La rabbia sociale non è fascismo

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La rabbia sociale non è fascismo

Consiglio di osservare questo video amatoriale.
 
 
 
Non conosco la persona che l'ha girato, che ad un certo punto inquadra persino il proprio volto.
 
Non è difficile però risalire al fatto che l'autore del video, così come il canale a cui è legato, provenga dalla galassia neo-fascista.
 
Tuttavia questo filmato dà a coloro che non erano presenti alla scena la possibilità di cogliere alcuni elementi difficilmente sondabili per chi non fosse lì di persona.
 
La video-camera infatti si avvicina da lontano alla scena dell'assalto alla sede della CGIL, passando attraverso diversi strati del corteo.
 
All'inizio si vede benissimo che i manifestanti sono famiglie, persone di una certa età, che camminano tranquillamente scandendo "venduti", riempiendo interamente la via e il piazzale antistante la sede della CGIL.
 
Nel frattempo la persona che sta girando il filmato si infila tra i manifestanti, li sopravanza, passando a fianco anche ad un gruppo di poliziotti a passeggio e raggiunge l'ingresso della sede.
 
Mentre cammina commenta con soddisfazione e consapevolezza ciò che sta accadendo, quasi come se fosse davvero una cosa pensata e non spontanea.
 
Quando è ormai sulla soglia della sede, lo strato di manifestanti cambia, non sono più manifestanti, sono militanti fascisti, alcuni si fanno da parte e lo lasciano entrare.
 
Traggo queste osservazioni:
 
1) la rabbia l'hanno portata i lavoratori non organizzati, ma che sempre lavoratori restano.
 
2) c'è stata una fine regia per convogliare un pezzo del corteo verso la sede CGIL e in Questura ne saranno stati per lo meno al corrente.
 
3) qualcuno dei presenti, singolarmente, si è opposto alle spranghe (di plastica), ma tutta la piazza ha continuato a cantare "venduti, venduti" durante tutto l'assalto.
 
Come direbbe Esopo, la favola insegna che:
 
i fascisti hanno sfregiato con la loro presenza un'azione che la piazza ha rivendicato e che i lavoratori hanno dimostrato di condividere, quindi la prossima volta il posto di una sinistra rivoluzionaria sta in testa a quel cazzo di corteo, a prendere a calci Fiore e quegli altri 4 sfigati, non chiusa in quel palazzo a dare della "gentaglia fascista" ai lavoratori che stanno fuori.
 
E anziché le spranghe, vorrei vedere bandiere rosse e barattoli di vernice. Ma non si può tacciare di fascismo i cittadini che intendano occupare la sede della CGIL oggi, dopo le porcherie fatte in questi mesi.
 
Mentre chi ha il cuore debole ed è sentimentalmente legato alla bandiera della CGIL, si metta in testa che con i buoni sentimenti, a differenza loro, il popolo non mangia.

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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