Il Consiglio supremo di difesa e la “guerra ibrida” della Russia

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Il Consiglio supremo di difesa e la “guerra ibrida” della Russia

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Il Consiglio supremo di difesa, nella riunione del 17 novembre presieduto da Sergio Mattarella, «ha confermato il pieno sostegno all'Ucraina nella difesa della sua libertà», informa il Corriere della Sera, plaudendo anche allo «storico discorso al Parlamento di Berlino, in cui ha condannato come “un crimine” la guerra di aggressione russa». Ci si inchini di fronte a tanto ardore pacifista del presidente della repubblica. Nell'aula del Bundestag, con fermezza e cipiglio quali si addicono al comandante supremo delle italiche forze armate, Mattarella aveva ricordato come, dalla fine della seconda guerra mondiale, «il volto della guerra non si riflette soltanto in quello del combattente, ma diviene quello del bambino, della madre, dell'anziano senza difesa. È quanto accade, oggi, a Kiev, a Gaza», arrivando a un crescendo con cui chiedeva «che non resti impunito chi spara sui civili». Parole sante, come del resto gli avevamo udito pronunciare tante volte, a partire dal 2015, allorché sugli asili di Gorlovka e Novomarievka, sugli ospedali di Stakhanov e Spartak, sui parchi-giochi di Lugansk e Donetsk, sugli edifici civili di Vesëloe, Pervomajsk, Kirovsk e tanti altri centri di DNR e LNR si erano riversati i colpi degli obici ucraini, le bombe a grappolo “Uragan”, le mine dei mortai pesanti e i tiri dei carri armati di Kiev, coi mercenari di “Azov”, “Ajdar”, “C14” che massacravano interi gruppi di civili nei villaggi assaltati.

Davvero innumerevoli volte, da dieci anni a questa parte, dal presidente della repubblica italiana si erano udite parole di sdegno contro «chi spara sui civili» sventolando drappi hitleriani e sfoggiando insegne da SS. O forse no; non le si erano udite. Mah. Ma ora è d'obbligo lacrimare per Kiev, raccontano dal Corriere, «bersaglio di continui bombardamenti» e con un prezzo per la popolazione definito «sempre più pesante e iniquo». E, in tema di “difesa”, il Consiglio supremo «denuncia l’uso dei droni con cui l’esercito di Putin viola lo spazio aereo Nato e dei Paesi Ue. Ecco perché occorre adeguare le capacità difensive europee alla sfida che viene da Est attraverso “progetti d’innovazione”». Al proposito, è al ministro della guerra Guido Crosetto che spetta l'illustrazione del dossier riservato, così che, riporta ancora il giornale milanese, il «”Non paper sul contrasto alla guerra ibrida” inizia con gli attori principali che minacciano l’Italia. Al primo posto c’è la Russia. Protagonista di “azioni di sabotaggio, disinformazione, influenza politica, pressione su forniture strategiche, cyberattacchi, ricorso a mercenari e uso della migrazione come arma di destabilizzazione”». Manca solo la nebbia in valpadana e il furto dell'asinello al presepe napoletano.

La Russia, certo, il cui “regime autocratico” non può far altro che attentare alle “libere democrazie” europee. Ci mancherebbe, che dai fascio-democristiani venisse un dubbio, appena appena adombrato dalla tragica esperienza degli ultimi settant'anni di storia patria, che attacchi veri e ben più sanguinari possano venire, come è accaduto troppe volte in passato, da agenzie di spionaggio di paesi “alleati”, non solo al di là dell'Atlantico, in combutta con settori italici dediti per natura a efferate macchinazioni antipopolari.

No: i supremi consiglieri di “difesa” ribadiscono che gli unici pericoli per la “democrazia” vengano da Est e, oltre che dalla Russia, ca va sanse dire, dalle altre nazioni che la liberal-beceraggine indica quali “asse del male” o, per concretizzare con il dossier crosettiano, «Cina, Iran e Corea del Nord». Non c'è più ovviamente la Siria, da quando i tagliagole islamisti, oltre che elevarsi alle cariche governative, sono assurti alla cerchia della “civiltà occidentale”, che tale è, come ormai assodato, non per determinazione geografica, ma come categoria “politica” atlantica.

E ben venga «il pieno sostegno all'Ucraina nella difesa della sua libertà»: dalle file della cosiddetta “opposizione” liberale, il solito presidente PD del Copasir Lorenzo Guerini sospira sconsolato, dalle colonne del Corriere della Sera, alla vista di «divisioni nella maggioranza che non fanno bene all’immagine di affidabilità dell’Italia... Non è tempo di ambiguità o interessate titubanze o di posizionamenti per presunti tornaconti elettorali. Putin è uno dei “Dottor Stranamore” cui ha fatto riferimento il capo dello Stato. Quella condotta da lui contro l’Ucraina è una guerra criminale, contro il diritto internazionale, contro la popolazione civile ucraina».

