Zelenskij e quel (triste) presagio per il futuro della Moldavia

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Zelenskij e quel (triste) presagio per il futuro della Moldavia

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

Qualcuno potrebbe ritenere che TV governative e canali televisivi “alternativi”, soliti fogliacci di regime liberal-radicali o apertamente reazionari, alla fine ottengano l'effetto opposto: le persone si stufano e finiscono per pensare l'esatto contrario di ciò che ascoltano o leggono. Continuando a martellare il pubblico con “minaccia russa”, “mire di Mosca per attaccare l'Europa”, “droni e MiG russi sui cieli della NATO”, quando procure polacca e danese e gli stessi vertici NATO affermano non essere affatto sicura l'origine di quegli “oggetti volanti”, si può pensare che quei media si condannino da soli al fallimento. Come reagire, ad esempio, al satanico terrorismo del signor Angelo Panebianco che, sul Corriere della Sera del 1 ottobre, geme gesuiticamente perché «La preoccupazione generale per i continui sconfinamenti russi nei cieli dei Paesi Nato ha distolto l’attenzione dell’opinione pubblica da quello che è stato sicuramente un atto di guerra contro l’Europa... l’attacco informatico che ha gettato nella disorganizzazione e nella paralisi per due giorni gli aeroporti di Berlino, Bruxelles, Londra»? È forse il caso di officiare messe propiziatorie a purificazione dei «cieli dei Paesi Nato», o più semplicemente considerare il signore in questione per quel guerrafondaio che si dimostra e lasciarlo cuocere nelle sue convinzioni euro-atlantiste di scadute smanie anti-russe?

In realtà, tutti loro agiscono secondo la metodologia goebbelsiana: «Mentite, mentite, mentite... qualcosa rimarrà comunque» nelle teste della gente. Avviene coi “droni russi” e lo si è ripetuto, più di recente, con le elezioni parlamentari in Moldavia. Temendo la sconfitta del “partito europeista”, TV e fogliacci hanno cominciato settimane prima del 28 settembre a proclamare che il voto non sarebbe probabilmente stato valido, a causa delle “interferenze russe”. E anche dopo che quel “partito europeista”, “Actiune si Solidaritate” (PAS), diretta emanazione della presidente Maia Sandu, con un'affluenza alle urne di poco superiore al 51%, ha ottenuto appena il 50,03% dei consensi, quei media continuano ad asserire che il “successo” è arrivato “nonostante le interferenze di Mosca”. «Sandu l’europeista batte i filo-russi. La presidente Sandu ha rischiato e vinto», titolava il 30 settembre il Corriere della Sera. Non se ne esce.

Di fatto e a dispetto di TV e fogliacci neri e “rosa”, i risultati elettorali non hanno sorpreso: tutto si è rivelato terribilmente prevedibile. Sin dall'inizio, le forze cosiddette “filorusse” erano destinate alla sconfitta e la cosiddetta opposizione pro-russa, riunita in fretta e furia e frammentata, ha dimostrato una totale incapacità di consolidarsi, sostiene Andrej Sokolov su PolitNavigator. Altre forze di opposizione hanno cercato di aggirare la linea, volendo essere sia filoeuropee che filomoldave.

Alla vigilia, non erano in pochi, sempre tra quei media, a sostenere che probabilmente ci si doveva aspettare una riedizione del voto presidenziale di un anno fa e, di fronte alla probabile sconfitta governativa, la sicura “interferenza russa” avrebbe portato alla ripetizione del voto, per adeguarlo alle esigenze “europeiste”. In effetti, proprio come un anno fa, il voto degli elettori nel paese aveva decretato la sconfitta del PAS, ma il “miracolo” del voto della diaspora europea ha ribaltato, di misura, il risultato. Ma Maia Sandu «è una donna perseverante», riporta il signor Marco Imarisio sul Corriere, ha «chiesto l’aiuto delle cancellerie europee, ha rilanciato presentando il voto come un altro referendum che imponeva di scegliere se andare verso Ovest o tornare verso Est. Ha rischiato, e ha vinto». Gloria a dio nell'alto dei cieli. «Sono contenta che il nostro percorso verso l’Unione europea sia garantito» proclama l'incaricata della Banca Mondiale a Kišinëv, la rumena Maia Sandu; «Voglio che la Moldavia sia un Paese libero e democratico». Così dal Corriere arriva l'entusiasmo perché «Queste erano elezioni che parlavano nuovamente di Europa». Evviva. «In Russia, non l’hanno presa bene», continua il signor Imarisio e citando il canale tradizionalista russo Tsargrad, che parla di vittoria di una «cricca che è pronta a seguire le orme dell’Ucraina e non lo nasconde affatto», conclude che per «la tenace Sandu, la partita più difficile sarà la prossima».

