Iene e sciacalli sui martiri di Gaza

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Iene e sciacalli sui martiri di Gaza

 

di Patrizia Cecconi 

In tutta Italia, nonostante le complicità sudice e corrotte di alcuni mezzi di comunicazione grandi e piccoli che senza vergogna coprono Israele, ormai la solidarietà verso il popolo di Gaza si muove in mille diverse forme, anche soltanto umanitarie.

Questo perché è ormai evidente che il popolo gazawi è martoriato con tecniche sempre più simili a quelle usate dal nazi-fascismo contro gli oppositori politici e le minoranze religiose ed etniche. A tal punto simili che chi ha studiato le peculiarità del Terzo Reich e le tecniche praticate contro i 17 milioni di internati nei campi di sterminio, ritrova nelle azioni dell’ IDF la stessa crudeltà "gratuita" dei militari nazisti addetti ai lager e lo stesso sadismo e l’identica vigliaccheria delle famigerate  einsatzgruppen che si accanivano contro i civili inermi, in particolare donne e bambini.

Non ci sono croci uncinate sulle divise dei carnefici ma stelle di David, e lo Stato cui appartengono gode ancora, impropriamente, dell’appellativo di Stato democratico come ci ricordano servitori e valletti delegati a formare la pubblica opinione tra cui, tanto per fare un esempio, la graziosa Valentina Bisti che in un TG de La7, dando asetticamente notizia dell’uccisione quotidiana da parte di Israele di qualche decina di civili palestinesi (inermi e affamati) precisa però, che “come sappiamo tutti, Israele naturalmente è un paese democratico mentre Hamas è un’organizzazione terrorista”, come a dire che se hai l’etichetta giusta sulla divisa puoi trucidare impunemente decine di migliaia di esseri umani, tanto resti democratico! Questi personaggetti, diffusi tanto nel mainstream che nelle testate  minori, forse non si accorgono neanche del ridicolo di cui si coprono nello sforzo di supportare l’entità terrorista che porta il nome di Israele.

Comunque, quella solidarietà umana che fino a pochissimi mesi fa gli opinion maker cercavano di  soffocare con tecniche mediatiche più o meno raffinate, alla fine è esplosa, tanto che per non restare indietro, molti esponenti dell’esercito mediatico a servizio di Usa e Israele hanno dato l’impressione di svegliarsi e farsi a loro volta - ovviamente con i dovuti limiti censori o autocensori - portavoce di indignazione umanitaria, sia pur mantenendo ben ferma la separazione dalla condanna politica di Israele, sempre giustificato come vittima del “perfido Hamas” grazie alla strumentale confusione tra resistenza e terrorismo.    

La solidarietà umana si è comunque diffusa tra le persone più diverse, a partire da chi ha conoscenza e coscienza politica per cui, a fianco dell’agire per fermare l’orrenda strage dei carnefici israeliani lavora per fermare il progetto sionista che nel 7 ottobre ha trovato l’ultimo pretesto per raggiungere l’obiettivo proprio del sionismo, a chi vuole soltanto che non vengano più sterminati per bombe, fame e sete i bambini, né vengano uccisi, o rapiti e torturati medici, infermieri, giornalisti come Israele fa abitualmente, ma stavolta in maniera talmente massiccia da aver scosso anche coscienze normalmente distratte.   

Ma anche quella solidarietà prettamente umanitaria può trasformarsi in una presa di coscienza politica ed è per questo che rappresenta  un problema per chi ha scelto di servire Israele, sempre e comunque, anche quando a guidarlo è un governo che, senza più veli, si palesa razzista e fascista. Normale quindi che razzisti e fascisti, dichiarati e non, ma ugualmente identificabili, appoggino i loro simili e quindi cerchino di neutralizzare le diverse forme di solidarietà non appena si distacchino dalla pura elemosina o dalle preghierine per i bimbi morti.

Una forma di solidarietà simbolica è anche quella di esporre le bandiere palestinesi. Ma esporre la bandiera palestinese, quindi non di un partito politico, ma semplicemente della Palestina, disturba Bibi il sanguinario il quale ha sempre vinto le elezioni dichiarando che “finché ci sarò io non ci sarà uno Stato palestinese” pertanto i suoi valvassini fanno a gara nel dileggiare tanto la bandiera che chi osa esporla.Facendo un’indagine a campione, ma senza fossilizzarci sui soliti mainstream su cui magari torneremo dopo, abbiamo buttato lo sguardo su giornali e giornaletti locali e online e abbiamo scoperto che su “vivogubbio.com”, un portale che tratta prevalentemente cronaca e attualità  di Gubbio e dell’Umbria in genere, Massimo Boccucci, più conosciuto come giornalista sportivo, è stato molto occupato o meglio disturbato dalla bandiera della Palestina che sventola sul Palazzo dei Consoli di Gubbio tanto che in una decina di giorni ha scritto ben 4 articoli solo su questo argomento. Sembra che soffra di sindrome ossessiva verso la bandiera palestinese e a questa si associa una palese idiosincrasia per la sinistra eugubina i cui membri sono ritenuti colpevoli di averla esposta.

