Prof. Parenti - Le ragioni economiche dietro l'attacco all'Iran
L’attacco israeliano all’Iran non va letto solo come un episodio isolato di tensione mediorientale, ma come parte di un confronto globale più ampio. Lo spiega il professor Massimo Parenti ai microfoni de l’AntiDiplomatico, che smonta la narrazione mainstream e mette in luce i retroscena economici e strategici dell’attuale escalation.
Secondo Parenti, “stiamo vivendo una nuova guerra fredda a partire dal mandato presidenziale di Joe Biden”, che vede contrapposti due blocchi: da una parte Washington, Londra e Tel Aviv; dall’altra Mosca, Pechino e Tehran. “Questo scenario macro ci fa parlare non tanto di una contrapposizione tra autocrazie e democrazie occidentali, ma tra un impero in declino e l’emergere sempre più evidente della forza economica e politica dei nuovi poli euroasiatici”.
Un ruolo chiave in questa partita è giocato dall’Iran, non solo per la sua posizione strategica, ma anche per il suo ruolo nella Belt and Road Initiative, la Nuova Via della Seta promossa dalla Cina. Il collegamento ferroviario diretto tra Xi’an e Tehran, attivato quest’anno, è un esempio concreto: “La Cina mira a rafforzare le interconnessioni a livello continentale per avere alternative rispetto alle rotte commerciali marittime dove il dominio occidentale è sicuramente superiore”.
Il professore sottolinea anche il valore simbolico e pratico di progetti infrastrutturali come la zona franca di Sarax: “Questi dati possono essere solo adeguatamente compresi se si tiene conto del ruolo crescente dell’Iran come hub logistico regionale”. E ancora, “questo tipo di operazioni e investimenti servirebbero in parte anche a bypassare eventuali blocchi nello stretto di Malacca, di Hormuz, eccetera”.
In questo contesto, l’impetuosa crescita cinese e il consolidamento di alleanze alternative – come quelle nei BRICS – rappresentano una minaccia per l’Occidente, che reagisce con pressioni militari ed espansionismo geopolitico. “L'occidente continua a premere con il suo espansionismo verso est con l'idea [...] di circondare il più possibile le due grandi potenze euroasiatiche”.
Parenti conclude ribadendo che “la via della seta si sta sviluppando alla luce delle nuove dinamiche di emancipazione dei paesi dell’ex terzo mondo”, offrendo un modello diverso, non basato sulla competizione armata, ma sul collegamento economico e lo sviluppo condiviso.
Un’analisi lucida e necessaria, per capire davvero quanto accade nel mondo oltre la propaganda e le distorsioni del circuito informativo mainstream.