C'era una volta la guerra in Ucraina...
Orchi, streghe e la demonizzazione della Russia da parte della stampa occidentale: il nuovo video editoriale di Sara Reginella per l'AntiDiplomatico
di Sara Reginella per l'AntiDiplomatico
C’era una volta la guerra in Ucraina e con essa la follia di un conflitto la cui narrazione mass-mediatica si caratterizza anche per la diffusione di miti e archetipi che affondano le proprie radici nell’immaginario collettivo. Di fatti, nel processo di demonizzazione della Russia, in questi anni non è mancata la diffusione di cronache basate su tematiche connesse al mondo della stregoneria, del paganesimo e della mostruosità....
Dunque nell’era dei mass media e dell’intelligenza artificiale, a manipolazioni a base di deep-fake e false notizie costruite a tavolino da società di pubbliche relazioni, si affiancano anche ulteriori racconti fantastici e chimerici.
Di fatto, dal 2022 si è perlopiù evitato di parlare delle reali cause di un conflitto connesso alla guerra del gas, all’espansionismo militare e agli eventi di Maidan.
Al contrario, si è più spesso preferito rilanciare notizie che, nel processo di mostrificazione del nemico, si basano anche su descrizioni che potremmo definire “infernali”.
Molti ricorderanno la cosiddetta notizia, rilanciata a più riprese dai media mainstream, riguardante persino la presenza di “streghe da combattimento” russe impegnate a organizzare nei boschi riti di stregoneria per proteggere i soldati dell’esercito.
Dunque, mentre le streghe che incarnano anche aspetti occulti e malefici proteggono le forze del nemico, non da meno è il ruolo rivestito dagli “orchi”, figure ricorrenti nelle narrazioni mitiche e fantastiche: dall’orco di Pollicino agli orchi dei fratelli Grimm, fino all’orco di… Macron, che dopo il recentissimo vertice alla Casa Bianca con Donald Trump e i leader europei, ha dichiarato che Vladimir Putin sarebbe, appunto: “un orco alle nostre porte che ha bisogno di continuare a mangiare per sopravvivere egli stesso”.
Polifemo, in confronto, non era nessuno.
L’orco come archetipo di mostro antropomorfo simboleggia una minaccia primitiva, il lato più oscuro dell’essere umano e della società.
Il termine “orco” non è stato usato in modo dispregiativo soltanto nei confronti del presidente russo. L’espressione è stata adottata diffusamente anche dai media ucraini, divenendo parte integrante della guerra d’informazione. Di fatti, basta scrivere nel web parole come “orchi” e “soldati russi” per ritrovarsi travolti da una serie di articoli sul conflitto che ci riportano a scenari di tolkieniana memoria con soldati sovraumani che paiono al servizio dell’oscuro Sauron.
Se l’ostracismo verso tutto ciò che è russo è un fenomeno pericoloso, parlare di "orchi" in un contesto bellico significa agire per disumanizzare altri esseri umani, e anche questo è un fenomeno che non andrebbe mai alimentato.
Collegato al tema dell’orco, come personificazione della parte in ombra, oscura, istintiva e rimossa, c’è l’archetipo del “diavolo”, di cui nel linguaggio delle cronache belliciste si è fatto ampio uso.
Ricordiamo, ad esempio, come nel 2022 fu diffusa la notizia di un prete di Leopoli, Padre Kulbaka, che raccontò di avere creato una rete di religiosi per portare avanti un rituale esorcistico al fine di liberare Vladimir Putin dalle grinfie di Satana.
Similmente, tal Padre Andrea da Leopoli comunicava ai media che "Putin ha il demonio e le madri hanno paura", mentre lo sciamano Aleksandr Gabyshev, convinto anch’egli che il diavolo si fosse incarnato nel presidente russo, partì dalla Siberia diretto a Mosca per espellere tale demone insieme a un gruppo di seguaci, stando a quanto riportato da media come Radio Free Europe e Moscow Times.
A questo punto, se la Russia viene definita come una terra di demoni, orchi e stregoneria, l’Occidente che continua a ignorare il fatto che la guerra sia iniziata nel 2014, quando il Governo ucraino lanciò l’Operazione Anti Terrorismo contro i territori Donbass, come dovrebbe essere definito?
In realtà, feroci appellativi non giovano a nessuna delle parti in conflitto, poiché quando cediamo all’odio, quell’ombra interiore che non vogliamo vedere, la nostra zona buia, prevale e agisce in ognuno di noi.
Tale frammento di malevolenza che alimentiamo allorquando disprezziamo una parte o l’altra degli attori in conflitto, prima ancora di dimorare in Europa, in Russia, negli Stati Uniti o in Ucraina, dimora dentro di noi.
Alla pseudo-informazione fatta di streghe, diavoli e orchi preferiamo dunque l’analisi dei fatti e la diffusione di notizie.
E vissero felici e contenti.
Forse, per un po’.