Putin alla 'Settimana Energetica Russa' denuncia le "azioni aggressive" dell'Occidente
Mentre l'Europa affronta le conseguenze del distacco dal gas russo, il Cremlino consolida l'asse con i produttori emergenti. La vicepresidente venezuelana Rodriguez: "Sta sorgendo un nuovo mondo"
Il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato un duro attacco contro l'Occidente dall'VIII Forum Internazionale della 'Settimana Energetica Russa' in corso a Mosca. Come denunciato dal leader del Cremlino, le azioni delle élite occidentali stanno alterando artificialmente l'architettura energetica globale, causando una riorganizzazione forzata delle relazioni internazionali. Pur riconoscendo l'esistenza di un processo di ristrutturazione "oggettivo e naturale", trainato dalla nascita di nuovi centri di sviluppo economico, Putin ha accusato l'Occidente di innescare una distruzione artificiale attraverso "azioni aggressive e assertive".
Nonostante quella che definisce una "concorrenza sleale" ai danni della Russia, Putin ha ribadito la solidità del settore energetico nazionale, confermando che il paese rimane uno dei principali produttori mondiali di petrolio, con una produzione attesa di 510 milioni di tonnellate entro la fine dell'anno. La risposta di Mosca alle sanzioni e al rifiuto europeo di acquistare le sue risorse energetiche è stata netta: il sistema energetico russo, tra i più grandi al mondo, ha già dirottato i propri flussi verso "acquirenti più promettori e responsabili", Stati che agiscono in modo razionale basandosi sui propri interessi nazionali.
Le conseguenze di questa riorganizzazione, ha avvertito Putin, si stanno già abbattendo sull'economia dell'Unione Europea, dove si registrano un calo del fatturato industriale e un aumento dei prezzi. L'affidabilità dell'Occidente come partner è stata messa in discussione anche per la mancata manutenzione dei macchinari energetici russi, un gesto che ha spinto le aziende locali a sostituirli rapidamente, accelerando l'indipendenza tecnologica.
Accanto alla riconfigurazione delle rotte energetiche, Putin ha delineato una strategia di più ampio respiro, annunciando il potenziamento della cooperazione nucleare con i paesi del Sud Globale attraverso i BRICS. L'azienda di Stato Rosatom, che controlla circa il 90% del mercato mondiale per la costruzione di centrali nucleari, pianifica di aggiungere 29 gigawatt di nuova capacità nei prossimi 15 anni. "La Russia è l'unico paese al mondo con esperienza in tutta la catena del valore del nucleare", ha sottolineato il presidente, evidenziando una sovranità tecnologica ormai ritenuta essenziale in uno scenario globale volatile.
La visione di un nuovo ordine energetico è stata rafforzata dall'intervento della vicepresidente esecutiva del Venezuela, Delcy Rodríguez, che ha denunciato le manovre degli Stati Uniti per impadronirsi delle risorse energetiche globali e sostenere un "modello di controllo egemonico insostenibile". Rodríguez ha evidenziato il ruolo cruciale del Sud Globale, sottolineando che Russia e Venezuela insieme detengono il 24% delle riserve mondiali di petrolio e gas. Ha inoltre condannato le "misure coercitive unilaterali" e gli attacchi militari recenti contro il Venezuela, interpretati come tentativi di destabilizzare governi sovrani per controllarne le ricchezze naturali.
Proprio in queste dichiarazioni congiunte emerge con chiarezza l'aspetto multipolare del nuovo scenario energetico. Il forum di Mosca, divenuto una piattaforma strategica per il dialogo globale, non discute solo di petrolio e gas, ma della creazione di un nuovo equilibrio di potere. L'asse tra Mosca e Caracas, la cooperazione rafforzata nei BRICS e la ricerca attiva di nuovi mercati nel Sud Globale disegnano una geografia energetica alternativa e policentrica. In questo nuovo mondo che sta sorgendo, la stabilità dei mercati e la sovranità tecnologica si ergono a nuovi principi guida, sfidando un modello egemonico giunto ormai inevitabilmente al tramonto.