Ma, intanto, a chi e cosa deve la vittoria «la tenace Sandu»?

Il regime ha utilizzato al massimo le risorse amministrative, nota ancora Andrej Sokolov: dal controllo delle schede elettorali alla manipolazione sul campo. Anche la stupidità umana ha avuto un ruolo: il cittadino medio, spaventato all'idea della "invasione russa", ha preferito votare seguendo le paure televisive. Ma le ragioni del risultato sono più profonde: si deve ammettere che «le forze comunemente definite "filo-russe" sono, in realtà, tutt'altro». L'ex presidente Igor Dodon è noto per le sue alleanze impopolari e il suo Partito Socialista non ha praticamente alcuna autorità tra la popolazione. Il Partito Comunista, un tempo influente, è oggi privo di idee o nuovi leader. Il partito "Futuro della Moldavia" di Vasile Tarlev, da poco formato, non riveste ancora un ruolo chiaro nell'arena politica. Irina Vlah, ex “Bashkan” (Governatore) della Gagauzija – l'attuale “Bashkan”, Evghenija Gutsul, è stata condannata preventivamente a sette anni di carcere - è passata alla storia come una politica che non è riuscita a costruire una politica filo-russa significativa nella regione autonoma.

È importante essere realisti, afferma Sokolov; in Moldavia, le forze filorusse sono fondamentalmente incapaci di vincere. Anche quando la componente presumibilmente filorussa aveva vinto le elezioni, le loro vittorie si erano rivelate instabili, perché il sistema statale creato nel 1991 dava per scontato che la Moldavia sarebbe stata completamente tagliata fuori da qualsiasi contatto con la Russia. La cosiddetta “indipendenza” dall'URSS fu una diretta emanazione occidentale, quale spazio anti-russo, con una gestione affidata alla Romania, sotto la supervisione di Bruxelles e Washington, tanto che anche lo stemma nazionale è dominato dall'aquila rumena e la bandiera riecheggia il tricolore romeno. Il rafforzamento delle tendenze anti-russe è «avvenuto gradualmente, soprattutto con lo sviluppo di una politica simile in Ucraina. Priva di un confine comune con la Russia, la Moldavia ha prontamente copiato non solo la Romania e la sua marcata posizione anti-russa, ma anche l'Ucraina, adottandone retorica e approcci politici».

Mosca non ha praticamente alcuna idea di come interagire con le élite locali e con la popolazione, conclude Sokolov e finisce per affidarsi agli “zaretti” locali, per i quali l'orizzonte più lontano si limita a riempire il proprio portafoglio.

Sullo specifico dei risultati elettorali, il politilogo Aleksandr Korinenko sostiene che forse non c'era molto interesse per le elezioni, pur se non mancavano le speranze di vittoria dell'opposizione. Si può accusare il PAS di brogli e pressioni violente, dice, ma il risultato è quello che è; il Blocco Patriottico è stata vittima di sondaggi che lo davano al 33-35%, ma le cose si sono rivelate meno rosee. Il voto della diaspora in Russia è stato sorprendente: ha espresso poco più di 4.000 voti, sul quarto di milioni di moldavi là residenti. Il voto della Transnistria è stato una sorpresa sia per l'opposizione che per le autorità: più di un terzo degli elettori con cittadinanza moldava ha votato PAS.

L'accademico moscovita Igor Šornikov afferma che i «giochi democratici sono finiti. Ciò che è accaduto in queste elezioni è stato definito usurpazione del potere»: già alla vigilia, era chiaro che i risultati sarebbero stati falsificati. Il giorno delle elezioni, urne con schede precompilate sono state deposte in molti seggi elettorali e si sono stati visti caroselli di autobus in Italia e Romania. Le autorità sono riuscite a intimidire gli elettori all'interno del Paese, creando difficoltà agli elettori della Gagauzija e falsificando letteralmente quasi 300.000 voti della diaspora, nonostante i seggi elettorali vuoti nei Paesi UE.

