Bolsonaro in cella: scatta l'arresto per tentata fuga

L'ex presidente è stato sorpreso mentre tentava di manomettere il braccialetto elettronico. Il giudice Moraes: "Voleva approfittare della confusione creata dalla veglia indetta dal figlio Flávio"

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Bolsonaro in cella: scatta l'arresto per tentata fuga

Una nuova  svolta nella vicenda giudiziaria di Jair Bolsonaro. L’ex presidente brasiliano è stato arrestato nella mattinata dalla Polizia Federale nella sua residenza a Brasilia. L’operazione, condotta all’alba, si inserisce in un capitolo di tensione crescente tra il leader di estrema destra e la giustizia brasiliana. Secondo una nota ufficiale, la Polizia Federale ha eseguito “un mandato di arresto preventivo in ottemperanza a una decisione del Supremo Tribunal Federal (STF)”.

L’arresto, come precisato dalle autorità, ha natura cautelare e non segna l'inizio della pena di 27 anni e tre mesi a cui Bolsonaro è stato condannato lo scorso settembre per il suo ruolo centrale nel tentativo golpista dell’8 gennaio 2023. L’ex presidente, già in regime di detenzione domiciliare dal 4 agosto, è stato condotto alla Superintendenza della PF.

La mossa del giudice del STF, Alexandre de Moraes, è scattata in seguito a due eventi cruciali. Primo, la convocazione di una “veglia” di sostegno a Bolsonaro, organizzata dal figlio, il senatore Flávio Bolsonaro, prevista per sabato sera davanti al condominio del padre. In un video diffuso venerdì, Flávio ha definito il paese in mano a “banditi” e “dittatori”, un appello che le autorità hanno considerato una potenziale minaccia all'ordine pubblico.

Secondo, e ancor più grave, la violazione del braccialetto elettronico da parte di Bolsonaro. Nella sua decisione, Moraes riferisce di “una violazione dell'equipaggiamento di monitoraggio elettronico del reo avvenuta alle 00:08 del 22/11/2025”, azione interpretata come un tentativo di “garantire il successo della sua fuga, facilitata dalla confusione causata dalla manifestazione convocata da suo figlio”.

Il ministro ha inoltre ricordato come l’indagato avesse già pianificato, durante le indagini, una fuga verso l’ambasciata argentina per chiedere asilo politico, sottolineando il concreto rischio di elusione della giustizia. La prossimità della sua abitazione all’ambasciata statunitense è stata un ulteriore elemento di allarme.

La detenzione preventiva rappresenta un’inversione di rotta immediata. Solo il giorno prima, la difesa di Bolsonaro aveva presentato una richiesta di “arresto domiciliare umanitario”, citando problemi di salute e un “rischio concreto per la sua vita” in caso di trasferimento in carcere. Moraes ha respinto la richiesta, definendola “pregiudizievole” e superata dai fatti che hanno portato all’arresto in carcere.

L’episodio di sabato è l’ultimo anello di una lunga catena giudiziaria e politica. Bolsonaro, riconosciuto come il leader dell’organizzazione criminale che ha orchestrato gli attacchi del gennaio 2023, è stato condannato per una serie di reati gravissimi, tra cui tentativo di abolizione violenta dello Stato democratico di diritto e colpo di Stato. Un percorso giudiziario che affonda le sue radici negli attacchi continui alle istituzioni e al sistema elettorale, culminati nell’assalto alle sedi dei Tre Poteri brasiliani. 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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