Davos, le tre figuracce del Giuda Poroshenko

Davos, le tre figuracce del Giuda Poroshenko

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di Fabrizio Poggi


Sembra che il Forum internazionale a Davos abbia riserbato sorprese non proprio gradite all'Ucraina della “democrazia europeista”. Non pago della figura fatta con l'annuncio dell'incontro con Donald Trump, ai margini del Forum economico, cui è seguita la secca smentita dell'amministrazione USA, secondo cui Trump non avrebbe avuto in agenda alcun incontro, il primo golpista del paese ha trovato il modo di rifarsi, rifilando tre fandonie in 20 secondi all'intervistatore dell'agenzia
Bloomberg. Perlomeno, questo è quanto sostiene l'economista ucraino Viktor Skarševskii.




 

Nell'intervista a Bloomberg, Petro Porošenko, ha parlato del suo incontro (questo, tenutosi davvero) con la direttrice del FMI, Christine Lagarde, sempre a Davos: “Noi siamo il primo governo ucraino e io sono il primo presidente ucraino” ha proclamato Petro, ad aver “ottenuto quattro tranche dal FMI, avendo ottemperato in pieno al programma e a tutte le condizioni del FMI” e ora “stiamo ottemperando all'80% di tutti gli obblighi assunti con il Memorandum del FMI”. Sull'abbrivo dell'entusiasmo, Petro si è spinto a dichiarare che, in poche settimane ancora, gli obblighi saranno ottemperati al 100% e poi, “per esser più precisi, nella prima metà del 2018, verosimilmente entro aprile”, il FMI concederà un'altra tranche di aiuti finanziari, ha sospirato Petro incrociando le dita.

 

Ora, afferma Skarševskii, l'Ucraina “indipendente” ha ricevuto più di una volta crediti dal FMI: quattro tranche nel 1997-'98 e nove tranche nel 1996-'97, nell'ambito del programma Stand-By; e quattro tranche con il programma EFF nel 1998-2002. Inoltre, secondo l'attuale programma EFF, Kiev non ha ottemperato “in pieno” agli obblighi: nel memorandum del marzo 2017, continua Skarševskii, “è scritto nero su bianco (con la firma di Porošenko) che l'Ucraina ha adempiuto a 3 degli 11 cosiddetti f.a.r.i. strutturali, per di più non completamente e non nei tempi stabiliti”. Di più: dei 19 obblighi strutturali previsti dall'ultimo memorandum, Kiev ne ha rispettati 7, ancora una volta non completamente e non nei tempi fissati. RIA Novosti ricorda che il programma quadriennale EFF prevede un prestito a Kiev di 17,5 miliardi di dollari; la prima tranche (5 miliardi di $) è stata concessa nel marzo 2015, seguita da un'altra di 1,7 miliardi nell'agosto successivo e da due tranche da un miliardo nel 2016 e 2017.


Par di capire che, come l'evangelico gallo aveva cantato tre volte prima del tradimento di Giuda, così le tre bugie di Petro Porošenko erano state profetizzate, a Davos, da “Sofia”, l'avanzatissimo robot con sembianze umane che, narrano le scritture, due giorni prima era andato completamente in tilt. Di passaggio al padiglione ucraino del Forum economico internazionale, alla domanda di una giornalista ucraina su come intervenire contro la corruzione politica nel paese, al robot si era danneggiato gravemente lo script e guastato il processore.


Si racconta che i trenta denari Porošenko li avesse già dilapidati nelle vacanze di capodanno alle Maldive: le agenzie ucraine scrivono di qualcosa come 14 milioni di grivne (più o meno 500.000 dollari) tra volo privato su un Falcon 7X della turca Setair e affitto della villa Chevan Blanc Randheli, nell'isola privata Owner's Villa. A onor del vero, il Servizio doganale ucraino ha tenuto a puntualizzare che il presidente, bontà sua, aveva ottemperato alle normali formalità di espatrio, pagando la villeggiatura di tasca propria.


La precisazione è parsa doverosa, sia per cercar di appianare le voci secondo cui presidente e famiglia si fossero presi la vacanza di nascosto; sia, soprattutto, per placare i mugugni levatisi dall'enorme massa di popolazione che, secondo le cifre ufficiali del Ministero delle finanze, al novembre scorso sopravviveva con un salario medio mensile di 7.479 grivne (267 dollari) e un salario minimo legale, stabilito dalla Rada per il 2018, di 3.723 grivne (132 dollari). Con tali salari, gli ucraini debbono far fronte, tra l'altro, ai continui aumenti di tariffe (elettricità, gas, servizi condominiali) imposti da quello stesso FMI i cui dettami Porošenko si pavoneggia di ottemperare “al 100%” e che prevedono, anche nel 2018, un accrescimento del 9,5% in questo mese e di un ulteriore 6,1% ad aprile, per coprire il crescente costo di gas (16,7%), carbone (38,3%), prodotti alimentari (una media del 30%).

Nessuna meraviglia che, secondo l'Istituto sociologico di Kiev (KMIS), il 29,1% degli ucraini starebbe pensando di emigrare: non certo alle Maldive.

 

 

 

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