Per la serie "Bufale dalla Siria", Repubblica arriva a pubblicare "appelli" anonimi...

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Per la serie "Bufale dalla Siria", Repubblica arriva a pubblicare "appelli" anonimi...


Ma com’è che Repubblica, sfidando il ridicolo, oggi – insieme a ben sette testate europee – pubblica con grande enfasi il “Documento degli Alawiti”: un “appello” di sedicenti esponenti religiosi “incontrati in Siria” dei quali, però, non si rivelano i nomi? “Motivi di sicurezza”? Oggi in Siria (annunciate da Assad) si prospettano elezioni legislative e non sono pochi i probabili candidati a queste – dai cristiani ai comunisti – ad esporre le proprie opinioni (anche critiche ad Assad). A viso aperto, anche davanti a giornalisti occidentali. Certo, con una guerra che ha già fatto 250.000 morti e una tregua che rischia di saltare ad ogni momento, sarebbe illogico aspettarsi una infuocata campagna elettorale. Ma da questo, a promuovere “appelli” privi dei nomi dei promotori ce ne corre.
 
Ma, leggendo il testo in inglese (che “traduce, sintetizza e certifica” quello in arabo) vediamo cosa dice questo “documento degli Alawiti”  il quale (al punto 16) pretende di parlare a nome dell’intera comunità religiosa. Saltando a piè pari su tutta una serie di chiacchiere sull’Islam, il concetto centrale è espresso al punto 25: la richiesta di uno “stato autonomo alawita” che ricalchi, pure in piccolo,  quello messo su – dal 1923 al 1946 – dalla Francia il quale (in sintesi) “garantiva il pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia”.

Basterebbe confrontare la concomitanza richiesta di una spartizione in bantustan della Siria, oggi propugnata da Hollande e Kerry (e in Italia da gente come Angelo Panebianco) per capire il perché di questo “appello”. E basterebbe dare una, pur rapida scorsa, ad un  qualunque serio testo sul colonialismo francese in Medio Oriente per capire perché i “promotori dell’appello” preferiscono celare la loro identità, sopratutto alla popolazione siriana.

Francesco Santoianni
Sibialiria

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