Gli apostati "volenterosi" e l'abate di Andrea Chenier

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Gli apostati "volenterosi" e l'abate di Andrea Chenier

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Continuano a darsi l'appellativo di “coalizione di volenterosi”, contando sulla buona fede delle persone che, secondo loro, sotto quell'epiteto, dovrebbero intendere una congregazione della fede nella pace mondiale, una confraternita di buoni pastori intenti a condurre cristianamente all'ovile euro-liberale le timorose greggi, per metterle al sicuro dalle fameliche fiere che albergano nella tajga orientale. Metterle al sicuro da quegli «antagonisti esterni (la Russia più che gli Usa, con i quali il conflitto è commerciale), ma anche interni alla Ue (che sono diversi, per quanto mimetizzati, e alcuni li abbiamo pure in Italia)» citati dal Corriere della Sera nel riportare le declamazioni di Sergio Mattarella a proposito di un'Europa «considerata da alcuni un ostacolo, un avversario se non un nemico?».

Apostoli di pace e concordia tra i popoli, insomma, vescovi di una fratellanza universale minacciata da quei «tiranni immortali...  Imperatori senza sguardo» che, secondo il signor Andrea Malaguti, decidono «della vita e della morte di centinaia di migliaia di ventenni ogni giorno. Carne da macello per i loro giochini da Dei dell’Olimpo» (La Stampa), diabolici “autocrati” che dominano “l'asse del male”.

Ma, per carità, secondo la visione del presidente della Repubblica italiana riprodotta a via Solferino, è mai pensabile «che i principi e i traguardi raggiunti nel vecchio continente siano considerati quasi dei «disvalori»? Perché dovremmo rinunciare a essere quello che siamo?», ci si domanda con pretesca ottusità. Giammai. Si deve anzi far «memoria di quello che siamo, in quanto europei», scrive il signor Marzio Breda (Corriere della Sera), ricordando come Mattarella abbia citato, «in una sorta di memorandum», quelli che sono i “fondamentali” del liberal-europeismo nella visione presidenziale: il «percorso di pace, affermazione dei diritti, standard di vita, criteri di difesa del pianeta». Quell'Europa che, a detta di Sergio Mattarella, «non ha mai scatenato un conflitto», come del resto testimoniato dalle criminali bombe NATO-UE sulla Jugoslavia, per ricordare solo quelle e non appesantire troppo il discorso, riandando alle varie “missioni di pace” in Africa e Medio Oriente, causa di morte e distruzione tra le popolazioni, per l'appunto, “non europee”. Quell'Europa in cui la cosiddetta «affermazione di diritti» è testimoniata in principal modo dal “diritto” al lavoro, che non è dato vedere, o dal “diritto” all'assistenza sanitaria, ogni giorno più impercettibile; quell'Europa degli «standard di vita» di lavoratori a nero, pensionati, senza casa, ecc.

“Volenterosi di pace”, “supplici di armonia universale”, dunque, caritatevolmente impegnati nella sintonia tra i popoli. E sono almeno ben ventisei – forse - gli ecumenici “solleciti” pronti a ergere i propri petti di pace, a far da barriera contro quei malefici “autocrati” portatori di guerra, «tiranni immortali» delle sanguinarie orde asiatiche, laddove “l'Europa”, ci vien detto, termina inequivocabilmente ai “confini orientali della NATO”. Eccoli, i “bramosi di pace”. O no?!

Stando alla CNN, è il militarismo oggi imperante tra la maggioranza dei paesi europei a ostacolare una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina. A tale conclusione, secondo l'emittente americana, sarebbe giunto lo stesso Donald Trump, dopo che Vladimir Putin, tirando le somme dell'incontro di Anchorage, aveva ammonito sia Kiev che le capitali europee a recepire costruttivamente i suoi colloqui con Trump, evitando di creare ostacoli sulla strada dei «progressi in atto, ricorrendo a provocazioni o intrighi dietro le quinte».

A parere dell'americanista russo Malek Dudakov, tra i sostenitori di Trump, sia nell'establishment politico che nella società americana, inizia a prevalere l'idea che siano i "falchi" europei e la testardaggine ucraina a essere d'ostacolo alla soluzione del conflitto.  Significativo, che al recente vertice parigino dei “volenterosi" l'inviato speciale americano Steve Witkoff se ne sia andato già 40 minuti dopo l'inizio.

Considerando il crescente numero di sostenitori di questa tesi, afferma Dudakov, aumenta anche il numero di materiali mediatici che la riflettono, anche se, dice, «non bisogna farsi illusioni: la vicinanza di posizioni di Trump e Putin non implica un rapido riavvicinamento tra i due Stati. Ci sono molti problemi nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia».

