Giorgia Meloni e la truffa del "blocco navale"

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Giorgia Meloni e la truffa del "blocco navale"

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Ho ascoltato ieri il discorso in Parlamento della nuova premier italiana Giorgia Meloni nel suo giorno di insediamento.

Prima di poter esprimere opinioni, qui abbiamo però un grosso problema: non conosciamo i fatti.

La conseguenza è che il dibattito in Italia sull'argomento è un pezzo del teatro dell'assurdo.

I gommoni sgonfi che partono dalla Libia non sono mai in grado di raggiungere le coste italiane da soli. Senza l'intervento delle Ong, pertanto, non ci sarebbe nemmeno bisogno di blocco navale.

La migrazione di massa dall'Africa prodotta in questi ultimi 10 anni è il risultato del controllo militare della Tripolitania ad opera delle milizie. Insomma, è colpa del caos.

Quelle milizie hanno moltiplicato i migranti, non li hanno fermati. Perché più schiavi arrivano a Tripoli, più milizie e trafficanti fanno soldi impiegandoli come schiavi ed estorcendo loro centinaia di migliaia di euro sotto tortura.

Gli aiuti umanitari a Tripoli, cioè ad un governo usurpatore ed illegittimo, sono stati in questi anni la copertura per aiuti militari al fine del saccheggio del petrolio.

Pertanto se "blocco navale" significa presenza militare italiana nel Mediterraneo a protezione delle navi petroliere che trasportano il petrolio saccheggiato dalla Tripolitania e a protezione del gasdotto Green Stream che porta gas dalla Libia all'Italia, che lo si dica chiaro, senza ipocrisia.

Chi protesta oggi contro gli Accordi con la Libia è in mala fede o quanto meno fuori strada. Quegli accordi non sono stipulati con le legittime autorità libiche (che controllano la quasi totalità della Libia tranne Tripoli e dintorni), ma con una giunta militare coloniale al fine dell'approvvigionamento energetico (in questo caso vero e proprio saccheggio).

Questa situazione di malcelata occupazione militare della Tripolitania al fine del saccheggio del petrolio ha fatto sì che negli ultimi anni il resto della Libia (di cui nessuno parla ma dove si trovano i pozzi di petrolio) abbia ridotto e in alcuni casi sospeso l'estrazione di petrolio.

La conseguenza è che l'Italia ha perso negli ultimi anni 3/4 dello scambio commerciale con la Libia.

Al tempo stesso, quello stesso petrolio a disposizione delle legittime autorità libiche, non può essere da queste venduto all'estero per effetto di una risoluzione dell'Onu del 2017, la 2362.

L'unica cosa che l'Italia deve fare è riconoscere le legittime autorità libiche, superare questa risoluzione ed andarsi a prendere il petrolio da Bengasi.

Con lo smantellamento delle milizie di Tripoli si otterrebbe anche lo smantellamento della tratta di esseri umani da queste gestita.

Infine, alla nuova premier che suggerisce di istituire "hotspot" in Africa per verificare gli aventi diritto alla protezione internazionale, va fatto notare che l'Unhcr ha già una lista di 44mila rifugiati sul suolo libico. Questi, per il diritto internazionale, dovrebbero già volare verso paesi sicuri. Se vuole può cominciare da questa lista.

Ma in queste settimane si parlerà d'altro quando si parlerà di migrazione, così sarà come parlare di niente.

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Vi aspettiamo alla presentazione del libro e proiezione del film "L'Urlo" questo giovedì alle 18,30 a Roma presso "Il circolo dei viaggiatori", via Antonio Bertoloni, 45.
Insieme all'autore discuterà di sovranità energetica Gilberto Trombetta nel 60° dell'omicidio Mattei.

 

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Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Ora dalle sponde siciliane anima il progetto "Exodus" in contatto con centinaia di persone in Libia. Di prossima uscita il film "L'Urlo"

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