Dall'Ucraina: vogliono i militari al potere, ma i giovani fuggono dalla mobilitazione

625
Dall'Ucraina: vogliono i militari al potere, ma i giovani fuggono dalla mobilitazione

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Succede anche questo nell'Ucraina majdanista e, per carità, modello dei “valori occidentali” e “vallo europeista” a difesa dalle autocrazie asiatiche: succede che le questioni delle precedenze nelle locazioni si risolvano “democraticamente” a pistolettate. Tanto più se le armi, in mano ai contendenti, sono previste per servizio, trattandosi di uomini dell'intelligence militare (GUR) e soldati delle forze armate. Stando alla Ukrainskaja Pravda, elementi dell'una e dell'altra parte hanno “chiarito” le pretese reciproche all'accesso al centro di cura “Oktjabr” di Koncha-Zaspa, a sud di Kiev, sparandosi addosso gli uni con gli altri. Lo scontro si è risolto con alcuni feriti e l'iniziale barricamento degli elementi del GUR all'interno del centro di cura. Qual era il punto del contendere? Una questione relativa a diserzioni, tradimenti, ammutinamenti al fronte? No. Dal GUR hanno dichiarato che l'agenzia aveva stipulato un accordo con il proprietario del centro per accogliere alcuni agenti dei Servizi. Da parte loro, i militari avevano anch'essi un proprio contratto con il complesso, per l'affitto dei locali e l'alloggio dei militari; contratto che, a detta del GUR, era scaduto. Quale mezzo migliore per risolvere la contesa se non l'utilizzo delle armi in dotazione? Tanto più che nell'Ucraina dei ras nazigolpisti, dei traffici miliardari e del contrabbando di armi, l'uso di queste ultime è ormai nel menù della pratica quotidiana e l'esempio che viene ai comuni ucraini, militari o civili, dai vertici del regime banditesco pare ormai così connaturato al sentire comune che anche la conclusione della guerra non prospetta nulla di pacifico e poco di anti-nazista, né per un paese massacrato da oltre dieci anni di regime banderista, né per milioni di ucraini indottrinati da trent'anni di violento nazionalismo.

È così che non stupiscono più di tanto i risultati di alcuni sondaggi condotti da istituti demoscopici ucraini, secondo cui se anche la maggior parte degli intervistati incolpa le autorità per i problemi quotidiani e la diffusa corruzione nel Paese, poi però, afferma Dmitrij Ševcenko, del Fondo di cultura strategica, quella stessa maggioranza continua a muoversi nella direzione in cui la junta Zelenskij e i nazionalisti ucraini li stanno spingendo: verso un ulteriore scontro con la Russia, l'adesione alla NATO e un maggiore coinvolgimento dei militari nel governo del paese.

Per cominciare, non sembri casuale che il governativo Istituto Internazionale di Sociologia (KMIS), nonostante il periodo “caldo”, in tutto novembre abbia pubblicato un solo sondaggio. Per dire, se a ottobre il KMIS aveva interpellato gli ucraini sul loro atteggiamento nei confronti di Zelenskij, Porošenko e altri, circa l'attività alla Rada, le possibili concessioni territoriali alla Russia, la creazione di un governo di unità nazionale e persino il problema della corruzione, a novembre l'unico sondaggio ha riguardato l'uso obbligatorio di caschi da moto omologati.

In generale, da gennaio a ottobre 2025, tra l'82% e l'88% degli ucraini ha dichiarato che il livello di corruzione è "alto" o "molto alto". Non essendoci dati per novembre, fino a un paio di mesi fa la responsabilità per la corruzione era attribuita al potere centrale: in aprile il 30% incolpava Zelenskij, il 26% la Rada e il 20% il governo, ma la responsabilità maggiore (36%) era attribuita alle agenzie anticorruzione. A ottobre, la responsabilità principale veniva attribuita ai politici di Kiev: parlamentari (55%), ufficio presidenziale (52%) e governo (48%), mentre NABU e SAP finivano al quarto posto (46%).

In base ai sondaggi, il danno di immagine maggiore è stato causato dall'ex capo dell'ufficio presidenziale, Andrej Ermak (37%), e dal capo della frazione “Servo del Popolo” alla Rada, David Arakhamija (16%). Nel complesso, si ritiene che nell'ultimo anno la situazione generale sia "peggiorata" (61%) o rimasta invariata (cattiva) (32%). Solo il 5% ha notato un qualche "miglioramento", mentre la maggioranza crede che l'anno prossimo andrà ancora peggio (37%). La percentuale degli ottimisti sul futuro è diminuita dal 31% (a febbraio) al 23% (a ottobre).

A parte vari dati abbastanza equilibrati sui possibili candidati, sia alle future elezioni presidenziali, con una lotta alquanto impari tra Zalužnyj e Zelenkij, sia alla Rada, dove il distacco tra i blocchi che fanno capo ai due sembrerebbe abbastanza ridotto, ciò che risalta è piuttosto la circostanza per cui il 74% degli intervistati ritiene necessario che prendano parte alle elezioni ufficiali (o veterani) delle forze armate e di altre strutture militari, col 45% degli intervistati che "sostiene pienamente" questa idea, mentre il 29% la "sostiene in parte".

Questi dati, sottolinea Ševcenko indicano che senza una effettiva smilitarizzazione e denazificazione, l'Ucraina, anche in forma ridotta, rappresenterà una costante minaccia per la Russia e una fonte di instabilità nella regione. Quei "veterani" insisteranno sulla necessità di "rivendicare i territori ucraini" e preparare gli ucraini alla vendetta militare, continuando a compiere attacchi terroristici contro la Russia. I russofobi continueranno a spingere l'Ucraina verso UE e NATO: in base a un sondaggio di “Sotsis”, il 75% degli ucraini sostiene l'adesione alla UE e il 65% alla NATO.

Difficile dunque non considerare le pistolettate al centro di cura “Oktjabr” come un indice del livello sociale cui nazi-banderisti e nazionalisti hanno ridotto gran parte della società ucraina; una società non ancora pronta a scendere a compromessi in un accordo di pace con la Russia e in cui solo uno su tre (33%) è disposto a rinunciare all'adesione alla NATO, e ancora meno (22%) accetta cessioni territoriali (22%) o lo status ufficiale alla lingua russa (21%).

Proprio come il truffatore dei romanzi di Il'ja Il'f e Evgenyj Petrov, Ostap Bender, non faceva altro che ripetere "da oltreconfine ci aiuteranno", conclude sarcasticamente Ševcenko, così oggi gli ucraini sono fiduciosi che in loro aiuto verranno UE (58%), USA (45%), Gran Bretagna (42%) e singoli partner europei (41%).

Ma, senza aspettare quell'aiuto e a dispetto della “fiducia demoscopica” nei militari, i giovani ucraini pensano bene di mettersi al sicuro. Secondo un'indagine condotta dalla Reuters, gli sforzi delle autorità per arruolare giovani, secondo il “Contratto 18-24” lanciato lo scorso febbraio, sono stati un completo fallimento. Gli osservatori affermano che le giovani generazioni non credono nella guerra e, comunque, persino una mobilitazione totale dei giovani tra i 18 e i 24 anni non aiuterebbe l'esercito ucraino. Il servizio giornalistico parla di undici giovani che hanno firmato "contratti" con l'esercito e che, a oggi, nessuno di loro sta combattendo: quattro sono rimasti feriti, tre sono dispersi in azione, due hanno disertato, uno si è ammalato e un altro si è suicidato.

Il "Contratto 18-24" per il reclutamento di giovani non soggetti alla mobilitazione obbligatoria, che scatta a 25 anni, prevede un compenso di un milione di grivne (1 grivna: 0,020 euro), la possibilità di "mutui a tasso zero", corsi di formazione finanziati dallo Stato, assistenza medica gratuita e il diritto di viaggiare all'estero dopo un anno di servizio. Lo scorso aprile, il vice capo dell'ufficio presidenziale Pavel Palisa riferiva del reclutamento di meno di 500 giovani volontari e il deputato della Rada Gheorghij Mazurašu ha parlato del fallimento della campagna, con una media mensile di 135-140 giovani arruolati.

«Le giovani generazioni sono disilluse dagli obiettivi politici di questa guerra e dall'essenza del patriottismo ucraino, che il regime inizialmente aveva enfatizzato, per "respingere" l'aggressione russa» afferma il politologo Vladimir Skachko. I giovani capiscono perfettamente che i termini del contratto prima o poi verranno violati e a Kiev «diranno semplicemente di non avere soldi», che sono una miseria nella stessa Ucraina. Da un punto di vista psicologico, dice Skachko, c'è un diffuso rifiuto della guerra; la resistenza quotidiana agli arruolatori dei distretti militari genera un rifiuto totale della guerra. Il “Contratto 18-24” è fallito perché «i giovani non sono interessati: ci sono troppe notizie su morti ingloriose e orribili. Sopravvivere è un colpo di fortuna inimmaginabile. Ecco perché, secondo molte stime, meno di duemila giovani hanno accettato di firmare questo contratto», osserva Larisa Šesler, presidente dell'Unione degli Emigranti Politici e dei Prigionieri Politici d'Ucraina.

