Vincenzo Costa - Verso il mondo post occidentale

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Vincenzo Costa - Verso il mondo post occidentale


di Vincenzo Costa*

 
Molti temono, e anche io ho temuto per un lungo periodo, un conflitto globale. Ma credo adesso che questo non sia probabile, anche se ovviamente resta possibile. La Russia non cercherà escalation, cioè non cercherà di allargare il conflitto. Risponderà colpo su colpo, ma mantenendo basso il profilo. E la Cina non forzerà sulla questione di Taiwan. Manterrà la giusta pressione, ma non procederà a operazioni militari.
Perché non lo faranno?

Perché è oramai evidente che l’Occidente collettivo è entrato in una fase critica. Critica è quella fase in cui qualsiasi cosa tu faccia ogni azione per risolvere le criticità interne produce più problemi di quelli che risolve. In maniera molto breve e poco argomentata:

1. Cina, Russia e molti altri paesi stanno oramai procedendo, coi tempi necessari, a una situazione di “disaccoppiamento”. Per i paesi dei BRICS si tratta di continuare a fare affari con gli USA e con la UE, ma senza fare dipendere le loro economie da USA e UE.

2. Questo è reso necessario dal fatto che gli USA hanno problemi sistemici interni che stanno portando quel paese verso una crisi senza precedenti: 1) bilancia dei pagamenti del tutto squilibrata, 2) debito fuori controllo, 3) deindustrializzazione, 4) processo di dedollarizzazione già in corso.

3. Per frenare questo processo gli USA (e Trump è solo il faccione idiota di un fenomeno anonimo e strutturale) devono scaricare su altri paesi i loro problemi interni. I dazi sono una necessità, non una cattiveria. E tuttavia, essi creano altre criticità.

4. La più importante è questa: gli USA diventano un partner inaffidabile per gli altri paesi, che cercano di “disaccoppiare” le loro economie da quella USA. I BRICS sono un’alternativa, e non ve ne sono altre. Un’alternativa che diventa sempre più attraente anche per i paesi che, tradizionalmente, orbitavano attorno all’economia statunitense.
I paesi dell’America Latina saranno spinti in quella direzione, e con essi la Spagna, che comunque mantiene stretti contatti con quei paesi. Ma anche alleati di ferro come Giappone e Corea del sud dovranno riconsiderare la loro posizione. Per adesso mantengono una posizione ondivaga, per evitare ripercussioni troppo negative. Le monarchie del golfo stanno già spostando, con prudenza, il loro asse.
Sta nascendo il mondo post-occidentale. Trump è solo un facilitatore, accelera un processo strutturale.
Non serve una guerra mondiale: per i paesi dei BRICS basta solo lasciare che le cose facciano il loro corso. L’Occidente si impaccherà con la corda che egli stesso tesse.

5. I paesi (come la UE) che non possono disaccoppiarsi saranno quelli che dovranno trasferire risorse verso gli Stati Uniti. In primo luogo, denaro, attraverso l’acquisto di armi, di gas liquefatto, di prodotti che acquisteremo contro ogni logica di mercato (Trump vuole che i giapponesi comprino le auto americane.. che dire).
Per trasferire risorse europee agli USA dovremo spostare risorse dal welfare alle spese militari, ma anche sopportare spese di energia sempre più elevate. Questo produrrà tre cose:
1) Produrre in Italia (e in Europa) diventerà poco conveniente e i nostri prodotti saranno sempre meno competitivi:
2) Il potere di acquisto della popolazione italiana ed europea diminuirà progressivamente
3) Tutto ciò genererà una diminuzione del gettito fiscale, con tutto ciò che ne consegue.

6. L’obbiettivo che Trump persegue con i dazi non sono infatti i dazi. Questo sarebbe insensato, perché significherebbe fare pagare più tasse agli americani. Lo scopo che persegue è semplice: fare ripartire la produzione interna e costringere chi vuole vendere negli Stati Uniti a PRODURRE negli Stati Uniti. Quello che il governo italiano fatica a capire è proprio questo punto. A Trump non interessa un accordo ragionevole: interessa che chi vuole vendere negli USA capisca che deve spostare li la produzione. Il suo obbiettivo, come era anche di Biden e Blinken, è distruggere la potenza industriale europea.

7. L’Europa per poter sopravvivere dovrebbe non dico disaccoppiarsi, ma instaurare rapporti diversi con i BRICS. Ma questo, data la classe dirigente europea, è improbabile, e diventerà sempre più difficile. Più si cede agli USA più si diventerà dipendenti e la possibilità di politiche economiche autonome diventerà impossibile.

8. In questo processo la UE sarà sempre più attraversata da interessi non conciliabili. Gli interessi di Francia e Italia sono opposti, e mentre è facile per Macron fare la voce grossa per la Meloni fare la voce grossa, non avendo una strategia alternativa, significherebbe condannare alla morte interi settori e comparti (per esempio quello agroalimentare etv.) La Meloni non voleva morire cinese. Morirà e farà morire il paese e basta. Il suo problema non è di essere fascista e tutte le altre scemenze: il suo problema è di non avere visione, progetto. Per cui è condannata a giocare sempre di rimessa, e di giocare (e far giocare al paese) il gioco degli altri (sarebbe e sarà uguale con possibili futuri governi di centro-sinistra o di larghe intese, sempre più probabili).

9. Che cosa serve? Serve una forza politica e culturale che presenti un diverso modo di intendere la storia e il ruolo del nostro paese (e dell’Europa) in un mondo cambiato. Non è solo la Meloni: il problema più grosso resta Sergio Mattarella. È vecchio, pensa con categorie arcaiche, vive in un mondo che non esiste da decenni ed è legato a un progetto politico fallito, seppellito dalla storia.
Serve allora preparare un ordine concettuale differente, ancorato alla nuova realtà del mondo post-occidentale, perché possiamo avere un futuro solo se staremo al passo con la storia e faremo il passo che la storia ci chiede."

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