Discutendum

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A una settimana trascorsa dai termini della consegna delle firme per i 3 quesiti referendari che hanno ispirato la campagna appena conclusa con insuccesso, sono rimaste delle voci dentro che vogliono parlare.

Per quanto sia sceso un silenzio imbarazzato su come questa storia si sia conclusa, queste voci dentro chiedono asilo sulla pagina almeno di una rivista in rete, di un sito internet, di un post, di un commento.

Sono voci che si sono rincorse durante le presentazioni di “Referendum” (il docu-film di cui sono autore e che racconta le fasi iniziali della campagna referendaria attraverso gli sforzi dei due promotori Ugo Mattei ed Enzo Pennetta) tenute in alcune città d’Italia.

Ho recuperato in queste settimane i video amatoriali di alcune delle presentazioni e si possono rivedere in questo video montaggio che ho chiamato “Discutendum”, perché, nonostante il silenzio presente, la voglia di discutere mia e di chi era presente alle proiezioni è sempre stata ai suoi massimi: https://www.youtube.com/watch?v=xU0u-kMWFNo

 

ELENCO DELLE PROIEZIONI DI "REFERENDUM"

 

PALERMO, 13 giugno 2023

BERGAMO, 15 giugno 2023

LECCE, 16 giugno 2023

BARI, ROVATO (BS), 23 giugno

CREMONA, FIRENZE, ORISTANO, 30 giugno 2023

CATANIA, 7 luglio 2023

PUIANELLO (RE), 8 luglio 2023

PADOVA, 10 luglio 2023

MALGRATE (LC), 11 luglio 2023

 

Il docu-fim è disponibile a questo link con un modesto contributo: https://vimeo.com/ondemand/referendum/828555580

 

LA CENSURA

 

Come molti sapranno, il docu-film “Referendum”, prodotto dall’AntiDiplomatico e caricato su YouTube la sera del 20 maggio, già la mattina seguente era stato rimosso dalla piattaforma con tanto di minaccia di chiusura del canale.

Sappiamo non sia stato l’algoritmo a bloccare il video, ma certamente un’intelligenza poco artificiale e molto umana.

In questo episodio si è voluto censurare non le fonti (così come avviene regolarmente per “L’Urlo”, dove i racconti in diretta dei migranti-schiavi censurati in Libia rappresentano una fonte), ma un pensiero, un’opinione, un punto di vista.

Posto che non ci sia in 42 minuti di video alcuna notizia o informazione che non sia ormai già di dominio pubblico, rileggere queste stesse notizie con un punto di vista nuovo, esprimendo un pensiero diverso, ha fatto scattare la censura.

Paradossalmente, una delle più gravi viste negli ultimi anni.

Perché qui non si censura un notizia o un post privato: si censura un’opera sulla base di un reato d’opinione.

La lotta politica, dal sorgere del Pensiero Unico, si fa a colpi di censura.

Loro censurano, ma noi saremmo i “negazionisti”.

No, signori. Delle due, l’una: se censurate, i negazionisti siete voi.

 

GRANDI ASSENTI

 

Previsti o non previsti, due sono stati i grandi assenti di questa campagna referendaria: i giovani e il movimento pacifista. 

Strano. Negli ultimi decenni, quelli seguiti la Seconda Guerra Mondiale, erano stati sempre in prima fila nell’opposizione alla guerra: i primi per una questione anagrafica (sono loro i primi ad andare a combattere e a dare il sangue, in tutte le guerre, non solo in quella del Vietnam), il movimento pacifista se non altro per definizione.

Se i primi hanno poche colpe (non si può sempre pretendere dai giovani di difendersi da soli dall’indottrinamento e dal condizionamento mentale cui inermi sono state sottoposte le nove generazioni), il secondo ha semplicemente svelato la caratura morale di chi ne faceva parte (prossima allo zero).

 

LA SINDROME DEL VESUVIO

 

E’ quella particolare erronea percezione secondo cui, siccome nessuno o pochissimi ormai hanno visto da vivi il Vesuvio eruttare, allora non erutterà mai.

La stessa dinamica si applica alla guerra: siccome in Italia nessuno più (o quasi) l’ha sperimentata sulla propria pelle qui nel nostro Paese, allora in Italia la guerra non arriverà mai.

Ne sono vittime i giovani, certamente, si può ben capire come mai, loro cui ormai manca il confronto diretto con chi almeno la guerra l’aveva vista e l’aveva fatta.

Ma ne sono vittime anche i pacifisti. I quali hanno speso una vita a opporsi ad una cosa che non hanno mai conosciuto. Di conseguenza, al momento opportuno, si sono pure stancati di opporla.

 

IL PACIFISMO ERA CONFORMISMO

 

Ora è chiaro: era facile fare il pacifista in Italia. Perlomeno fino al febbraio 2022. Pacifismo in Italia significava, per quelle persone nate dopo il ’45, dare ragione ai padri, ai loro padri, che la guerra l’avevano vista, fatta e alla quale erano scampati.

