Ursula Von Der Leyen e il vuoto politico del Pd

2995
Ursula Von Der Leyen e il vuoto politico del Pd

 

di Paolo Desogus*

 

Il grande entusiasmo del PD verso la rielezione di Ursula Von der Leyen è rivelatore del vuoto politico di questa formazione politica da tanti anni alla deriva, trascinata dalle correnti neoliberali e dal rifiuto radicale di qualsiasi autocritica. Il PD conferma la propria unica autentica vocazione: la "vocazione al vincolo esterno". Incapace di offrire una qualsiasi forma di intervento in favore delle classi sociali a cui dovrebbe fare riferimento per mantenere l'etichetta di "sinistra", il PD si propone come "forza di governo" in quanto "forza dell'establishment europeo". 

 

Il PD non ha un programma, non esprime un progetto per il paese, non propone una lettura dei processi economici e sociali. Avete mai letto un'analisi, uno studio, un approfondimento sull'occupazione, sul sud, sulla deindustrializzazione, sull'ambiente? Avete mai sentito parlare di un documento elaborato dalla segreteria Schlein sulla politica estera, sulle relazioni internazionali tra Italia e USA o sul Mediterraneo?

 

Il partito politico dovrebbe essere il luogo di elaborazione di una visione del mondo strutturata a partire dalle esigenze del proprio referente sociale e pensata in stretta dialettica con le traiettorie geopolitiche, i rapporti di forza tra capitale e lavoro e le condizioni strutturali del paese. Il PD si è mai proposto nulla del genere? 

 

Il PD non ha un referente sociale. Non lo ha esplicitamente. Si propone come partito interclassista, ma poi, fatalmente, si ritrova sempre sotto ricatto da parte di quei soggetti non direttamente coinvolti nella vita parlamentare, ma che al contrario del PD sono fortemente impegnati a elaborare una visione del mondo e della società. Banche, fondazioni, centri studi finanziati da gruppi privati, strettamente connessi con l'editoria e la stampa e afferenti al grande capitale, si sono fatti carico di riflettere, analizzare, studiare il paese, la sua economia, il suo sistema di istruzione, la sua politica estera e il suo welfare allo scopo di servirsi di questo materiale per imporre la propria egemonia politica.

 

Il PD non è un partito che pensa. Ma c'è qualcuno che pensa per lui e che si fa carico di conferirgli qualche straccio di idea, una linea, una corrente lungo la quale farsi trascinare per sopravvivere. La parola d'ordine è in questo momento: Von der Leyen e di lì non ci si schioda. Poi, guardate, Elly Schlein fa quasi tenerezza quando tenta qualche manovra correttiva. Rispetto ad altri ha fatto dei tentativi. Ha mostrato di non essere così servile e ottusa come Enrico Letta o così inconsistente come Zingaretti. Ma è troppo debole. La sua struttura politica è quella che pensa al partito in termini postmoderni e interclassisti. Di fatto, dunque, per mandare avanti la baracca è costretta più o meno consapevolmente a seguire la corrente, a restare subalterna al vincolo esterno che garantisce al capitale italiano di conservare la propria egemonia, di imporre la visione del mondo nata fuori dal contesto partitico.

*Post Facebook del 18 luglio

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Burevestnik: il game changer della Russia di Giuseppe Masala Burevestnik: il game changer della Russia

Burevestnik: il game changer della Russia

La triste deriva del movimento pro-Pal di Michelangelo Severgnini La triste deriva del movimento pro-Pal

La triste deriva del movimento pro-Pal

La risposta di Repubblica sui bambini ucraini "rapiti" da Putin di Francesco Santoianni La risposta di Repubblica sui bambini ucraini "rapiti" da Putin

La risposta di Repubblica sui bambini ucraini "rapiti" da Putin

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo di Francesco Erspamer  Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici di Paolo Desogus La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

“Burevestnik”. Che cos'è la nuova arma testata dalla Russia di Marinella Mondaini “Burevestnik”. Che cos'è la nuova arma testata dalla Russia

“Burevestnik”. Che cos'è la nuova arma testata dalla Russia

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Neoliberismo: tutto propaganda e falsità di Michele Blanco Neoliberismo: tutto propaganda e falsità

Neoliberismo: tutto propaganda e falsità

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti