La riforma elettorale dello “svoto”

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La riforma elettorale dello “svoto”

 

di Marco Trionfale*

 

Non so se vi è mai capitato di avere una idea, semplice, anzi semplicissima, ma che sin dal primo istante vi appare particolarmente bella e funzionale. Pensate, beh di certo l’avrà già avuta qualcun altro: fate una breve ricerca in rete e non ne trovate traccia. Allora vi dite: accidenti, o sono un genio, o sono un coglione. E dopo aver sparso la vostra vita di indizi che lasciano propendere per la seconda ipotesi, ne aggiungete un altro, arrivando a questa conclusione: sono un genio!

Cominciate a illustrare la vostra idea ad amici e conoscenti, i quali reagiscono freddini, perché vittime, come lo siamo tutti, di un doppio inganno che viene solitamente espresso con le seguenti frasi irriflesse:

1) “Se questa cosa non è mai stata fatta ci sarà un motivo”. A volte il motivo è che nessuno lo ha considerato possibile.

2) “Le cose sono più complicate di così”. Questa considerazione è la più interessante: sarà che sfruttiamo aggeggi complicatissimi per fare cose semplici (cellulari per parlarci, automobili per spostarci), ma siamo ormai convinti che se una cosa non è complessa non vale niente.

(Un mio amico, lui sì un genio, una volta mi disse: “Ormai abbiamo il cervello così ingarbugliato, che siamo obbligati a complicare le cose semplici per riuscire a capirle”).

Andando al dunque, l’idea in questione riguarda una riforma a costo zero del sistema elettorale. Riforma che risolverebbe in un amen due dei principali problemi delle moderne democrazie, riducendo quasi a zero il numero dei non votanti e impedendo l’accesso ai posti di potere a persone squilibrate e psicopatiche.

L’idea, nella sua lucente semplicità, è questa: ogni elettore avrà a disposizione un voto e uno svoto.

Potrà indicare quale persona ritiene valida a rappresentarla e quale non vuole vada a ricoprire la carica in questione.

Per ogni candidato i voti validi saranno determinati dal totale dei voti meno il totale degli svoti.

Limpido ed efficace.

Come conseguenze immediate avremo:

  1. L’affluenza schizzerà ai livelli degli anni ’70, quando si aggirava sul 90%, perché il gusto di votare contro quel tizio o quella tizia che ti sta sulle scatole e fa il fenomeno in tv ti farà alzare dal divano.
  2. I candidati narcisi, arroganti e sociopatici rischieranno di attirare su di loro un tale numero di svoti da annullare tutti i voti ricevuti.

L’obiezione che in questo modo prevarrebbero le persone medie, se non mediocri, ha certamente un fondamento, ogni miglioramento introduce di soppiatto qualche peggioramento, ma l’importante che il saldo sia attivo. E in questo caso, il dilagare di personalità problematiche ai limiti della patologia psichiatrica che assurgono sempre più spesso ai vertici del potere mondiale, fa ritenere i vantaggi ben superiori agli svantaggi.

Facciamo un esempio: Berlusconi. Il ventennio intermittente del povero Silvio è stato senza alcun dubbio uno scivolo verso il degrado per tutta la società italiana. Danni difficilmente riparabili.

Ci sarebbe stato, ‘sto ventennio, con lo svoto? Chissà, nessuno può avere certezze, ma sarebbe stato più difficile.

Silvio Berlusconi avrebbe faticato a farsi eleggere parlamentare, magari non nel ‘94, sicuramente nel 2001. E da non eletto sarebbe stato ben difficile essere chiamato al ruolo di Presidente del Consiglio.

Ma a parte i tecnicismi, i conteggi, i collegi e altre amenità, con questa riforma si produrrebbe per certo un effetto psicologico, o magari soltanto drammaturgico, su quei teatranti che sono oramai gli uomini politici. Il personaggio rissoso, arrogante, quello che ostenta la motosega, che fa battutacce sulle minoranze, che fa lo spiritoso senza esserne capace, attirerebbe su di sé talmente tanti svoti da perdere le elezioni. E dato che gli effetti retroagiscono sulle cause, da questo cambiamento di atteggiamento potrebbe nascere in queste creature proteiformi un rispetto quasi sincero, o almeno un’attenzione maggiore per le opposizioni, le minoranze, gli altri da sé.

Un’attenzione che verrebbe mantenuta anche nell’esercizio della carica assunta, perché le scadenze elettorali sono sempre lì, pronte ad impallinarti di svoti.

In conclusione, in una democrazia funzionante non ci sarebbe bisogno dello svoto. Ma questa non lo è. Quando i media più diffusi sono in possesso di chi governa o di chi è in simbiosi con coloro che governano, la partita è truccata e il risultato falsato.

Per questi motivi la riforma dello svoto è una forma di autodifesa essenziale per il ripristino di una democrazia più vera e pulita.

E anche se non siete ancora convinti, se permangono in voi le succitate resistenze autocensuratorie 1 e 2, o altre più articolate, e anche non siete nemmeno sicuri di volere il bene della democrazia, pensate solo che con lo svoto non avrebbe mai e poi mai potuto (e non potrà in futuro) essere eletto deputato Daniele Capezzone.

 

*Chi è Marco Trionfale o, sarebbe meglio dire, chi sono Marco Trionfale? È il nome collettivo, ma anche lanagramma dei loro nomi propri, con cui tre autori scrivono del tempo maledettamente reale, e nello stesso tempo surreale e travolgente, in cui viviamo. Di prossima pubblicazione per LAD Edizioni i due strepitosi romanzi di Marco Trionfale, Albeggerà al tramonto” e Il tempo del secondo sole”. Questo è il terzo breve scritto di Leo, Mirta e Franco che pubblichiamo per incuriosirvi, ma anche per darvi un assaggio del loro stile. Ne seguiranno altri…

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