Lo stato di salute della nostra economia non è dei migliori

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Lo stato di salute della nostra economia non è dei migliori

 

di Federico Giusti

Il contesto internazionale resta instabile, non siamo noi a dirlo ma l'Ufficio parlamentare di Bilancio in una nota redatta pochi giorni or sono. Le cause di questa instabilità sono da ricercarsi nel  deterioramento delle relazioni internazionali ossia uno tra i principali motivi di preoccupazione per studiosi ed economisti che attribuiscono a guerra e dazi le cause della mancata crescita economica.
Vero o falso che sia, guerre e dazi sono un fattore di grande incertezza come il rincaro delle materie prime, i processi speculativi finanziari sui quali tuttavia non si spende una parola.
 
Il riarmo rappresenta una occasione ghiotta per investimenti anche di fondi e prodotti finanziari che fino a poco tempo fa si consideravano etici, ambientalisti e woke, del resto l'immagine progressista potrà alla occorrenza essere offuscata se gli interessi del capitale lo esigono. Stessa cosa accade per il nucleare che ormai fa capolino nei documenti di vari Governi come soluzione energetica alla quale guardare con maggiore attenzione
 
Nella prima parte del 2025 gli scambi commerciali italiani si sono appoggiati sulle importazioni degli Stati Uniti, che con la primavera hanno iniziato una fase di progressivo rallentamento fino ai nostri giorni.
 
Se guardiamo con occhio critico al Riarmo si capisce che gli Usa vogliono scaricare molti oneri sulla Ue, primo tra tutti il compito di supportare l'Ucraina nella guerra contro la Russia che tuttavia fino a pochi anni fa era un nostro patner commerciale cedendo alla Ue gas e petrolio a prezzi assai contenuti.
 
Il ricorso al riarmo, alla guerra e ai dazi va saputo leggere e inquadrare dentro una strategia economica ben definita e non possiamo trascurare l'enorme deficit commerciale accumulato dagli Usa negli ultimi anni quando si parla del diktat di Trump alla Europa.
 
Un ruolo rilevante viene giocato dalla Federal Reserve, dall'apprezzamento dell'euro sul dollaro, dal costo del denaro e dai processi decisionali in corso nella amministrazione Usa.
 
Le politiche di Trump hanno ripercussioni anche sulla stabilità politica dei paesi Ue, prendiamo ad esempio il Governo tedesco, una coalizione di Democratici Cristiani (CDU/CSU) e Socialdemocratici (SPD), all'orizzonte non solo il Riarmo ma anche feroci conflitti con la classe operaia con ridimensionamento del welfare e delle misure di sostegno al reddito. Fino ad oggi certe scelte, per quanto impopolari, sono state cogestite con il sindacato ma non è detto che questo compromesso (a perdere) possa valere per il futuro .
 
E in una ottica di ridimensionamento del welfare e di tagli occupazionali i primi a pagarne lo scotto saranno i migranti e le classi meno abbienti diventando il capro espiatorio ma allo stesso tempo legittimando  l'arsenale propagandistico dell'estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD). 
 
Gli effetti del protezionismo non sembrano al momento tangibili sui prezzi ma la situazione potrebbe presto cambiare nonostante l'ottimismo del Fondo monetario internazionale (FMI) che tuttavia riguardo alla crescita del PIL nell’area dell’euro ha avanzato previsioni decisamente basse.
 
L'Upb scrive testualmente
 
 I prezzi delle materie prime energetiche si attestano su valori contenuti ma le banche centrali (BCE e FED) restano caute sul percorso di allentamento delle condizioni monetarie, i cui sviluppi dipenderanno soprattutto dall’evoluzione dell’inflazione al consumo.
 
E al contempo gli stessi giudizi sul nostro paese non sembrano lusinghieri e suonano come una sorta di smentita alle dichiarazioni di esponenti del Governo
 
Sul mercato del lavoro, l’occupazione è rimasta invariata nei mesi primaverili e la dinamica delle retribuzioni contrattuali orarie si è attenuata; i salari in termini reali restano nettamente inferiori a quelli del 2020.
 
Si confermano due dati significativi: la mancata crescita dell'occupazione e la perdita di potere di acquisto dei salari italiani.
 
 
Scritto e attestato dall'UPB e non da qualche giornale dell'opposizione, il che dovrebbe indurre a qualche riflessione non solo sul giornalismo vassallo e subalterno ai poteri politici governativi (quanti giornali hanno scritto l'esatto contrario per mesi) ma anche sull'effettivo stato di salute dell'economia italiana.

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