Una valigia di fake news contro il Venezuela bolivariano

Una valigia di fake news contro il Venezuela bolivariano

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di Geraldina Colotti

Il Venezuela in prima pagina: non per essere il primo paese dell’America Latina nella lotta contro il coronavirus. Non per essere al centro di nuove relazioni solidali nel continente. Non per aver respinto con successo l’ennesimo attacco mercenario orchestrato dagli Stati Uniti, ma per una “notizia” di tutt’altro tenore, prepotentemente diffusa dai principali quotidiani europei e ripresa da quelli internazionali: un presunto finanziamento di 3,5 milioni di euro al Movimento Cinque Stelle in Italia (M5S), nel 2010.

L’allora presidente Hugo Chavez avrebbe fatto pervenire una valigia diplomatica contenente il denaro al consolato di Milano, che lo avrebbe consegnato a Gianroberto Casaleggio, dirigente dei 5S oggi scomparso. Denaro – sostiene Abc – proveniente da “fondi neri” del governo bolivariano, gestiti dall’allora ministro degli Interni Tareck el Aissami, oggi ministro del Petrolio, e autorizzati da Nicolas Maduro, a quel tempo ministro degli Esteri.

Una “notizia” immediatamente respinta come fake, sia dal governo bolivariano che dal M5S, oggi parte della coalizione di governo, ma avallata dal sicariato mediatico dell’opposizione venezuelana, che intossica l’informazione in Italia e fa da puntello alle campagne sporche dei grandi media internazionali. Questi personaggi, sempre presi come unica fonte quando si parla di Venezuela, si sono precipitati ad assicurare che il documento presentato da Abc come proveniente dai servizi segreti militari venezuelani, è “verosimile”, sia nello “stile” che nell’esposizione dei fatti, nonostante le grossolane contraffazioni riscontrate.

Hanno rintracciato addirittura un’origine istituzionale per l’esistenza dei fondi neri, “creati dal governo di Eleazar Lopez Contreras nel bilancio nazionale del 1937 e sempre gestiti dal Servizio Nazionale di Sicurezza sotto controllo assoluto del governo di turno”. Quindi, hanno dato la stura alla solita macchina del fango, mischiando fatti reali, pubblici e documentati in quanto relativi ai normali rapporti internazionali, con notizie scandalistiche inventate, com’è nello stile di Abc.

Il quotidiano spagnolo, di estrema destra, è noto infatti per il lancio di falsi scandali politici, che si servono del Venezuela a fini di politica interna. Lo ha fatto a più riprese contro Podemos, accusandolo di aver ricevuto “finanziamenti illeciti” sia dal Venezuela che dall’Iran. Accuse poi puntualmente smentite nei tribunali, ma intanto la macchina del fango aveva già fatto il suo corso, oltretutto basandosi sulla perfetta ipocrisia che solo la Cia e l’imperialismo possa erogare fiumi di denaro per “promuovere la democrazia”, mentre gli scambi tra partiti fratelli, come avveniva nel secolo scorso a sinistra, debbano essere considerati “illegali”.

La principale funzione di questi laboratori mediatici è appunto quella di costruire o distorcere l’”opinione pubblica” imponendo la visione dei grandi think tank imperialisti. Si inventa grossolanamente una bufala, la si lancia di solito sui social perché venga ripresa e ingigantita con un effetto a palla di neve. Il parere di quegli stessi “esperti” verrà così utilizzato per costruire una nuova operazione.

Fra le tante fake costruite in questo modo, si contano quelle delle presunte nozze milionarie della figlia di Diosdado Cabello e delle sue altrettanto presunte lussuose proprietà, smontate dai diretti interessati con precisione e ironia. “Se
trovano queste mie ville – ha detto più di una volta Diosdado – vi autorizzo a occuparle”. E, naturalmente, sono subito saltati fuori i proprietari preoccupati delle conseguenze.

