Biden e la guerra ucraina. Le (scomode) verità rivelate dal Time

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Biden e la guerra ucraina. Le (scomode) verità rivelate dal Time

 

PICCOLE NOTE

Il Time rivela scomodi retroscena dell’approccio di Biden alla guerra ucraina e, per una volta, racconta la realtà, o almeno parte di essa. Tre le considerazioni chiave. Anzitutto, Biden sapeva che la guerra non sarebbe mai stata vinta e che l’Ucraina non avrebbe mai ripreso il controllo dei territori persi.

L’appoggio all’Ucraina per tutto il tempo necessario era una formula magica quanto vaga che nulla diceva sullo sviluppo del conflitto. La seconda considerazione è che Biden voleva evitare uno scontro diretto con la Russia. La terza è che all’Ucraina non sarebbe stata data luce verde per aderire alla Nato.

L’unico obiettivo degli Usa era che l’Ucraina, almeno la parte rimasta sotto il controllo di Kiev, rimanesse libera e democratica. I funzionari dell’amministrazione Biden che hanno rivelato questa scomode verità al Time confessano che per l’Ucraina tale prospettiva sarebbe stata dura da accettare quando ne avrebbero preso coscienza, ma dura lex sed lex.



Gli scopi delle rivelazioni del Time

Confidenze interessate, quelle al Time, che hanno diversi scopi. Anzitutto salvare l’operato dell’amministrazione Biden, per evitare che sia accusata di una disastrosa sconfitta strategica. La Russia ha vinto, come ormai ammettono pubblicamente i generali ucraini in modi indiretti – esercito stanco, scoraggiato, senza più risorse – e c’è da salvare la faccia di quanti hanno sostenuto questa disastrosa avventura.

Da qui l’elogio dell’ultimo discorso di Biden relativo alla politica estera, nel quale ha affermato che gli Stati Uniti hanno “raggiunto i loro obiettivi nella difesa dell’Ucraina. [Ma Biden] È stato attento a non promettere che l’Ucraina avrebbe riconquistato altro territorio o che, addirittura, sarebbe sopravvissuta fino alla fine di questa guerra”. Si è limitato a dire che “Oggi l’Ucraina è ancora un paese libero e indipendente, con il potenziale, il potenziale per un futuro luminoso”.  Dove la parola più importante, a nostro avviso, è “ancora”…

Chi ha deciso di rendere pubbliche tali retroscena, che contraddicono in maniera stridente la retorica sparsa a piene mani di politici e media in questi anni terribili, aveva anche un altro obiettivo: raccordare l’ambiguo, tragico, sostegno dell’amministrazione Biden con la fase attuale, nella quale gli Stati Uniti, sotto Trump, si adopereranno per uscire dal conflitto.

L’idea sottesa a tale raccordo è che gli Stati Uniti non sono stati sconfitti, ma hanno portato a termine la loro missione libertaria, così che Trump, se riuscirà a chiudere la guerra come prevedibile, non potrà accusare i suoi predecessori di aver trascinato gli Stati Uniti in una guerra persa.

Ciò dovrebbe andare bene anche a Trump: anche se contesterà tale narrazione, gli fa comodo che i suoi avversari, o almeno parte di essi, più che accusarlo di una resa alla Russia raccontino in altro modo lo svolgimento dei fatti.

E ciò al di là se tale narrazione sia vera o meno. Infatti, oltre a piegare la realtà alla nuova narrazione, quanto rivelato dal Time non racconta gli altri obiettivi della guerra perché sconveniente.

Non dice, infatti, che l’obiettivo primario era logorare la Russia, come disse, solo per fare un esempio, l’esultante Hillary Clinton all’inizio dell’invasione russa, spiegando che Mosca si era infilata in un nuovo Afghanistan (la guerra evocata fu uno dei fattori del collasso dell’URSS). Non può dirlo perché tale obiettivo primario non è stato raggiunto, anzi Mosca esce rafforzata dal conflitto.

