La feroce repressione e le ragioni della protesta

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La feroce repressione e le ragioni della protesta

 

di Vincenzo Brandi*

 

Gli interventi repressivi molto duri messi in atto dalle “forze dell’ordine” nelle ultime settimane a Napoli, Bologna, Torino, Firenze, Catania, con il gran finale delle cariche e delle manganellate contro un corteo pacifico di un centinaio di studenti molto giovani, e in gran parte minorenni, a Pisa, segnano un passo significativo verso un livello più alto di repressione del dissenso.

Le successive giuste proteste degli studenti contro il restringimento degli spazi democratici hanno trovato una sponda e un apparente sostegno da parte di alcune forze politiche antigovernative e persino in alcune frasi del Presidente della Repubblica; ma da parte di molti studenti (ad esempio durante la manifestazione di protesta a Roma del 25 febbraio) è stato espresso il rifiuto di farsi strumentalizzare.

Infatti non conta solo una generica solidarietà con chi esprime pubblico dissenso, ma conta soprattutto capire le ragioni della protesta ed il perché dell’aumento del livello di repressione.

Si scopre così che le manifestazioni represse erano state indette per protestare contro il genocidio, le distruzioni, la pulizia etnica e gli espropri in corso a Gaza e in tutta la Palestina ad opera dello stato sionista e colonialista di Israele; e per protestare anche per il modo fazioso e disonesto con cui la maggior parte dei nostri mass media (dalle TV di stato e private, fino ai grandi giornaloni di regime) narra ciò che sta avvenendo.

Il nostro governo di destra è impegnato - anche e soprattutto su disposizioni di USA, NATO e UE - a sostenere Israele con forniture di armi e invio di navi militari nel Mediterraneo e Mar Rosso. Vi è poi anche l’appoggio diplomatico con la continua opposizione ad un cessate il fuoco definitivo e ad una risoluzione pacifica del conflitto che riconosca i diritti dei Palestinesi, cui questi diritti vengono negati da 75 anni. Tuttavia anche la maggior parte dell’opposizione (dal PD, ai partitini di Renzi e Calenda, ecc.) dà su questi avvenimenti un giudizio sostanzialmente di sostegno ad Israele, o ambiguo. La repressione non è quindi casuale, ma ben indirizzata contro una specifica richiesta di pace e giustizia internazionale.

Una situazione analoga concerne il conflitto in corso in Ucraina. Il nostro governo continua a fornire armi a Kyiv contro la volontà della maggioranza della popolazione italiana, sottraendo risorse utilizzabili a fini sociali. Chi cerca di ragionare e di individuare le reali cause del conflitto e le reali responsabilità (che riguardano soprattutto la volontà di USA e NATO di isolare ed indebolire la Russia), viene indicato come “filo-Putin, non solo dalla destra post-fascista, ma anche da gran parte dell’opposizione, con il PD in testa. Mentre la Meloni, presidente pro-tempore del G7, promette altre armi a Kyiv, l’isteria russo-fobica dei mass media giunge a considerare come “massimo oppositore democratico” del governo russo un personaggio come Navalny, ex truffatore, razzista, omofobo, notoriamente legato a gruppi neo-nazisti, che contava poco o niente in Russia, dove invece il principale partito di opposizione è il Partito Comunista, che ha circa il 20% dei voti. L’imprigionamento e la morte di Navalny non possono riscattare il personaggio dalla sua reale dimensione

In realtà in Italia (come del resto anche nel resto dell’Europa e negli USA) è sempre più ampia la percentuale di cittadini che sono contrari all’invio di armi e munizioni in Ucraina. Ormai è chiaro che il governo di Kyiv è in forte crisi, che la guerra e quasi perduta, e che l’invio di armi servirebbe solo a prolungare l’agonia di quel paese e la strage dei soldati mandati al fronte. Sempre più persone si rendono conto che è necessario un cessate il fuoco, seguito dalla pace: quella pace di cui l’Ucraina godeva pienamente prima del colpo di stato di Maidan del 2014 organizzato da USA e fascisti locali; quella pace che poteva ottenere ancora 10 anni fa – e a condizioni molto migliori - se solo si fosse accettato di rispettare gli accordi presi con la Russia a Minsk; quella pace che si poteva ottenere ancora all’inizio del 2022 se il governo di Kyiv non si fosse fatto spingere alla guerra ad oltranza dai cinici alleati (USA, NATO, UE) pronti a fare guerra alla Russia col sangue degli Ucraini.

Oggi, per uscire da queste angosciose situazioni - pur essendo fondamentale ciò che accade sul campo e nel resto del mondo – compito dei popoli europei (Italia compresa) e dei popoli del Nord-America è di lottare per imporre ai propri governi il cessate il fuoco a Gaza e in Ucraina, e una pace giusta – frutto di trattative reali, ragionevoli e serie - sui vari fronti di guerra.

 

*Roma, 26 febbraio 2024

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