Della presunta valigia piena di denaro, invece, nessuna traccia. Secondo la fake di Abc, sarebbe stata scoperta da un funzionario del consolato, che avrebbe avvertito il servizio segreto militare venezuelano, allora diretto da Hugo Carvajal.
Questi lo avrebbe convinto a tacere sull’episodio per evitare “un incidente diplomatico”. Il console Di Martino, a sua volta bersaglio delle calunnie mediatiche, per rispondere ai giornalisti ha usato la logica.

Chi può sensatamente pensare che una valigia con 3,5 milioni di euro possa passare tranquillamente le frontiere senza essere almeno rilevata dagli scanner? E chi può ragionevolmente prendere per buone le “informazioni” del ricercato Carvajal? L’ex generale, da cui proverrebbe il presunto documento, è infatti fuggito in Spagna dopo aver appoggiato l’autoproclamato Juan Guaidó.

Accusato di narcotraffico dagli USA, ha poi fatto perdere le tracce per andare a negoziare con gli Stati Uniti, come sta facendo un altro ex generale, Cliver Alcalá, coinvolto nel tentativo di invasione mercenaria dalla Colombia, sventato dal Venezuela a Maggio del 2020.

Anche il Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra europea ha reagito con ironia emettendo un comunicato per dire basta alla campagna sporca contro il Venezuela bolivariano: “Non abbiamo alcuna informazione sulla notizia dei finanziamenti da parte del Venezuela a Casaleggio – scrivono Maurizio Acerbo e Marco Consolo -. Ma vogliamo essere sinceri: cosa ci sarebbe di male nel ricevere finanziamenti dal Venezuela di Chavez e Maduro quando nel nostro paese abbiamo partiti come Lega e Fratelli d'Italia che se la fanno con l'ultradestra fascista di Bannon e Bolsonaro?” Rifondazione – aggiungono -“non ha mai ricevuto finanziamenti da governi esteri”, ma  “se fosse vero quanto rivelato dal giornale spagnolo faremmo i complimenti al M5S, del cui anticapitalismo non ci eravamo accorti”.  Il riferimento è infatti alle righe del presunto documento in cui si definisce il M5S, che non si è mai detto di sinistra, una formazione “anticapitalista”.

Il Ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, ha bollato l’operazione come “mitomania mediatica da manuale”, e ha annunciato che querelerà Abc.
E mentre la destra italiana e europea ne approfitta per rinnovare gli attacchi al Venezuela, ci si chiede il perché di questa nuova ondata di fango mediatico contro il governo bolivariano. In questa fase post-pandemia, è comprensibile che le destre trumpiste e i loro terminali europei cerchino di scompaginare le acque già intorpidite della politica interna italiana per spostare gli equilibri all’interno dell’Unione Europea. Gli inevitabili conflitti interni dovuti alle scelte dominanti nei paesi capitalisti si inseriscono in un quadro internazionale in mutamento, oggi che l’egemonia nordamericana è messa in questione da nuove alleanze che cercano di ridefinire un mondo multicentrico e pluripolare.

A dispetto della guerra economica, che ha come asse portante quella mediatica, il socialismo bolivariano resiste e si va posizionando saldamente nel quadro di queste nuove alleanze. È finora riuscito astutamente a disinnescare ogni attacco della destra golpista, e non si è fatto isolare. La costituzione del nuovo CNE ha mandato fuori dai gangheri sia Mike Pompeo che i suoi riferimenti in Europa: ovvero quella “plutocrazia putrida che – ha detto Arreaza parlando con la sua omologa spagnola – “preferirebbe un sistema elettorale che giustificasse i suoi colpi di Stato come quello in Bolivia”.

Screditare in ogni modo il Venezuela serve a preparare il terreno per disconoscerne la legittimità costituzionale anche dopo le elezioni parlamentari di questo anno, a fronte del discredito – quello sì reale – di cui godono i governi neoliberisti, dentro e fuori l’America Latina.
 

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