Finanziaria 2026: il nuovo regalo di Natale alle imprese
di E. Gentili, F. Giusti, S. Macera
Sono uscite le prime bozze della Manovra Finanziaria per il 2026 e, come tutte le manovre degli ultimi anni, questa sarà fortemente limitata dal patto di stabilità che impone il pareggio di bilancio, e dall’aumento delle spese militari per il progetto Rearm-EU, uniche voci in deroga alle norme e ai tetti di spesa vigenti.
- Una legge redistributiva?
La Finanziaria è stata presentata come una legge “redistributiva”, in grado cioè di colpire le disuguaglianze sociali, e ciò soprattutto per tre motivi:
- la riduzione dell’aliquota Irpef per redditi sopra i 28.000 €, che passa dal 35 al 33% (art. 2);
- la detassazione delle integrazioni salariali per straordinari, notturni e festivi, nonché dei rinnovi contrattuali stipulati negli anni 2025 e 2026 (art. 4);
- l’istituzione di misure (quali i bonus, le carte sconto…) destinate a calmierare le ingiustizie sociali.
Purtroppo non è tutto oro ciò che luccica e non bastano dichiarazioni a mezzo stampa per confutare una realtà che parla di crescita della povertà relativa ed assoluta, di erosione del potere di acquisto dei salari, di miserie contrattuali con i rinnovi dei vari CCNL siglati a un terzo del reale costo della vita. Per cominciare, tutte e tre le misure sopra menzionate si configurano come investimenti statali “improduttivi, perché non generano nuove entrate; pertanto, anche se è presto per dirlo, è probabile che verranno sottratte delle risorse al welfare.
Se guardiamo alla Sanità l’aumento di spesa previsto per il prossimo anno non sarà sufficiente a riportare il rapporto spesa/PIL agli stessi livelli di altri paesi europei, eppure siamo uno dei paesi con minori nascite e tanti anziani. Ebbene, non è un caso se nel 2024 quasi un cittadino su dieci ha dovuto rinunciare alle cure per mancanza di soldi, con un aumento del 2,3% rispetto al 2023[1]. Il rapporto spesa/PIL è importante perché, premesso che la spesa per la sanità aumenta normalmente di anno in anno, contemporaneamente crescono anche l’inflazione e i prezzi di merci e servizi, per cui servono sempre più soldi. Nel frattempo le risorse che vengono impiegate per gli sgravi fiscali sono sempre di più, e le difficoltà a finanziare adeguatamente il welfare, a partire dalla sanità, alla lunga determinano la privatizzazione dei servizi (e infatti cresce il ricorso alla sanità privata) e il depotenziamento di quel che rimane del pubblico, mentre le aziende accumulano ingenti profitti.
Entrando nel dettaglio della Legge, la riduzione dell’aliquota Irpef, nello specifico, premia dal “ceto medio” in su, seguendo la stessa logica – operante nei settori più svariati – del “privato sociale”: si agisce sulla fascia di popolazione più numerosa per garantire un leggero contenimento dei costi o degli oneri, tralasciando le fasce meno abbienti. Inoltre non si recuperano le risorse spese, dato che non viene aumentata l’aliquota per i redditi più elevati, pertanto è probabile che anche lo stesso “ceto medio” alla fine venga tartassato dalle ricadute sul welfare.