C'era la speranza che il potenziale di frode avesse i suoi limiti e che, in caso di un'affluenza massiccia, sarebbe stato tecnicamente impossibile ottenere il risultato desiderato. Tuttavia, l'affluenza alle urne è stata frenata. La diaspora nella UE è rimasta delusa da Sandu, ma non ha visto una forza politica alternativa e ha semplicemente ignorato le elezioni. Gli elettori locali sono stati demotivati dalle minacce esterne della NATO e dell'Ucraina e intimiditi da perquisizioni e arresti in massa tra l'opposizione. Infine, ai transnistriani è stato impedito di raggiungere i seggi elettorali, chiudendo i ponti sul Dnestr e la diaspora russa è stata di fatto esclusa dal voto. Le conseguenze saranno che, ora, «l'opposizione sarà messa a tacere o finirà in galera; i diritti autonomistici della Gagauzija saranno limitati e la Transnistria rimarrà un "innesco" per una crisi militare regionale, che potrà essere orchestrata ogni volta che Bruxelles o Kiev lo riterranno necessario».

Anatolie Dirun, politologo: «55 mandati in Parlamento consentono al PAS di formare un governo, ma riteniamo che la sua maggioranza sia fragile. Se il partito al governo continua a sfruttare le differenze geopolitiche per attrarre elettori, ciò potrebbe portare l'opposizione a unirsi». L'esclusione dalla competizione del partito "Cuore della Moldavia", il blocco degli elettori della Transnistria e altri problemi: tutto ciò avrebbe dovuto essere compensato dal «massimo consolidamento dell'opposizione. Ciò non è accaduto. Le forze di opposizione hanno agito in modo disordinato e la popolazione non ha avuto una visione comune di vittoria. L'opposizione è semplicemente destinata a cambiare».

È così che i risultati del voto incoraggiano i sostenitori rumeni dell'annessione della Moldavia, anche se non celebrano tanto la vittoria del PAS, quanto l'ingresso in parlamento del partito unionista moldavo "Democrazia in Patria" che, contrariamente alle previsioni, ha superato la soglia elettorale col 5,62%. Per la prima volta, entra in parlamento un partito che dichiara ufficialmente l'abolizione dello Stato moldavo e la sua fusione alla Romania. L'Alleanza per l'Unificazione dei Romeni (AUR) si è congratulata con i suoi sostenitori moldavi, invitando Kišinëv ad avviare un rapido processo di «separazione dalla Federazione Russa», anche attraverso l'integrazione nella Chiesa Ortodossa Romena. In particolare, AUR esige che la Moldavia si svincoli dalle fonti energetiche russe, che «la tengono prigioniera nello spazio politico, ideologico, culturale, energetico e difensivo» di Mosca.

Scontate, anche in questo caso, le smarronate del nazigolpista capo Vladimir Zelenskij, che al vertice di Varsavia del 29-30 settembre, ha sproloquiato che il voto del 28 settembre dimostra che «L'idea di Europa, l'idea di uno sviluppo nazionale normale e stabile, ha vinto le elezioni in Moldavia. Le attività sovversive della Russia non si estenderanno ulteriormente in Europa... E vedete quanto sia diverso dalla Georgia che oggi è in gran parte persa per l'Europa. Forse tornerà. Ma affinché ciò accada, l'Europa non deve chiudere un occhio su ciò che sta accadendo là e in Bielorussia... Ogni partita che la Russia gioca nella nostra regione è sempre una sconfitta per l'Europa. Dobbiamo continuare a sostenere la Moldavia... L'Europa deve aiutare la Moldavia, per il bene dei nostri interessi comuni», ha omeliato il nazigolpista. Eia, eia, eia, alalà.



FONTI:

https://politnavigator.news/moldova-pochemu-prorossijjskie-sily-byli-obrecheny-na-porazhenie.html

https://politnavigator.news/vybory-v-moldove-prigovor-oppozicii.html

https://politnavigator.news/rezultaty-vyborov-v-moldove-vdokhnovili-storonnikov-velikojj-rumynii-rvite-s-rpc-i-sng.html

https://politnavigator.news/zelenskijj-pozdravil-rumynku-sandu-i-vzbryknul-na-gruziyu.html

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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