Maria Corina Machado “for dummies” e la deriva dell’intellettuale “resiliente”

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Maria Corina Machado “for dummies” e la deriva dell’intellettuale “resiliente”

 

di Alessandro Mariani

 

Convinti come siamo che l’unica cosa che si possa fare per la sinistra sia assicurarle un degno funerale (a cui, con tutta probabilità, seguirebbe nel volger di poco la fine, stavolta ingloriosa, della destra) il suo destino ci lascerebbe completamente indifferenti se nel contempo non riguardasse anche quello del paese. È per questo che scevri da qualsivoglia pregiudiziale non possiamo esimerci dal chiederci quale sia la reale ragion d’essere del confuso mondo che politicamente e culturalmente continua a farvi riferimento e quali siano  attualmente i valori che lo animano.

Si direbbe che, abbarbicati nella difesa di una dicotomia ormai priva di senso, la principale funzione degli intellettuali di area progressista si sia ridotta al far da stampella ai propri referenti politici, personaggi che con costanza degna di miglior causa profondono a loro volta il massimo impegno nel costituire il supporto più consistente e duraturo della peggior destra che la storia repubblicana ricordi.

L’ordine mentale collettivo di gramsciana memoria è oggi un pallido ricordo e mentre vengono al pettine i nodi irrisolti della globalizzazione gli odierni intellò si sono ridotti a confidare nel potere taumaturgico del caso o al più in quello salvifico di parole nuove ed originali. Questo spiega origini e fortuna della “resilienza”, il termine usato per designare la nuova virtù teologale del periodo post pandemico. L’intellettuale resiliente è diventato così il nuovo intellettuale organico, una sorta di imbonitore la cui principale, se non unica funzione, si risolve nell’ottica di una mera limitazione dei danni che da tempo affliggono l’area progressista. In sostanza è un intellettuale da libro Cuore, un angelo del bene assediato da quelli del male, assiepati sull’una e sull’altra sponda dello spumeggiante torrente del populismo.

Pur sapendoli costretti nel letto di Procuste delle odierne democrazie liberali (chi non vi si adagia è un populista tout court) tutto si poteva pensare, tranne che qualcuno degli appartenenti alla categoria potesse spingersi sino a magnificare lacci e catene della propria condizione. Parafrasando Il detto evangelico che esorta il perdono del padre per coloro che non sanno quello che fanno, c’è da chiedersi se gli ospiti fissi di certe comparsate televisive conoscano realmente quello di cui parlano e scrivono.

L’editoriale di Roberto Saviano sul giornalone per eccellenza “il Corriere della Sera” (domenica 12 ottobre 2025) costituisce un vero e proprio caso di scuola. In esso si esprime un incondizionato apprezzamento per l’attribuzione del premio Nobel per la pace a Maria Corina Machado. Leggetelo e se ci riuscite cercate di arrivare fino in fondo. Anzi, partite direttamente dalla conclusione almeno potrete decidere se risparmiarvi il resto; la cito testualmente:

Questo Nobel, soprattutto se non si condividono le idee politiche di Machado, è un’ottima notizia”. Al che ce ne sarebbe già  abbastanza per chiedere il pronto intervento di un altro intellettuale di area, altrettanta presenza fissa in tv, nonchè valido psicoterapeuta seguace ed instancabile citatore di Lacan!

 Ma se erroneamente foste indotti a pensare che Saviano intendesse con una frase ad effetto denunciare la strumentalità che né da oggi e né da ieri caratterizza l’attribuzione del celebre riconoscimento (conferito nell’ordine a Begin, Kissinger, Obama… solo per citarne alcuni) allora c’è il caso che riprendiate il testo dall’inizio. Scoprirete così che a suo giudizio con la designazione della Machado l’Accademia svedese ha risposto al “drammatico imperativo [.,.] di difendere la pratica democratica. Premiare Machado è una decisione di coraggio nei confronti di una donna che ha scelto ostinatamente la pratica elettorale [..] . “Non la lotta armata ne la via insurrezionale, anche quando appare l’unica via per poter fermare il regime militarista bolivarista di Caracas.”

Come si vede l’intellettuale resiliente spinge sull’acceleratore, ma tenetevi forte perché non è finita ed il meglio deve ancora venire: “ In queste ore Machado è considerata da molti filo-trumpiana: non è così tutti i leader liberali sotto regimi socialisti si legano a chiunque sia disposto ad offrire sostegno. La linea anti Maduro di Trump lei la condivide […] ma non bisogna cadere nel  tranello diplomatico: questo Nobel rafforza la linea di Machado e indebolisce quella di Trump che vorrebbe un’azione militare contro il regime […].

Come si vede lo scrittore resta fedele alla consegna  alla stregua dell’ultimo giapponese. Evidentemente si è distratto e non si è accorto che il primo pensiero della Machado dopo l’attribuzione è stato quello di dedicare il Nobel proprio a Trump ringraziandolo pubblicamente, via “X” per il suo “sostegno decisivo alla nostra causa”.