Per quanto riguarda la detassazione dei pagamenti salariali non si tratta solo di un favore alle imprese – che verrà pagato, pure in questo caso, attraverso le risorse sottratte al welfare state –, ma di un sostanziale incentivo al prolungamento del lavoro oltre l’orario ordinario (tanto che in numerosi CCNL le prestazioni straordinarie sono divenute obbligatorie entro certi limiti pattuiti dalla contrattazione nazionale). Così facendo si vanno riducendo le già poche assunzioni a tempo indeterminato avutesi negli anni di questo Governo[2]. L’eccezione è costituita dalla detassazione dei rinnovi contrattuali, che nonostante si configuri anch’essa come un regalo alle imprese, anziché ai lavoratori, non comporterebbe un aumento del tasso di sfruttamento: è semplicemente lo Stato a pagare al posto dell’impresa. Non per caso, la detassazione dei rinnovi è prevista solo per i redditi inferiori ai 28.000 €, quelli cioè che non hanno avuto una riduzione dell’Irpef. Ci si chiede quale sia la logica che ha guidato quest’ultima disposizione: già non sarebbe serio pensare che la detassazione dei rinnovi possa consentire ai meno abbienti di accrescere il reddito fino a rientrare nello scaglione superiore ai 28.000 € e ottenere, così, la riduzione fiscale prevista in manovra… ma in un Paese dove la detassazione degli ultimi anni ha prodotto un drenaggio fiscale ancora più grande (+ 0,6%[3]) e, quindi, un relativo impoverimento, adottare una linea politica siffatta significa essere in palese malafede.
Infine, le misure per il sostegno al reddito. Queste, direttamente mutuate dal welfare mitteleuropeo, sono un palliativo propagandistico (come ad esempio la detassazione dei buoni pasto fino a 10 € per i dipendenti pubblici (art. 5), il cui ticket tuttavia è fermo per legge da oltre un decennio a 7 €; o come, in passato, il famoso “Trimestre anti-inflazione”, che ha portato a sconti di 10 o 20 centesimi in cambio di una buona dose di propaganda governativa nei supermercati). Merita attenzione la Carta «Dedicata a te» (art. 3), che è stata rinnovata e che garantisce 500 € di spesa a chi abbia un reddito non superiore ai 15.000 €, ma non si comprenderebbe il senso di questa misura se non si guarda al contesto. Tale Carta, difatti, nasce per compensare l’effetto della dimissione del Reddito di Cittadinanza e della sua sostituzione con l’Assegno d’Inclusione e col Supporto Formazione e Lavoro, che offrono – entrambi – una copertura economica ben più misera. A tal proposito giova ricordare come il mese di sospensione che per volere del Governo intercorreva tra la fine della percezione dell’Assegno d’Inclusione e il suo rinnovo sia stato silenziosamente abrogato (art. 38), a dimostrazione che la logica securitaria e punitiva che il Governo applica alle fasce più povere della popolazione sia il frutto di un puro e semplice veleno ideologico.
Per quanto riguarda le pensioni, poi, riteniamo prematuro fornire un commento in quanto la bozza di Finanziaria cambierà sicuramente molto nel corso dei prossimi due mesi. Tuttavia al momento abbiamo il mancato aggiornamento della lista dei lavori usuranti e il mancato arresto dei tre mesi in più per andare in pensione.
Riteniamo prematuro addentrarci anche negli aspetti meno democratici della Legge, come quello che riguarda la nomina di membri governativi per il controllo dell’Università pubblica, che limita fortemente le libertà d’insegnamento e di apprendimento.
A proposito degli affitti, infine, se nella prima bozza di legge si passava dal 21% al 26% sulla cedolare secca anche per gli affitti brevi (fino a 30 giorni) nei casi in cui il proprietario affittasse una sola casa (art. 7), la seconda versione è stata calmierata e prevede il mantenimento dell’aliquota al 21% nei casi in cui manchi intermediazione per la stipula del contratto d’affitto (ad esempio quella fornita da AirBnb o simili).
In conclusione vogliamo segnalare l’obiettivo deliberato del Governo di spingere i risparmi delle famiglie verso gli strumenti finanziari forniti quasi interamente dai fondi americani (BlackRock e co.) – che poi controllano praticamente tutte le principali corporation delle armi. Per cui, in sintesi: 1) si tagliano il bilancio e le prestazioni di welfare; 2) si utilizzano i risparmi nel mercato dei capitali (specie tramite i fondi pensione).
- Le posizioni dei sindacati confederali
La Cgil aveva originariamente proposto la detassazione dei rinnovi contrattuali erga omnes, senza limitazioni, ma anche per i redditi superiori ai 28.000 €. Abbiamo già detto che non siamo d’accordo con questa rivendicazione: purtroppo scelte come la detassazione dei premi di risultato e del salario di secondo livello alla fine servono solo ad associazioni datoriali e Governo per non prendere atto dei salari da fame. Al contrario, la denuncia del fiscal drag ci sembra appropriata, così come la rivendicazione dell’indicizzazione all’inflazione dell’Irpef, che neutralizzerebbe il drenaggio fiscale. Secondo l’Ufficio Economia della Cgil, poi, gli aumenti contrattuali verrebbero neutralizzati totalmente dal drenaggio, nonostante la detassazione, per tutti i redditi fino a 30.000 €.[4]
La Uil condivide la linea della Cgil sulla detassazione dei rinnovi, ma anziché spingersi a chiedere l’indicizzazione dell’Irpef si mantiene sul terreno più sicuro della tassazione degli extra-profitti, per recuperare soldi da investire sul lavoro: in particolare la Uil fa riferimento ai settori bancario, farmaceutico e dell’energia[5]. Come già avvenuto con i contratti della PA[6], il sindacato guidato da Bombardieri apre al dialogo con il Governo. Al momento, però, non vuole dare segnali di collateralismo. Infatti, dichiara di voler individuare “forme di mobilitazione”[7] attorno a singole ma rilevanti criticità, concernenti le pensioni, la sanità e il fisco.
La Cisl, infine, manifesta la propria contrarietà alla patrimoniale proposta dalla Uil, che a suo dire farebbe fuggire i capitali dal Paese. Al contempo plaude alla revisione della seconda aliquota Irpef e alla detassazione degli straordinari. In termini generali, il suo giudizio sul provvedimento governativo risulta lusinghiero: in una intervista al Quotidiano Nazionale, la leader cislina Daniela Fumarola arriva a parlare di «una manovra che parla al paese reale»[8]. In tale ottica, la Cisl dichiara di voler fare la sua parte per migliorare ulteriormente il testo. Di più, invita la Uil ad associarsi a questo sforzo, nell’evidente tentativo di attirare a sé un’organizzazione che si sta progressivamente smarcando dalla Cgil.
[1] Cfr. M. Bartoloni, Crescono gli italiani che rinunciano a curarsi: ora sono uno su dieci, colpa di liste d'attesa e motivi economici, «il Sole 24 Ore», 21 Maggio 2025.
[2] All’art. 37 il Governo prevede il rinnovo delle esenzioni contributive per i datori di lavoro che assumano in forma stabile. Ancora una volta è lo Stato che si sostituisce all’impresa.
[3] Ufficio Parlamentare di Bilancio, Rapporto sulla politica di bilancio, Giugno 2024, p. 17.
[4] Ufficio Economia CGIL, Stima dell’impatto su vari salari della detassazione sugli aumenti contrattuali, del drenaggio fiscale e della riforma IRPEF, https://files.cgil.it/version/c:NmMwYTE3NWYtNDE1My00:ZGZmNGRiZGYtYjRjOS00/Detassazione%20e%20drenaggio%2018102025-1.pdf
[5] P. P. Bombardieri, I salari e la detassazione degli aumenti contrattuali sono la nostra priorità, https://www.uil.it/NewsSX.asp?ID_News=17044&Provenienza=1.
`[6] Adnkronos, PA: Longobardi (UIL FPL), «CCNL funzioni locali, segnali di attenzione dal Governo». Roma, 23 Ottobre 2025, https://www.uilfpl.it/wp-content/uploads/2025/10/RASSEGNA-STAMPA-2.pdf.
[7] P. P. Bombardieri, Bene detassazione aumenti, ma su fisco, sanità e pensioni ancora criticità, https://www.uil.it/NewsSX.asp?ID_News=17053&Provenienza=1.
[8] C. Marin, La segretaria della Cisl: «Pronti a migliorare un buon testo», «Quotidiano Nazionale», https://www.cisl.it/notizie/attualita/pronti-a-migliorare-un-buon-testo-qn/.

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