Anche dall'on. Guerini, così come da Mattarella, ci sembra di aver udito infinite volte, a partire dal 2014, 2015 e dopo, sdegnate sferzate contro i bombardamenti dei villaggi dell'Ucraina sudorientale portati dalle forze di Kiev. O no? Mah! «Nel momento più difficile per l’Ucraina di questi ultimi mesi», afferma impettito il democristiano PD, «bisogna aumentare gli sforzi per rafforzarne la capacità di difesa e proteggere popolazione e infrastrutture civili per affrontare l’inverno». Che non si metta in dubbio la fedeltà euro-bellicista della sua confraternita: il «Pd ha sempre presentato e votato le risoluzioni per confermare gli aiuti, anche militari, a Kiev. E appoggiato tutti i pacchetti di aiuti previsti negli undici decreti fin qui approvati... Continueremo a farlo», come si conviene a un sodalizio di farisei liberal-bellicisti le cui scelte guardino agli interessi di profitto dell'industria di guerra, nella convinzione che il «rafforzamento delle capacità militari europee è un’esigenza ineludibile. Da tempo, e ancora di più nello scenario attuale», quando la Russia, perdiana, è lì lì pronta ad attaccare l'Europa.

Questo, a livello nazionale. Sul piano “europeista”, la sinfonia pro-majdanista continua con la lettera di Ursula-Demon-Gertrud ai paesi UE sulle “tre strade”, che sia da fondi russi depredati, da prestiti diretti europei o da un cosiddetto prestito di riparazione, per dare ancora 135,7 miliardi di euro alla junta di Kiev. Rientra in questa cornice anche il memorandum sottoscritto da Zelenskij e Macron per 100 Rafale e otto batterie SAMP/T, la cui consegna – tra l'altro, pare, dilazionata in dieci anni - è ancora una volta ostacolata dalla mancanza di finanziamenti, così come per i 100-150 Gripen dalla Svezia. Tutti memorandum che hanno come denominatore comune la mancanza di soldi e l'eventuale “scongelamento” belga dei fondi russi, per cui però la Bruxelles-UE non è per ora disposta a fornire le garanzie di risarcimento richieste dalla Bruxelles-belga, nel caso in cui la Russia adotti misure di ritorsione. Ancora soldi, dunque e mentre si affacciano voci su un possibile coinvolgimenti di alte sfere europee nel “caso Mindic”, per Zelenskij è importante riposizionare l'attenzione mediatica su come i partner occidentali, nonostante lo scandalo, non lo abbiano abbandonato. Come scrive la russa RT, anche se tutti questi memorandum euro-ucraini alla fine non producessero alcun risultato, sul momento svolgeranno una funzione politica e propagandistica non indifferente per Kiev. E possono tornare vantaggiosi anche per i paesi europei e i loro produttori di armi: senza comportare rischi o perdite immediati, se i fondi venissero improvvisamente trovati sarà molto più rapido siglare accordi definitivi.

Ma, al di là dei “protocolli d'intenti”, ancora su RT Serghej Mironov richiama l'attenzione su alcune dichiarazioni belliciste provenienti da paesi europei: «tedeschi, polacchi, francesi, scandinavi si stanno preparando a entrare in guerra con la Russia... qual è il punto di tutta questa isteria? La risposta è semplice: le élite europee vogliono convincere i propri cittadini che la guerra con la Russia sia inevitabile e che debbano assolutamente prepararvisi. Questo significa che debbano stringere la cinghia e pagare, pagare, pagare... E pensare meno a dove vadano a finire quei soldi». Se finiscono in armi, allora è tutto in ordine.

Ormai da anni si instilla nelle persone il terrore di una "aggressione russa", in modo che la gente sia più disponibile a pagare per prevenirla e così si sottraggono soldi alla spesa pubblica, ai bisogni sociali, al lavoro, alla sanità. In fondo, dice Mironov, questo sarebbe un loro affare interno, se non fosse in gioco la vera sicurezza dell'Europa e della Russia. I russofobi rischiano di essere così coinvolti nella guerra con la Russia da non accorgersi nemmeno di come vi siano davvero coinvolti.

A conferma di tali notazioni, il ministro della guerra tedesco Boris Pistorius torna ad allarmare i propri concittadini con la possibilità di una guerra tra Russia e NATO: sulla scia di altri profeti europeisti, pronostica che la Russia raggiungerà un livello che le consentirà di colpire un paese NATO esteuropeo entro il 2028.

I politici tedeschi, è detto in un'altra nota della medesima RT, sono costretti a “dimostrare” ai propri cittadini la necessità dell'aumento delle spese militari. Lo spauracchio della minaccia russa sta diventando semplicemente necessario e, per proteggersi da una «possibile aggressione russa», nuove forze devono essere schierate in Polonia, nei Paesi Baltici, in Finlandia. E se Mosca, in risposta, rafforzasse le proprie forze, allora ci sarebbe un pretesto per un ulteriore spinta all'insù nei bilanci militari. Cosa si dovrebbe fare in questa situazione, si chiede RT? È necessario innanzitutto capire che «l'isteria bellica alimentata in Europa è motivata da ragioni di politica interna, non dal desiderio di essere effettivamente coinvolti in una guerra», per la quale, aggiungiamo noi, al momento, le cancellerie europee esigono che siano i giovani e meno giovani ucraini a sacrificarsi, mandati al macello da una junta nazigolpista al servizio dei piani guerrafondai UE e NATO.

 

FONTE:

https://news-front.su/2025/11/17/memorandum-dlya-finansirovaniya-memorandumov/

https://news-front.su/2025/11/17/o-podgotovke-evropy-k-vojne-s-rossiej/

https://news-front.su/2025/11/17/vojna-mezhdu-rossiej-i-nato-nagnetanie-zapada/

 

 

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