"Un Nuovo Ordine Multivalutario": la strategia cinese sul dollaro
La nuova analisi del professor Fabio Massimo Parenti per l'AntiDiplomatico offre una visione precisa per interpretare una delle trasformazioni geopolitiche ed economiche più significative del nostro tempo
Mentre i riflettori dei media sono spesso puntati sulle crisi geopolitiche immediate, un cambiamento epocale e silenzioso sta ridisegnando le fondamenta stesse dell'economia globale. A spiegarlo per l'AntiDiplomatico, in un'analisi chiara e documentata, è il Professor Fabio Massimo Parenti, esperto di relazioni internazionali e affari cinesi. Secondo la sua visione, ciò a cui stiamo assistendo non è il semplice declino del dollaro statunitense, ma l'emergere di un sistema finanziario internazionale radicalmente nuovo, guidato da una strategia articolata della Cina.
Yuan digitale e nuove regole: la strategia concreta di Pechino
Le mosse recenti della Cina non lasciano spazio a dubbi sull'accelerazione del suo piano. Il Professor Parenti fa notare come l'inaugurazione a Shanghai di un nuovo centro per lo yuan digitale (e-CNY), unita alle nuove regole della banca centrale per le transazioni transfrontaliere, siano i tasselli di una strategia ben più ampia.
"Presi insieme questi interventi, di pochi giorni fa, rivelano una strategia più ampia", sottolinea Parenti. "Pechino, insieme a molti altri paesi, sta riducendo silenziosamente la dipendenza dal dollaro statunitense". Un trend che colossi della finanza come Bank of America e JP Morgan hanno già riconosciuto come "evidente".
Un nuovo sistema multipolare
Uno degli equivoci più comuni che il Professor Parenti si preoccupa di sfatare è l'idea che la Cina voglia semplicemente sostituire il dollaro con lo yuan. Al contrario, egli afferma che "si tratta di una interpretazione completamente errata".
"Pechino non ha mai espresso la volontà di imporre la propria valuta come moneta dominante", spiega, "perché considera insostenibile un sistema internazionale incentrato su una singola valuta". L'obiettivo finale, quindi, non è una nuova egemonia, ma la costruzione di un "ordine multivalutario", fondato sull'uso crescente delle valute locali. Come chiarisce il professore: "L'idea, dunque, non è quella di sostituire un'egemonia con un'altra, ma superare una struttura di dominio che ha alimentato squilibri e diseguaglianze globali".
L'analisi del Professor Parenti è supportata da dati precisi:
- La quota di dollari nelle riserve delle banche centrali è crollata dal 71% (2000) al 58% (2025).
- La quota dei pagamenti globali in dollari (via SWIFT) è scesa dal 61% al 48% in 15 anni.
Un nuovo equilibrio globale
In conclusione, il Professor Parenti ci invita a guardare al quadro d'insieme: non assisteremo a una sostituzione del dollaro, ma all'ingresso in un "sistema multivalutario in cui diverse monete coesisteranno con il dollaro".
"La fine del vecchio ordine è l'avvio di un periodo di crescente equilibrio", afferma il professore, "destinato a ridisegnare le relazioni internazionali nei prossimi decenni". E, concludendo con una previsione che fa riflettere, avverte: "E sarà più veloce di quanto si possa immaginare".