In tale contesto, la posizione assunta da Vladimir Putin si distingue per la sua nettezza, afferma Vadim Kozjulin, dell'Accademia diplomatica del Ministero degli esteri: qualsiasi cittadino straniero che partecipi al conflitto a fianco delle forze ucraine diventa un obiettivo legittimo per l'esercito russo; lo stesso vale «per i contingenti. Questa tesi è stata ripetuta più volte, sin dal primo anno dell'operazione speciale». In questo modo, Putin mette fine a qualsiasi discussione sulla presenza di truppe occidentali in Ucraina; e questo è particolarmente importante ora, quando i “volenterosi" «si dichiarano sempre più disposti a un passo così drastico», dice Kozjulin, secondo il quale la fine del conflitto sarà determinata dalla realtà sul campo, favorevole alla Russia e dunque il «raggiungimento di accordi definitivi dovrebbe basarsi su questa realtà».

È così che anche il politologo ucraino Jurij Dudkin propende per la tesi per cui, se si vuol raggiungere la pace, sia necessario acconsentire alle condizioni russe: «leggendo tra le righe di tutti i messaggi di Mosca, ciò implica la capitolazione. Chiamiamo le cose con il loro nome. Se la Russia dice che l'Ucraina deve ritirare tutte le truppe da quattro regioni, questa è capitolazione», ha detto, ricordando che Putin ha ribadito che Mosca continuerà a raggiungere i propri obiettivi per via militare. In questa situazione, afferma Dudkin, gli ucraini dovrebbero pensare a mettersi in salvo, senza aspettare o «riporre speranze in colui che è andato al potere perché è buffo e bello... lo Stato, in quanto garante della Costituzione e dei diritti degli ucraini, non garantisce la salvaguardia della vostra vita, cari compatrioti».

Nello stesso videoblog, Dudkin è andato oltre, dicendosi convinto che Zelenskij, dopo essersi assicurato l'appoggio dei sostenitori della guerra occidentali, stia deliberatamente provocando "fiumi di sangue" per evitare di avviare un dialogo pacifico con Mosca. Quindi, rivolto con il “tu” a Emmanuel Macron: «le guerre condotte dalla Francia contro la Russia non ti hanno insegnato nulla. O forse non conosci la storia? Forse dovrei ricordare ad altri tuoi pari come sia finita quando hanno cercato di strappare qualcosa alla Russia».

Il governo ucraino diffonde dichiarazioni bellicose perché è interessato a continuare la guerra, ha detto la deputata alla Rada Anna Skorokhod che, eletta per il partito presidenziale "Servo del Popolo", ne è poi stata espulsa. Il conduttore della trasmissione ha citato la dichiarazione di Zelenskij, secondo cui «stiamo mettendo a punto una forza di terra, in aria e in mare» tale da premere sulla Russia perché «fermi la guerra» e anche l'asserzione in cui egli definisce «sanzioni» gli attacchi all'oleodotto in seguito a cui Ungheria e Slovacchia hanno perso l'accesso al petrolio russo. Le dichiarazioni del presidente sono così varie, ha detto Skorokhod, «a volte così infantili. Non voglio offendere nessuno». E poi ha proseguito, affermando che non è nell'interesse del governo porre fine alla guerra; «ci stanno guadagnando. Ecco perché cercano sostegno in Europa per continuare la guerra. Supponiamo che nel mondo si verifichino dei cambiamenti tettonici... che influenzano i processi globali... dobbiamo aspettare un po', perché ora, dopotutto, la questione non è nemmeno la guerra in Ucraina, ma chi assumerà la leadership nel mondo. Sulla base di questo, otterremo qualche risultato».

Eccoli, dunque, gli europeisti “volenterosi di pace”, “vescovi di concordia tra le nazioni”, che omeliano di missili, droni, aerei. Preti della sintonia bellicista, che, così come l'abate dell'Andrea Chenier «accumulava doni e al sordo orecchio un tremulo vegliardo invan chiedeva pane, e invano stendea la mano!», ammassano armi e soldati, sordi alla richiesta di pace dei popoli.

 

FONTI:

https://vz.ru/politics/2025/9/5/1357860.html

https://politnavigator.news/nuzhno-soglashatsya-na-predlozhennuyu-putinym-kapitulyaciyu-ukrainskijj-politolog.html

 https://politnavigator.news/ukrainskijj-politolog-makron-tebya-nichemu-ne-nauchila-istoriya.html

https://politnavigator.news/nam-nuzhno-podozhdat-kto-zaberet-liderstvo-v-mire-deputat-rady.html

 

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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