto sta avvenendo attorno a Iveco Group NV, ce ne parlano Bloomberger e Scenari Economici dando notizia dell’ imminente cessione delle unità di difesa a Leonardo SpA, mentre per i veicoli commerciali ci sarebbe già una offerta dettagliata dell’indiana Tata Motors Ltd.
E l’arrivo di Leonardo è conseguenza del vivo interesse manifestato dalla multinazionale spagnola Indra, una delle aziende leader nel settore militari europeo e capace di raggiungere risultati straordinari in borsa.
La crisi di Iveco verrebbe risolta con uno spezzatino aziendale e l’intervento diretto del Governo italiano per conservare la produzione in campo militare nel nostro paese rafforzando il polo produttivo nazionale, si parla in termini tecnici di mantenere un asset strategico sotto il controllo nazionale. Stando a Scenari Economici, siamo davanti a una offerta arrivata dalla joint venture con la tedesca Rheinmetall AG per 1,6 miliardi di euro, debito incluso.
Tata Motors è proprietario di Jaguar Land Rover e l’acquisto della linea dei prodotti commerciali aprirebbe la strada per un ingresso a pieno titolo nel mercato europeo acquistando un marchio rinomato nel settore dei veicoli commerciali e con il marchio arriverebbe una tecnologia avanzata, un design decisamente avanti rispetto a quello indiano.
E’ ormai risaputo che la holding degli Agnelli, proprietaria dell’Iveco, voglia svincolare le proprie strategie dal settore automobilistico a favore di altre aree di investimento.
E la sola preoccupazione del Governo Italiano era quella di vedere una prestigiosa azienda nazionale ceduta ad aziende straniere che avrebbero interamente delocalizzato la produzione utilizzando stabilimenti e marchio per rafforzare multinazionali di altri paesi particolarmente attive in campo militare.
Urge quindi scongiurare quanto già accaduto con Piaggio Aerospace, azienda produttrice di sistemi ampiamente utilizzati dalle Forze armate italiane e acquistata nei mesi scorsi dal gruppo turco Baykar.
Piaggio Aerospace produce velivoli come il P.180 Avanti e sistemi aerei a pilotaggio remoto come il P.1HH HammerHead ma è uno dei punti di riferimento europei per la manutenzione degli strumenti bellici
https://aresdifesa.it/piaggio-aerospace-certificata-come-organizzazione-di-formazione-sulla-manutenzione-militare/
L’aumento delle spese militari al 5% del Pil offre una occasione unica alle imprese attive nella produzione di armi, di pochi giorni fa la notizia che Fincantieri vorrebbe riconvertire due impianti produttivi civili tra i quali il cantiere di Castellammare di Stabia. E la stessa Piaggio Aeronautica annuncia la produzione di droni visto che la multinazionale turca oggi proprietaria del marchio è tra i principali esportatori degli aerei senza pilota.
Chi pensava che l’Italia fosse ancora ferma dovrà ricredersi, non siamo ai livelli tedeschi con alcune aziende dell’indotto meccanico già riconvertite alla produzione dei sistemi di arma, ma decisamente avanti rispetto all’immaginario comune.