Sarkozy e il reato per il quale non sarà mai condannato (purtroppo)
L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, condannato il 25 settembre scorso a 5 anni di reclusione per i presunti finanziamenti libici alla sua campagna elettorale nel 2007, è entrato in carcere, per associazione a delinquere. I giudici non hanno atteso l’appello, previsto per questa estate.
Ma Sarkò - e come lui, tantissimi capi di Stato e capi delle Forze armate – avrebbe dovuto essere condannato per ben altro. Per il Crimine internazionale supremo, come il Tribunale di Norimberga definì la guerra di aggressione.
Il 19 marzo 2011 fu infatti la Francia del presidente ora galeotto a inaugurare i bombardamenti contro la Jamahiryia (così era chiamata al tempo la Libia), con un attacco aereo contro le forze libiche terrestri. Seguirono, immancabili, il Regno unito e gli Stati uniti. Subito dopo, il comando passò nelle mani della Nato; operazione “Protettore unificato”.
Paradossalmente, quei bombardamenti aerei violarono la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza la quale aveva istituito la zona di interdizione al volo o no-fly zone sulla Libia (ufficialmente per proteggere i civili del paese).
Ne seguirono sette mesi di bombe e tutto il male possibile, non solo per la Libia, ma per altri paesi – si pensi alla diffusione del jihadismo. Eppure questa pagina della storia sembra essere stata già chiusa.
Del resto, nessuno nella storia recente è mai stato condannato per il Crimine Internazionale Supremo, malgrado le tante guerre di aggressione alle quali dal 1991 (Iraq) ha partecipato anche l’Italia.
Marinella Correggia