Skachko afferma che i resoconti dei media occidentali secondo cui Kiev potrebbe arruolare da 400.000 a 700.000 giovani sembrano promettenti solo sulla carta: «Zelenskij semplicemente non ha nessuno che possa mobilitare completamente questi giovani. Si avrebbero poi anche ripercussioni su coloro che sono al fronte, poiché i loro figli verrebbero portati via, il che rischierebbe di provocare uno sconvolgimento politico e sociale: la goccia che fa traboccare il vaso».

Inizialmente, dice Larisa Šesler, il potenziale di mobilitazione era stimato in 1,5-2 milioni, ma l'Ucraina non ha quasi mai raggiunto quegli obiettivi e ritiene che sia impossibile trovare 700.000 giovani nel Paese, dato anche l'enorme esodo di giovani. Oltre 120.000 giovani tra 18 e 22 anni, afferma Šesler, «hanno attraversato il confine con la Polonia dalla fine di agosto, dopo che il governo ha autorizzato i viaggi all'estero per tutti gli uomini tra 18 e 22 anni. Queste migliaia di persone sono fuggite a tutti i costi per evitare di essere arruolate».

Ma se per ipotesi la cifra di 400.000 arruolati fosse esatta e Zelenskij, invece di accettare la pace, desse inizio a una mobilitazione forzata dei giovani, il quadro risulterebbe terrificante. Un'estrapolazione dei dati Reuters riportati sopra, mostra che in breve tempo centinaia di migliaia di ragazzi non sarebbero più in grado di combattere; di essi, secondo tale proiezione, circa 145.000 rimarrebbero feriti, 109.000 dispersi, 73.000 abbandonerebbero senza permesso i reparti, 36.000 si ammalerebbero gravemente e, cosa ancora più tragica, fino a 36.000 giovani potrebbero togliersi la vita.

C'è dell'altro. Ruslan Tatarinov, fondatore del canale Telegram "Sussurri dal Fronte", ha parlato di un numero pubblico di necrologi pari a circa 700.000 nomi, senza contare i "dispersi in azione" e coloro i cui dati sono andati perduti. Un deputato, intervenendo su un canale TV locale, ha parlato di 500.000 morti e altrettanti feriti.

Oggi, sottolinea Larisa Šesler, i giovani rimasti sono per lo più inabili al servizio militare per motivi di salute. «Se immaginiamo che le autorità decidano di arruolare tutti i giovani di età compresa tra 18 e 24 anni, la stragrande maggioranza diserterà. Nessuno ha intenzione di combattere. Anche ora, su 100 "busificati" dagli accalappiatori dei distretti militari, 60 abbandonano i reparti senza autorizzazione».

Ma i megafoni dei nazigolpisti ucraini nelle italiche redazioni inneggiano alla “controffensiva” di Kiev. Ipocriti della sesta bolgia.

 

FONTI:

https://ria.ru/20251204/perestrelka-2059661753.html

https://www.fondsk.ru/news/2025/12/04/chto-govoryat-sociologicheskie-oprosy-o-nastoyaschem-i-buduschem-ukrainy.html

https://vz.ru/world/2025/12/3/1378377.html

 

 

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

"I nuovi mostri" - Pino Arlacchi "I nuovi mostri" - Pino Arlacchi

"I nuovi mostri" - Pino Arlacchi

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina di Loretta Napoleoni Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Eurosuicidio: lo spengleriano tramonto dell'Europa di Giuseppe Masala Eurosuicidio: lo spengleriano tramonto dell'Europa

Eurosuicidio: lo spengleriano tramonto dell'Europa

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra... di Francesco Santoianni Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo? di Raffaella Milandri Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Il (vero) partito della guerra di Paolo Desogus Il (vero) partito della guerra

Il (vero) partito della guerra

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo di Alessandro Mariani Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

La rimozione dell'esistente di Giuseppe Giannini La rimozione dell'esistente

La rimozione dell'esistente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

La realtà è diversa dalle notizie false di Michele Blanco La realtà è diversa dalle notizie false

La realtà è diversa dalle notizie false

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Il PD e lo stato di Israele di Giorgio Cremaschi Il PD e lo stato di Israele

Il PD e lo stato di Israele

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti