Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione

L'Ironia di una Storia Ribaltata

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Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione


di Raffaella Milandri

Mentre i nostri occhi sono puntati sulle zone tristemente calde del mondo, percorse da missili e droni, i Nativi Americani, con il loro passato e presente, ci offrono sempre spunti di riflessione e di analisi per comprendere la mentalità occidentale e post-coloniale e ci aiutano a intuire meglio la geopolitica senza scrupoli. Sulle azioni di Trump e le sue politiche verso i Nativi teniamo sempre un occhio vigile, perché, sia chiaro, ci stiamo addestrando a temere sempre il peggio.

Per i Nativi Americani, gli immigrati originari furono gli europei che sbarcarono secoli fa, un’ironia storica che rende il dibattito odierno sull’immigrazione particolarmente complesso.

Da quando Donald Trump si è insediato per il suo secondo mandato il 20 gennaio 2025, la sua amministrazione ha intrapreso azioni che hanno influenzato profondamente sia le comunità indigene sia le politiche migratorie degli Stati Uniti.

Esaminiamo qui le decisioni prese nell’ultimo periodo, utilizzando fonti giornalistiche statunitensi e pubblicazioni dei Nativi Americani, come Indian Country Today e Navajo Times, per analizzare le implicazioni per le tribù e confrontarle con le politiche sull’immigrazione. L’obiettivo è evidenziare somiglianze e differenze, mettendo in luce come le priorità dell’amministrazione stiano plasmando il futuro di questi gruppi.

 

Nativi Americani: Progressi Limitati e Sfide Continue

 

La rottura dei trattati?

Come sappiamo, è in base ai trattati stipulati dall’Ottocento in poi tra il Governo degli Stati Uniti e i consigli tribali nativi che si basano quei pochi e bistrattati diritti che permangono in favore dei Nativi Americani e delle poche terre a loro “garantite”, pur se “in custodia degli Stati Uniti”. Ma questo è un argomento già approfondito in uno dei primi articoli della mia rubrica.

Analizziamo la notizia relativa alla decisione di Donald Trump di terminare l'accordo sul Columbia River, con un focus sulle implicazioni per i Nativi Americani.

Contesto della notizia

Il 12 giugno 2025, il presidente Donald Trump ha firmato un memorandum presidenziale che ha revocato l'accordo Resilient Columbia Basin Agreement del 14 dicembre 2023, stipulato dall'amministrazione Biden. Questo accordo coinvolgeva il governo federale degli Stati Uniti, quattro tribù del bacino del Columbia River (Nez Perce, Yakama, Warm Springs e Confederated Tribes of the Umatilla Indian Reservation), gli stati di Washington e Oregon e gruppi ambientalisti. L'obiettivo era promuovere il ripristino delle popolazioni di salmone, trota arcobaleno e altre specie ittiche native, decimate dalle dighe idroelettriche federali sul fiume Columbia e sul suo affluente, il fiume Snake. L'accordo prevedeva anche investimenti per oltre 1 miliardo di dollari in progetti di ripristino dei pesci selvatici e iniziative di energia pulita sulle terre tribali, oltre a una pausa decennale nelle battaglie legali relative alle dighe.

Il memorandum di Trump ha ordinato ai segretari dell'Energia, dell'Interno, del Commercio e al vicesegretario dell'Esercito per i lavori civili di ritirarsi dall'accordo del 2023 e da tutte le azioni correlate, inclusa una moratoria sulle cause legali. Trump ha definito l'accordo un esempio di "ambientalismo radicale" che privilegiava le preoccupazioni per il cambiamento climatico rispetto agli interessi nazionali per un'energia affidabile. La Casa Bianca ha sostenuto che la revoca protegge l'energia idroelettrica a basso costo e affidabile, essenziale per le comunità del Pacifico nord-occidentale. Il segretario dell'Interno Doug Burgum e il senatore Steve Daines hanno lodato la decisione, sostenendo che salvaguarda l'agricoltura, l'energia e il trasporto regionale.

Gerald Lewis, presidente del consiglio tribale della Yakama Nation, ha dichiarato che la decisione di Trump rappresenta un ulteriore "modello storico di promesse infrante" del governo federale verso le tribù, sottolineando che l'accordo includeva investimenti cruciali in progetti energetici tribali. Ha aggiunto che la revoca minaccia non solo le risorse riservate dai trattati, ma anche la stabilità economica regionale.

Le tribù sostengono, iinfatti, che le dighe violano i trattati del 1855, che garantiscono l'accesso a risorse ittiche. La fine dell'accordo riapre la possibilità di nuove battaglie legali, con il rischio di instabilità per le comunità tribali.

Da considerare anche l’impatto culturale: il salmone è centrale per la cultura, la spiritualità e l'economia delle tribù del Columbia River.

Fonti

Le informazioni sono tratte da articoli pubblicati tra il 12 e il 16 giugno 2025 su fonti come The Seattle Times, OPB, Yahoo News, The New York Times, The Guardian, E&E News, ProPublica, KLCC e The White House.

 

Tagli ai Finanziamenti e Pressioni sulle Comunità Tribali

L’amministrazione Trump ha perseguito una politica di riduzione della spesa federale, con ripercussioni sui programmi per i Nativi Americani. Secondo Indian Country Today (marzo 2025), i tagli proposti al bilancio del Bureau of Indian Affairs (BIA) e dell’Indian Health Service (IHS) hanno allarmato i leader tribali, preoccupati per la riduzione di servizi essenziali come sanità, istruzione e infrastrutture nelle riserve. Tuttavia, grazie alle proteste del National Congress of American Indians (NCAI), il Segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. ha revocato, il 1° marzo 2025, il licenziamento di circa 150 dipendenti dell’IHS, garantendo temporaneamente alcuni servizi sanitari. Native News Online (aprile 2025) segnala però che i finanziamenti a lungo termine per l’IHS restano incerti, con le tribù che temono un aumento delle disparità sanitarie, specie per malattie croniche come il diabete, che colpiscono i Nativi a tassi elevati.

 

Politiche Energetiche e Minacce ai Territori Sacri

Le politiche energetiche di Trump, favorevoli all’estrazione di risorse naturali, rappresentano una sfida per le comunità indigene. The Washington Post (febbraio 2025) riporta che il Segretario agli Interni Doug Burgum ha protetto i programmi tribali dai tagli ai fondi anti-DEI (Diversità, Equità e Inclusione), una mossa positiva. Tuttavia, Indian Country Today (marzo 2025) evidenzia che la deregolamentazione ambientale ha riacceso i timori per progetti estrattivi vicino a siti sacri, come la possibile riapertura dell’estrazione di uranio vicino al Grand Canyon, osteggiata dalla tribù Havasupai. Sebbene non ci siano stati annunci definitivi negli ultimi tre mesi, l’agenda pro-energia fossile preoccupa per la sovranità tribale.

 

Riconoscimento della Tribù Lumbee

Un passo avanti è il memorandum presidenziale del 25 gennaio 2025, che incarica il Dipartimento degli Interni di accelerare il riconoscimento federale della Tribù Lumbee della Carolina del Nord, come riportato da Native News Online (27 gennaio 2025). Questo potrebbe garantire alla tribù finanziamenti federali e maggiore autonomia, ma Indian Country Today (5 maggio 2025) sottolinea che il processo è ancora in corso e potrebbe richiedere tempo. Il gesto mostra una volontà di concessioni strategiche per guadagnare il sostegno di alcune comunità indigene.

 

Impatti Collaterali delle Politiche Migratorie

Le aggressive politiche migratorie di Trump hanno avuto effetti indiretti sui Nativi Americani, specie nelle comunità di confine. Navajo Times (27 febbraio 2025) riferisce che membri della Nazione Navajo sono stati fermati da agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), scambiati per immigrati irregolari. In risposta, il presidente Navajo Buu Nygren ha lanciato l’“Operazione Ponte Arcobaleno” il 20 febbraio 2025, per fornire assistenza legale e documenti ai membri della tribù. The New York Times (3 marzo 2025) evidenzia come queste politiche migratorie colpiscano involontariamente i cittadini nativi, creando tensioni.

 

Politiche sull’Immigrazione: Un Approccio Draconiano

 

Deportazioni di Massa e Ordini Esecutivi

L’immigrazione è una priorità assoluta di Trump, con misure definite da The New York Times (22 gennaio 2025) come “le più restrittive nella storia recente”. Dal 20 gennaio 2025, Trump ha firmato 21 ordini esecutivi, dichiarando un’“emergenza nazionale” al confine con il Messico e mobilitando l’esercito a supporto della U.S. Customs and Border Protection (CBP). The Washington Post (5 marzo 2025) riporta che tra gennaio e febbraio 2025 gli agenti ICE hanno arrestato oltre 8.200 immigrati irregolari, con altri 6.600 arresti da parte delle forze locali. Aerei militari hanno trasportato migranti verso centri di detenzione, come Guantanamo, o per rimpatriarli in paesi come Guatemala e Honduras.

 

Tentativo di Abolizione dello Ius Soli

Un ordine controverso, riportato da Politico (20 febbraio 2025), cerca di abolire lo ius soli, garantito dal 14° emendamento. Dal 19 febbraio 2025, il Dipartimento di Stato non rilascia passaporti ai figli di immigrati irregolari. Sebbene bloccata temporaneamente da ricorsi legali, The Wall Street Journal (10 aprile 2025) suggerisce che l’amministrazione punti alla Corte Suprema. L’American Civil Liberties Union (ACLU) denuncia il rischio di creare apolidi.

 

Chiusura del Sistema di Asilo

Trump ha sospeso le richieste di asilo, bloccando l’app CBP One e ripristinando la politica “Remain in Mexico”, secondo The Los Angeles Times (15 febbraio 2025). Migliaia di richiedenti asilo sono bloccati in Messico, mentre 1.500 soldati sono stati dispiegati al confine. The Washington Post (2 marzo 2025) segnala una riduzione degli attraversamenti irregolari (8.300 a febbraio 2025), ma a costo di una crisi umanitaria, con famiglie separate.

