Riformare il RDC con porte aperte ai migranti "lavoratori": l'agenda politica è chiara

4088
Riformare il RDC con porte aperte ai migranti "lavoratori": l'agenda politica è chiara


di Giulio Di Donato

Riformate il reddito di cittadinanza, aprite le porte ai lavoratori stranieri: urge manodopera a basso costo! 

In poche righe un compendio della destra economica: il divario tra offerta e domanda di lavoro non è mai, a prescindere, un problema di salari bassi o di tutele insufficienti. Che la soluzione sia quella di superare il reddito di cittadinanza o quella di attingere a un nuovo bacino di manodopera straniera a basso costo, ciò che importa è contenere salari e diritti in basso a tutto vantaggio del profitto e delle logiche di mercato.

Peccato che a sinistra spesso si denunci giustamente il primo punto, ma si taccia sul secondo, attraverso il solito gioco delle rimozioni e delle visioni monodimensionali. Il tutto ignorando, come è proprio di una visione economicista, la dipendenza e le implicazioni multifattoriali di fenomeni storici di portata epocale quali l’impatto dei nuovi flussi migratori: ovvero la dimensione politica e prepolitica, quella geopolitica, l’analisi specifica della situazione concreta ecc. Tutto questo viene ovviamente rimosso: valgono solo le logiche eterne e sempre uguali a se stesse della Cosa economica. Peccato poi che la realtà, questa sconosciuta, smentisca continuamente l’utilità di tali schemi, Barba-Pivetti docet. 

Eppure l’evidenza ci ricorda questo: in un contesto come quella attuale, di rapporti di forza fortemente sbilanciati in senso contrario agli interessi del mondo del lavoro, la pressione migratoria rappresenta una spinta difficilmente arrestabile verso il basso e una garanzia di conservazione degli equilibri attuali. Diverso il caso di una situazione vicina ad uno stato di piena e buona occupazione, con rapporti di forza favorevoli sia a livello interno che esterno: in quel caso politiche di maggiore apertura non producono autenticamente quella pressione al ribasso quanto a potere politico e sociale delle forze del lavoro di cui sopra. 

Tutto questo significa restare indifferenti rispetto ai grandi mali del mondo? Tutt’altro. Il punto di partenza è nazionale, ma la prospettiva è internazionale e non può essere che tale, scriveva Antonio Gramsci.

Il primo passo è allora la conquista delle leve di comando nei singoli Paesi attraverso una proposta politica in grado di generare consenso oltre l’ambito dei ceti medio-alti riflessivi (difficilmente l’utopia ultra liberal delle frontiere aperte può riuscire in questo intento). Il passo successivo è adoperarsi a livello di cooperazione internazionale tra Stati per rimuovere le cause profonde delle migrazioni forzate (su tutte la povertà estrema e le politiche di guerra dell’Occidente). 

Fuori da questo disegno ci sono solo la chiacchiera moralistica, la fuga impolitica nell’astratto e i gesti, comunque preziosi, di solidarietà concreta dei singoli.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo? di Giuseppe Masala Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo?

Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo?

Libia, la propaganda Ong a "Presa Diretta" di Michelangelo Severgnini Libia, la propaganda Ong a "Presa Diretta"

Libia, la propaganda Ong a "Presa Diretta"

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo di Francesco Erspamer  Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici di Paolo Desogus La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Come la Grecia di Michele Blanco Come la Grecia

Come la Grecia

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti