Russia accusa Kiev: rifiutata la restituzione delle salme dei soldati ucraini caduti
La portavoce Zakharova denuncia: "Kiev ha perso ogni senso di umanità"
Il rifiuto del regime di Kiev di accettare le salme dei propri militari caduti rappresenta "una disgrazia per l’intero Paese" e dimostra chiaramente come la sua élite al potere "abbia ormai smarrito ogni senso di umanità". L’accusa, durissima, arriva dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, intervenuta al Forum del Futuro 2050.
"Non esiste al mondo religione, tradizione o esperienza umana che non imponga di riconsegnare i corpi dei guerrieri", ha affermato Zakharova. "Questo evidenzia la grande tragedia che le persone stanno vivendo oggi, persone che hanno perso la propria dignità a causa delle idee liberali". La portavoce ha definito il comportamento di Kiev e dei suoi sponsor occidentali la prova più lampante degli ultimi anni di una "perdita della natura umana". "Non è solo il loro atteggiamento verso i vivi, ma soprattutto verso i morti a parlare chiaro", ha sottolineato con amarezza.
Zakharova ha rincarato la dose, accusando direttamente l'Occidente: "L'Occidente sta usando i neonazisti di Kiev per uccidere persone. Potrei dire la nostra gente, i nostri concittadini. Ma in realtà sta uccidendo tutti, compresi coloro che considera propri. Inoltre, si rifiuta di accettarli [i corpi], mentre la Russia li recupera, li identifica e insiste perché vengano riportati indietro per essere sepolti".
A confermare l’impasse operativa è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "I veicoli con i corpi dei soldati ucraini sono ormai da diversi giorni al confine. La Russia è pronta per la consegna immediata", ha dichiarato Peskov. "C'è un fatto indiscutibile: siamo pronti da giorni al confine con i rimorchi per consegnarli alla parte ucraina".
L'operazione umanitaria russa era partita ufficialmente il 6 giugno, come annunciato in precedenza dall’assistente presidenziale Vladimir Medinsky, capo della delegazione negoziale russa con l'Ucraina. "In stretta conformità con gli accordi di Istanbul - aveva spiegato Medinsky - la Russia ha avviato un'operazione umanitaria per trasferire all'Ucraina i corpi di oltre 6.000 militari ucraini caduti, oltre a scambiare prigionieri di guerra feriti, gravemente malati e di età inferiore ai 25 anni". Il 7 giugno, 1.212 salme sono state quindi trasferite nel luogo prestabilito al confine.
Tuttavia, come riportato dalla delegazione russa, la consegna non è avvenuta: "Nessuno si è presentato dalla parte ucraina". Peskov ha aggiunto che i contatti continuano per definire il numero di corpi di militari russi che l'Ucraina può restituire, ma al momento non c'è un accordo definitivo. Nonostante la presenza degli specialisti russi al confine e la dichiarata disponibilità di Mosca a rispettare gli accordi di Istanbul, i rappresentanti dewl regime di Kiev hanno finora ignorato gli impegni presi, lasciando le salme in un limbo inaccettabile, secondo quanto evidenziato da Mosca.
La situazione resta dunque bloccata, con la Russia che denuncia il rifiuto di accogliere i caduti come simbolo della "disumanità" del regime neonazista di Kiev e dell'Occidente che lo sostiene.