Scrive addirittura di  “particolari inquietanti sull’iniziativa dei seguaci nostrani di Hamas” convinto che definire qualcuno seguace di Hamas sia un’onta mentre essere definito seguace dei peggiori carnefici di questo scorcio di secolo sia un onore.  Il povero Boccucci comunica anche, e con una certa soddisfazione, che sono intervenuti i carabinieri per rimuovere quei pericolosi simboli politici!Sciocchezze di provincia si potrebbe dire, ma non è così, sono segnali – e questo è solo uno tra i tanti che abbiamo osservato – di quanto sia inaccettabile per i sudditi di Israele permettere alla solidarietà verso il popolo palestinese  di assumere una sia pur lontana consapevolezza circa l’essenza dell’entità sionista e il reato di complicità  con i suoi crimini da parte di chi la sostiene e la finanzia.Un ultimo, vergognoso esempio di sciacallaggio ignobile, e stavolta torniamo sui cosiddetti giornalisti del mainstream, ce lo fornisce un omino dal nome infantile e dal cognome roboante: Antonino Monteleone. Con lui si scende così in basso, ma così in basso che tutto ciò che abbiamo analizzato e i pochi esempi che abbiamo riportato, pur essendo deplorevoli, spiccano in alto per allontanarsi dalle infime esternazioni di questo personaggio che guadagna i suoi circa 340 mila euro pagati dalla tv pubblica, quindi da tutti noi, per condurre una trasmissione  di bassissima levatura dopo aver girovagato per vari canali ed aver avuto il suo lancio con Le iene. Al momento ci è sembrato il peggiore, ma domani potremmo essere smentiti.

Per ora sappiamo che chi è così moralmente infimo da dileggiare i morti assassinati dal terrorismo sionista ha toccato il livello più basso dell’umanità. Chiunque può vedere il suo curriculum e le sue giravolte per tenersi a galla e non vogliamo perderci tempo. Chiunque può vedere nella sua bacheca FB, finche resterà aperta, come si divertiva davanti alle umiliazioni dei civili denudati dai sadici in divisa IDF. Questo suo prostrarsi a Israele ha sicuramente molti seguaci, non necessariamente fascisti dichiarati, e questo lo tiene a galla mantenendogli la permanenza nel libro paga Rai.

Non è neanche da considerare un venduto, non lo sappiamo, magari è proprio un convinto seguace di Bibi il sanguinario e fa il suo mestiere secondo i diktat della Hasbara. Non indaghiamo oltre ma ci fermiamo al suo post di approvazione dell’assassinio di Anas Al Sharif, l’ennesimo giornalista ammazzato da Israele insieme ad altri 5 colleghi, ovviamente di notte e dal cielo, nel modo più vigliacco possibile.

L’Antonino Monteleone, prima e dopo dileggi anche grafici di Anas, scrive: “Se prendi i soldi da Hamas sei un bersaglio legittimo”. Non facciamo l’analisi del contenuto di questa frase lanciata come una sentenza perché è talmente chiara l’infamia che la sottende che non c’è bisogno di analizzarla, però ad Antonino si potrebbe dire che “se prendi i soldi da Israele sei un sicario. Virtuale ma pur sempre un sicario”.E a tutte e tutti i miserabili che ballano sui cadaveri dei martiri dedichiamo alcune parole del testamento di Anas Al Sharif, che possa arrivargli non per riflettere, ma come uno schiaffo e una maledizione: “ho vissuto il dolore in ogni dettaglio, ho assaporato il lutto e la perdita ripetutamente, eppure non ho mai esitato a trasmettere la verità così com’è, senza distorsioni o alterazioni. Spero che Dio sia testimone per coloro che hanno accettato il nostro sterminio, che hanno soffocato i nostri respiri … che non hanno fermato il massacro che il nostro popolo ha subito…”E concludiamo ricordando che la resistenza palestinese potrà cambiare forma e strategia, ma non riuscirà ad essere debellata neanche col genocidio in corso.  E Israele, che di democratico ha solo l’aggettivo mentre in realtà sembra sempre più un’imitazione del Terzo Reich, è destinato a fare la fine del Terzo Reich.Patrizia Cecconi

Patrizia  Cecconi

Patrizia Cecconi

Patrizia Cecconi. Laureata in Sociologia presso la Sapienza di Roma, tiene per alcuni anni seminari sulla comunicazione deviante. Successivamente insegna negli Istituti superiori per 25 anni. Interessata
all'ambiente e ai diritti umani ha pubblicato e curato diversi libri su tali argomenti e uno in particolare sulla Palestina esaminata sia dal punto di vista ambientale che storico-politico. Ha presieduto per due mandati
l'associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese di cui ora è presidente onoraria. Per circa 12 anni ha trascorso diversi mesi l'anno in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, occupandosi di progetti e testimonianze dirette della situazione. Collabora con alcune testate on line e un paio di riviste cartacee.

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