Gentiloni o Meloni: cambiando l'ordine dei fattori....
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Non pago di aver imperversato il 4 luglio su La Stampa con lamenti da prefica su «invasione russa» e angosce europeiste, ma soprattutto con apostoliche lacrime per la mancanza, oggi, di un autentico campione di bellicismo yankee quale fu John McCain e con l'assicurazione che oggi non sia «in discussione il rapporto storico con Washington» - ci mancherebbe! - bensì «la presa d'atto del sostanziale esaurimento dell'impegno americano per la sicurezza dell'Europa», ecco che il signor Paolo Gentiloni, convinto, come dice, che «dal destino dell'Ucraina dipende quello dell'Unione», vale a dire dell'Europa «che abbiamo» e che dobbiamo tenerci «stretta perché fuori dai nostri confini ci sono guerre e potenze a cui non importa nulla del nostro destino», sempre lui il 5 luglio torna a occupare un po' di spazio sul Corriere della Sera.
E, sul foglio milanese, il signor Gentiloni concretizza la propria visione dei passi, a suo dire essenziali, per la sicurezza, appunto, dell'Europa che, secondo la sua interpretazione, costituirebbe un modello di “giardino dell'Eden”, un'oasi di pace e beatitudine liberal-cristiana (a prezzo di stragi, distruzioni, fame, giogo imperiale in altre parti del mondo: ma questo meglio ometterlo) accerchiata da schiere di Belfagor, Belzebù, Moloch, Mefistofele, che sguazzano inverecondi nelle sozzure degli “stati canaglia” euroasiatici, totalitari e “rifugi del male”.
Dunque, insegna il signor Gentiloni, per la “sicurezza dell'Europa” non si può contrapporre la basilare esigenza di armarsi alle noiose richieste di accedere alla sanità pubblica. I due momenti vanno di pari passo; anzi, per meglio dire, il primo cammina spedito in avanti, mentre il secondo “arranca” un po'. Ma, in fondo, a che scopo reclamizziamo altrimenti i vari Telethon, sanità privata senza frontiere, medici in prima linea nelle cliniche private, oggi le armi e domani (chissà) una brandina in una corsia d'ospedale? E che diamine! «Capisco che se chiedi: vuoi missili o vuoi eliminare le liste d’attesa? Chi risponde che vuole i missili?». Azzardiamo un innocente «pochissimi»...
Ma la difesa, secondo il Gentiloni-pensiero, va avanti a tutto, come in altri tempi e ad altre longitudini era la politica che andava «avanti a tutto». Quindi, dato che «per difendere tutto il sistema» - quale? il vostro, cioè il sistema del lavoro salariato e delle repressioni poliziesche all'interno e dell'espansione neocoloniale con le missioni militari all'estero? - «non c’è più l’intervento di una potenza amica estranea, bisogna che ora ce ne facciamo carico anche noi, italiani ed europei».
Masse di ignoranti che non siete altro, che pensate solo all'assistenza sanitaria gratuita e garantita per tutti; schiere di lavoratori e immigrati che non fate altro che chiedere “beneficienza” e non ne volete sapere di elemosinare i pietistici «dona cinque o nove euro al mese», per sopperire ai soldi che lo stato non intende più stanziare, dato che è impegnato a spenderli in cannoni e carri armati...Razza di irriconoscenti, lo volete capire che oggi non «c’è più una difesa che viene da fuori. Dovremmo fare uno sforzo, tutte le forze politiche, per spiegare che bisogna fare questo», che bisogna far ingoiare ai lavoratori, ai pensionati, ai disoccupati la scelta di dirottare ogni centesimo in missili, blindati, F35 da comprare in USA. Fatevene una ragione: delle vostre liste d'attesa non ce ne frega proprio nulla, mentre dobbiamo genufletterci all'altare dei profitti di Leonardo, Rheimetall, BAE, Thales... Gli antichi ce lo hanno insegnato: “si vult salus sanitaque, para bellum” - o giù di lì. È questa la «sicurezza dell'Europa» targata Gentiloni.
Che, d'altronde, è complementare alla affermazioni di Giorgia Meloni, che chiede – ma, non dicevano che intendeva fare da ponte con Mosca?! - di spingere di più per le sanzioni antirusse e per realizzare una «difesa comune», con l'obiettivo di difendere, insieme con gli USA, «un sistema di valori comune». Valori che rispondono al nome di sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo e che, rispetto al conflitto in Ucraina, dovrebbero «spingere Trump a credere nella volontà di pace» del nazigolpista-capo Vladimir Zelenskij, mentre è assolutamente da escludere «che si debba attendere la buona volontà di Putin di fare passi avanti». Tutt'altro: corre l'obbligo, da un lato, di «diffidare invece della Russia» e, dall'altro, di mantenere contro di essa «tutta la pressione possibile», rafforzando le sanzioni: «l’Europa lo ha già fatto, spero seguano anche gli Stati Uniti».
Eh sì, per dirla con le parole del duca di Gloucester, zio di re Enrico VI, «viviamo in tempi malsicuri: la virtù è soffocata dalla brutta ambizione e la carità cacciata a calci dal rancore; predomina l'istigazione maligna»; una istigazione a muover guerra alla Russia a tutti i costi, da far pagare ai lavoratori e alle masse popolari per rimpinguare i profitti delle industrie di guerra.