Cosa sta succedendo a Lampedusa?

Cosa sta succedendo a Lampedusa?

Parlano i portavoce del "Comitato spontaneo di Lampedusa"

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di Francesco Fustaneo
 

Lampedusa, isola nel centro del Mediterraneo, ultimo lembo d'Europa prima del continente africano, ubicata a 113 Km dalla Tunisia e a 205 km dalla Sicilia, è da sempre una terra di frontiera.
 

Crocevia delle più disparate culture e  figlia delle dominazioni che si sono susseguite nei secoli è oggi conosciuta al grande pubblico per il turismo, esploso per le sue spiagge paradisiache e il suo mare cristallino, ma anche per essere l'approdo di migliaia di disperati che fuggono da miseria, guerre, povertà per cercare miglior vita in Europa.
 

Negli anni per la sua posizione strategica e per le scelte politiche fatte ha  subito quasi in silenzio un processo di militarizzazione imponente: il numero di caserme, di  radar e stazioni radio, di militari dei corpi ordinari o speciali, delle grandi navi della marina che spesso stazionano davanti alle sue coste, è cresciuto giorno dopo giorno a dismisura. 
 

Ad oggi Lampedusa è  tra l'altro avamposto militare della Nato e di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera).
 

La proliferazione di installazioni militari che non sfuggono neanche al visitatore meno attento, stride fortemente con l'immagine di turismo felice e di accoglienza che l'isola si è ricamata attorno.
 

Il fenomeno però è tollerato da una parte dei lampedusani perché nel periodo invernale la presenza delle forze di polizia e delle forze militari rappresenta una  fonte di reddito alternativa per chi di loro affitta immobili o detiene  esercizi commerciali.
 

Strettamente connesse al fenomeno migratorio, proliferano poi nel suo territorio anche uno svariato numero di Ong e sorge un hotspot per i migranti spesso finito al centro di numerose polemiche.
 

Lampedusa finisce di continuo al centro della cronaca politica per i numerosi sbarchi, sia che si tratti di migranti salvati in mare o, fenomeno in aumento, di piccole barche che in autonomia dalle vicine coste nordafricane a dispetto dei controlli, riescono a raggiungere indisturbati le spiagge dell'isola.
 

Le dinamiche di accoglienza e gestione dei flussi migratori sono state sempre descritte dai media  secondo una logica duale e contrapposta: da una parte c'è  chi narra dei lampedusani come un popolo eroico ed accogliente, fautore dell'ospitalità tout court e dall'altra chi non esita a cavalcare i malumori degli isolani per avallare politiche di respingimento, di xenofobia e di porti chiusi.
 

La realtà forse sta nel mezzo, con una buona parte della popolazione esasperata per essere stata lasciata sola per anni dalle istituzioni ad affrontare il problema migratorio e costantemente alle prese con la carenza di numerosi servizi essenziali, ormai stanca del fatto che il proprio territorio venga utilizzato per le passerelle politiche di turno.
 

A Lampedusa infatti  si sono costruite le carriere politiche di noti personaggi, sostenitori dell'una o dell'altra fazione ideologica.
 

Chi rifiuta tale visione dicotomica sul tema è il Comitato Spontaneo di Lampedusa: oltre a proporre un'analisi più approfondita del fenomeno migratorio, dopo aver raccolto le firme, per richiedere  la realizzazione di un ospedale sull’isola e dopo aver chiesto la chiusura dell’ hotspot e la fine dell’utilizzo di Lampedusa come piattaforma militare per la gestione delle migrazioni, ha ora indetto una consultazione popolare sul tema.
 

Il comitato ha in più di un'occasione, chiesto alle istituzioni locali di avviare un confronto all'interno delle sedi di rappresentanza democratica locale, confronto che però come ribadiscono i suoi portavoce, Giacomo Sferlazzo e Attilio Lucia, sarebbe stato negato.
 

“Da trent'anni, a fronte della continua violazione dei diritti più essenziali per la popolazione e per i migranti – si legge in una  nota da loro diffusa -  Lampedusa viene utilizzata come piattaforma militare, di gestione per le migrazioni e come "palcoscenico del confine", da parte dei vari governi nazionali, europei e della Nato. Tutto questo con la complicità delle amministrazioni locali e attraverso una strategia ricattatoria morale ed economica, ai danni della popolazione locale. Tutto ciò ha fatto sì che settori della comunità locale cedessero a questi ricatti, traendo a loro volta vantaggi dalla situazione venutasi a creare. “

La consultazione che terremo dal dal 15 al 21 giugno - ci spiega Sferlazzo, da noi raggiunto telefonicamente- ha come fine  quello di dare voce alla reale opinione degli abitanti di Lampedusa cercando così di infrangere l'immagine retorica e politicamente funzionale che negli anni è stata costruita intorno a quanto si verificava sull'isola. 
 

Le narrazioni dominanti dell'isola improntate alla continua emergenza- continua- da quella edulcorata dell'accoglienza e degli eroi, a quella piena di stigma dell'isola razzista e xenofoba, sono state tutte caratterizzate da grossolane semplificazioni, lontanissime dalla complessità dei fenomeni e delle dinamiche realmente in atto.
 

Noi siamo coscienti della gravità del problema migratorio, però riteniamo a partire dalla rivendicazione dei diritti e della serenità per i lampedusani  possa iniziare un percorso di messa in discussione dell'intera governance delle migrazioni: a partire dall'intervento sulle cause che spingono migliaia di persone a lasciare il proprio paese nelle condizioni a cui abbiamo assistito in questi anni, fino alla regolarizzazione dei viaggi, superando così le attuali normative nazionali ed europee, con particolare attenzione al tema dei diritti dei lavoratori.”

 

Nei giorni scorsi i riflettori mediatici sull'isola si sono riaccesi poiché ignoti hanno poi  proceduto ad “impacchettare” il  monumento di Mimmo Paladino “Porta di Lampedusa – Porta d’Europa” inaugurato il 28 giugno 2008 divenuto però un simbolo di una  visione stereotipata ed umanitaria del fenomeno migratorio.
 

Il comitato ci spiega Sferlazzo, ha ritenuto il gesto una protesta simbolica entrando così in polemica con  il sindaco Totò Martello, l'eurodeputato del P.d,. Pietro Bartolo e l'ex sindaco Giusy Nicolini che di contro. hanno bollato l'episodio come un atto vandalico.

Diatriba però spenta sul nascere dallo stesso Paladino, autore dell'opera che conferma, intervistato da Artribune le opinioni del comitato: “Non esageriamo, io li assolvo… In fondo, l’hanno solo coperta. È una goliardata e, a quanto ne so, l’opera non è stata sfregiata. È probabile che gli anonimi esecutori di questo gesto si siano ispirati a Christo. Del resto, se guardiamo il lato ottimistico della questione, il clamore mediatico generato dalla sua scomparsa può avere acceso il loro interesse......  Per dirla affettuosamente, sono i poveri Christi dell’isola ad aver agito  “

 

Che sull'isola vi sia tensione non è un mistero, lo confermano anche gli incendi appiccati di recente nell’area del campo sportivo e in quella di Capo Ponente, due zone in cui vengono stoccati i barconi utilizzati dai migranti per attraversare il Mediterraneo. 
 

L'incendio va condannato senza remore- replica Sferlazzo- ma dal nostro punto di vista,  andrebbe spiegato anche perché quelle barche e quelle affondate all'interno del porto continuino a rimanere lì con una mancanza totale di rispetto per il territorio Lampedusa e i suoi abitanti.


 

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