A questo punto è davvero il momento di chiedersi se il celebrato autore di Gomorra legge quello che scrive ma soprattutto se prima di scrivere su determinati argomenti è uso documentarsi leggendo qualcosa. Nel caso avesse un ritaglio di tempo tra le sue comparsate televisive ed i monologhi con se stesso gli suggeriamo queste poche righe.

 

Machado for dummies

 

Nata nel 1967, Maria Corina Machado è una donna di origini privilegiate, ricca figlia di un imprenditore siderurgico, ha studiato prima in un esclusivo collegio di Caracas e poi, ça va sans dire, negli Stati Uniti.

 La nostra “sifrina”[1] ha un lungo curriculum “democratico-pacifista”, iniziato già nel 2002 quando prese parte ad un tentato golpe contro Hugo Chavez.

Dopo la sua elezione a deputata nel 2011, Machado è stata inabilitata politicamente per aver rappresentato Panama in un vertice OEA (Organizacion de los Estados Americanos) del 2014, per discutere della crisi venezuelana. Ritenendo che ciò violasse in modo flagrante la Costituzione, il potere giudiziario le ha revocato il seggio, con una decisione ratificata nel 2014 dalla Corte Suprema di Giustizia venezuelana. Machado è stata anche parte attiva nella trama dell’autoproclamato “presidente” del Venezuela, ex deputato Juan Guaidó.

Nel 2014 e nel 2017, è stata tra le promotrici de “La salida” con le cosiddette “guarimbas”, una strategia insurrezionale paramilitare per abbattere il chavismo, con un saldo di 43 morti, 486 feriti e 1.854 arrestati. Nel 2017 ha invocato la “massima pressione” di Washington contro il governo di Maduro, e l’approvazione di sanzioni contro il proprio Paese. Nel 2019 ha chiesto l’applicazione del TIAR, un vecchio trattato militare (OEA), per intervenire militarmente in Venezuela, definendo il governo bolivariano una “associazione criminale transnazionale”. Nel 2019, in una intervista alla BBC, ha affermato che “…le democrazie occidentali devono comprendere che un regime criminale lascerà il potere solo di fronte alla minaccia credibile, imminente e grave dell’uso della forza”.

Il suo partito “Vente Venezuela” ha firmato un patto di gemellaggio con il Likud di Netanyahu a cui ha chiesto di intervenire militarmente in Venezuela, promettendo di spostare l’ambasciata venezuelana a Gerusalemme in caso di una sua vittoria elettorale. Il suo appoggio al sionismo non è mai cessato, neanche dopo l’assedio criminale di Gaza. Dopo l’attribuzione del Nobel l’ufficio “X” dell’ufficio di Netanyahu ha pubblicato una nota secondo cui “Machado ha detto al primo ministro di apprezzare molto le sue decisioni e le sue azioni risolute durante la guerra, e si è congratulata per il rilascio degli ostaggi a Gaza”.

Per quanto riguarda la concezione economica, è una turbo-capitalista dichiarata alla Javier Milei, con un marcato profilo autoritario, retorica anticomunista e un modello vende-patria; ha proposto di privatizzare la compagnia petrolifera statale, la Corporación Eléctrica Nacional e le altre aziende pubbliche, liberalizzare l’economia e ri-privatizzare le imprese nazionalizzate.

Quanto qui sinteticamente riportato è ampiamente documentato, proveniente da più fonti, facilmente reperibili in rete. Non occorre essere geni letterari qualsiasi persona mediamente acculturata ed informata (e forse persino una cuoca, verrebbe da dire parafrasando Lenin) è in grado di giudicare quanto la posizione della pasionaria venezuelana sia prossima o si distacchi da quella di quell’“…idiota miserabile, pericoloso pagliaccio part time e sociopatico a tempo pieno” che è diventato  per la seconda volta presidente degli USA[2].

 

[1] Vocabolo latino americano usato per designare qualcuno/a appartenente alla media-alta borghesia non disposto a contaminarsi frequentando persone-ambienti di rango inferiore.

[2] Il virgolettato riferito a Donald Trump è di Michael Moore, il regista americano che contrariamente alla massa dei sondaggisti e degli opinionisti ne aveva previsto il successo al primo mandato. “This wretched ignorant, dangerous part –time clown and full time sociopath is going to be our next president”. Cfr. sul sito personale del regista Five reasons why Trump will win.

Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Laurea magistrale in Scienza politiche e a seguire in Giurisprudenza. In  buen retiro dopo 40 anni di Guardia di Finanza. Con attività avventurose cerco di contrastare il fattore tempo e mantenere un livello stabile di endorfine che mi consenta di coltivare a tempo perso velleità saggistiche e letterarie. A tempo pieno gestisco l’eredità di una prole, dottoranda oltre frontiera.

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