Né può dire che l’altro obiettivo strategico era tagliare i rapporti tra Russia ed Europa – fine che ha avuto il suo momento più alto e simbolico nel sabotaggio del Nord Stream 2 – dal momento che tale obiettivo andava a nocumento del Vecchio Continente, che infatti esce dal conflitto logorato e con prospettive infauste sia in termini economici-finanziari che in termini geopolitici.

Né, infine, può dire che la guerra serviva ad arricchire in maniera scandalosa gli Stati Uniti, soprattutto il complesso militar industriale, verso il quale sono affluiti gran parte degli aiuti militari inviati a Kiev e i soldi di tanti Paesi, soprattutto dell’Europa dell’Est, che, avendo svuotato i loro arsenali, sono chiamati a rimpinguarli (domanda che continuerà ben oltre la fine della guerra).

Negoziati a porte chiuse

Ma al di là di questi particolari, resta, appunto la nuova narrazione di un’America che esce dalla guerra senza aver subito una sconfitta strategica. Compromesso che, come abbiamo accennato, aiuterà Trump a chiudere il conflitto.

Sul punto, la rivelazione del Wall Street Journal riguardo un asserito mandato di Trump al suo inviato per l’Ucraina, l’ex generale Keith Kellogg, per arrivare a un accordo con Mosca entro 100 giorni. In parallelo, le minacce di Trump di emanare nuove sanzioni contro la Russia se questa eviterà di sedersi al tavolo dei negoziati.

Se la prima indiscrezione appare relativa, che certe scadenze sono del tutto aleatorie, la minaccia che l’accompagna fa sorridere, sia perché si sa che le sanzioni a nulla serviranno, come a nulla sono servite in precedenza, sia perché è del tutto vacua, dal momento che la Russia si siederà sicuramente al tavolo.

La minaccia di Trump, in realtà, ha un solo scopo: conservare l’immagine di leader forte di fronte a sostenitori e partner, tanto forte da costringere Putin a cedere alle sue richieste ed evitare così le accuse di un cedimento alla Russia.

Ma i negoziati, quando inizieranno, saranno una cosa seria. Non si tratta solo di trovare la quadra sull’Ucraina, quanto di cercare un accordo globale con la Russia. È quanto chiede Mosca ed è quanto celano le dichiarazioni del Capo del Dipartimento di Stato Marco Rubio, il quale ha affermato che i negoziati saranno a porte chiuse (ABC news).

La finestra di opportunità si è aperta e Zelensky appare sempre più esagitato, tanto da chiedere 200mila peacekeepers per l’Ucraina, forza impossibile da assemblare come fa implicitamente notare la Reuters, che ricorda che tale era l’entità dell’intero esercito francese nel 2020.

Non pago della sparata, Zelensky si è anche detto pronto a incontrare Putin, dopo aver fatto inserire nella Costituzione l’impossibilità per l’Ucraina di trattare con lo zar. Da vedere se verrà invitato al tavolo dei negoziati per firmare documenti redatti da altri o dovrà cercarsi una panchina ai giardinetti.

Detto questo, la prospettiva dei negoziati deve ancora superare ostacoli, anzitutto quelli frapposti dalla Gran Bretagna, come denotano le dichiarazioni di alcuni alti ufficiali britannici, i quali hanno confidato al Times che è ancora presto per avviare trattative.

Sul punto, il giudizio tranchant dell’ex consigliere di Zelensky Alexei Arestovich: “I partner che non ci hanno permesso di porre fine alla guerra nel marzo 2022 insistono sulla sua continuazione”. Già, la guerra ucraina è anzitutto una guerra inglese. Anche per questo Elon Musk ha preso di mira Keir Starmer, che persegue le stesse direttrici dei suoi bellicosi predecessori.

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Piccole Note è un blog a cura di Davide Malacaria. Questo il suo canale Telegram per tutti gli aggiornamenti: https://t.me/PiccoleNoteTelegram

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