 

Proposta di Blackwater

The New York Times (25 febbraio 2025) rivela un piano di Blackwater per espellere 12 milioni di migranti entro il 2026, con campi di detenzione e aerei privati, al costo di 25 miliardi di dollari. Politico (5 aprile 2025) sottolinea che le deportazioni potrebbero costare 315 miliardi e danneggiare l’economia, dato che i migranti irregolari rappresentano il 23% della forza lavoro immigrata.

 

Paralleli e Divergenze

 

Parallelismi

Effetti Collaterali: Le operazioni ICE hanno colpito i Nativi Americani, come nei casi di profiling razziale contro i Navajo, mostrando come le politiche migratorie possano danneggiare gruppi non target.

Tagli di Bilancio: Sia i programmi per i Nativi sia quelli umanitari per i migranti affrontano tagli federali, riflettendo la priorità di ridurre la spesa pubblica.

Conflitti Istituzionali: Le politiche migratorie e quelle sui Nativi Americani generano ricorsi legali e proteste, con le tribù che ottengono alcune vittorie e i migranti che affrontano restrizioni crescenti.

 

Divergenze

Focus Politico: L’immigrazione è centrale e visibile, usata per mobilitare elettori, mentre le questioni indigene sono marginali, spesso effetti collaterali di altre politiche.

Risultati: Le deportazioni hanno ridotto gli attraversamenti, mentre le politiche sui Nativi Americani procedono lentamente, con progressi come il riconoscimento Lumbee.

Opinione Pubblica: Un sondaggio Gallup (The Washington Post, 20 aprile 2025) mostra che il 47% degli americani sostiene le politiche migratorie di Trump, mentre le questioni indigene hanno poca risonanza mediatica.

 

Conclusione

Negli ultimi tre mesi, l’amministrazione Trump ha implementato politiche migratorie draconiane, con deportazioni, blocco dell’asilo e tentativi di abolire lo ius soli, generando crisi umanitarie. Per i Nativi Americani, i tagli ai finanziamenti, le minacce ai territori e gli impatti delle operazioni ICE rappresentano sfide significative, mitigate solo da concessioni come il memorandum per la Tribù Lumbee. L’ironia storica che i Nativi considerino gli europei i primi immigrati sottolinea la complessità di queste dinamiche. Le politiche migratorie dominano l’agenda di Trump, mentre le questioni indigene restano in secondo piano, ma la resilienza delle tribù, come nell’Operazione Ponte Arcobaleno, mostra la loro determinazione a difendere i propri diritti.


Fonti:

 

Indian Country Today, “Trump’s Budget Cuts Threaten Tribal Services” (3 marzo 2025)

Indian Country Today, “Havasupai Tribe Fears Uranium Mining Revival” (25 marzo 2025)

Indian Country Today, “Lumbee Recognition Moves Forward Under Trump” (5 maggio 2025)

Navajo Times, “Navajo Nation Responds to ICE Misidentification with Operation Rainbow Bridge” (27 febbraio 2025)

Native News Online, “IHS Layoffs Reversed After Tribal Advocacy” (15 aprile 2025)

Native News Online, “Trump Signs Lumbee Recognition Memo” (27 gennaio 2025)

The New York Times, “Trump’s Immigration Crackdown Targets Millions” (22 gennaio 2025)

The New York Times, “Navajo Citizens Caught in ICE Raids” (3 marzo 2025)

The New York Times, “Blackwater’s $25 Billion Deportation Plan” (25 febbraio 2025)

The Washington Post, “Interior Department Shields Tribal Programs from DEI Cuts” (10 febbraio 2025)

The Washington Post, “Border Crossings Drop Amid Trump’s Policies” (2 marzo 2025)

The Washington Post, “Public Opinion on Trump’s Immigration Agenda” (20 aprile 2025)

Politico, “Trump’s Birthright Citizenship Ban Faces Legal Hurdles” (20 febbraio 2025)

Politico, “Economic Costs of Mass Deportations” (5 aprile 2025)

The Los Angeles Times, “Trump Shuts Down Asylum System” (15 febbraio 2025)

The Wall Street Journal, “Supreme Court May Decide Birthright Citizenship Case” (10 aprile 2025)

 

Raffaella Milandri

Raffaella Milandri

 

Scrittrice e giornalista, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è esperta studiosa dei Nativi Americani e laureata in Antropologia.
Membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow in Montana. Ha pubblicato oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e sui Popoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contesto sia storico che contemporaneo. Si occupa della divulgazione della cultura e letteratura nativa americana in Italia e attualmente si sta dedicando alla cura e traduzione di opere di autori nativi. Attualmente conduce un programma radiofonico sulla musica nativa americana, "Nativi Americani ieri e oggi" e cura la riubrica "Nativi" su L'AntiDiplomatico.

 

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