Il pacifismo che si è sviluppato in Occidente nel secondo dopo guerra è stato un pensiero debole e conformista. 

Morti i padri, ora che l’avidità umana ha ripreso il sopravvento, il pacifismo non solo non paga, ma costa caro.

Era facile dirsi contro la guerra in Italia fino al febbraio 2022, tanto non cambiava niente lo stesso, quelle non erano guerre, erano partecipazioni militari nei massacri già apparecchiati da altri. 

Si diventava paladini pertanto senza prova dei fatti: paladini sulla fiducia. Paladini della morale che al lato paratico non hanno mai portato a casa niente, nemmeno un taglio alla spesa militare, nemmeno un ritiro di soldati.

Si era, in poche parole, pacifisti conformisti.

Quando la guerra è arrivata per davvero, i pacifisti sono spariti. Sono rimasti i conformisti.

 

STURMTRUPPEN

 

Chissà cosa avrebbe pensato Bonvi, autore del celebre fumetto, di questo pacifismo conformista pro-Ucraina… Certo, strani questi pacifisti. 

Ho fatto interposizione nonviolenta in Kosovo nel 1998 (prima dei bombardamenti), ho manifestato contro la guerra in Afghanistan e in Iraq, ero naturalmente contro i bombardamenti sulla Libia e contro le rivoluzioni colorate.

Io il pacifismo ho imparato a farlo così: chiedendo ai miei governi, ai miei ministri, ai miei politici di mettere giù le armi. Lo stesso ho fatto con i miei imprenditori e i miei giornalisti che traevano solidi guadagni dalla guerra.

Bizzarri questi pacifisti del 2022-23: loro lo chiedono al nemico di mettere giù le armi.

Lo chiedono a Putin. Chiedono alla Russia di mettere giù le armi, lasciare l’Ucraina e smetterla di fare i criminali.

Chiedono in sostanza la resa incondizionata del nemico.

Non trovate interessante tutto questo? 

Pacifisti che chiedono al nemico di mettere giù le armi e ai nostri politici di difenderci con la guerra.

Ma dove hanno studiato il pacifismo, su “Sturmtruppen”? In ogni caso quello era un fumetto, era per ridere quando si diceva “sparaten forten und precisen, in nomen della Pacen!”.

 

LA CHIESA

 

Assente. Considerata forse la colonna del movimento per la pace italiano, più per l’esempio di certi suoi uomini che per scelta delle sue gerarchie. E per questo, in questo scritto considerata parte del movimento pacifista.

Eravamo 3 milioni a Roma nel marzo 2003 per protestare contro la guerra in Iraq. La più grande manifestazione pacifista della storia. Il papa allora era con noi.

Risultati: zero.

Per fortuna questa guerra in Ucraina invece s’ha da fare.

Questa volta c’è anche Dio è dalla nostra parte.

 

FUOCO AMICO

 

Bastava che avessero firmato gli Scout. Oh, se avessero firmato gli oratori… Oh Conte, di’ soltanto una parola ed io sarò salvato. Non hanno votato nemmeno tutti gli elettori di ISP del settembre scorso.

 

BILANCIO

 

I grandi assenti sono stati enunciati. Se ne sono accorti anche gli organizzatori: abbiamo consegnato alla Storia l’esistenza, nel 2023, dei “pacifinti”.

Io con i pacifinti ci ho a che fare quotidianamente sin dal 2018.

Sono quelli che negano lo scopo militare dei finanziamenti al governo di Tripoli, negazionisti loro per primi.

Sono quelli che negano il diritto al ritorno a casa dei migranti in schiavitù in Libia, negazionisti loro per primi.

Sono quelli che negano le voci dell’Urlo, negazionisti loro per primi.

In che modo negano tutto questo? Con la censura fisica (non quella in rete), con la diffamazione, con le minacce.

La mia vicenda personale ha fatto scuola. Però si può anche ignorarl, far finta di niente e ripetere gli errori.

Ora i promotori del referendum ci dicono che l’obiettivo politico raggiunto è quello di aver smascherato i pacifinti.

Ma così si scambiano le premesse con le conclusioni.

Cioè si vende il dato di partenza come risultato finale.

Bizzarro.

Però hanno promesso che, a referendum concluso, giunta sarebbe l’ora della pugna con i pacifinti. Sono pronto.

Anche perché, anziché pisciarsi sui piedi uno dell’altro, sarebbe ora che qualcuno nell’area del dissenso cominciasse a misurarsi con i nemici esterni, per allagare la base del dissenso. Anche perché quegli altri menano. E io sono solo.

 

ZITTO CHE’ FORSE FIRMANO

 

Eppure sin dall’inizio mi ero espresso chiaro: “non aspettiamo che i pacifinti non firmino, andiamo a stanarli”.

Lo sanno i promotori del referendum, non ho ripetuto altro nelle prime settimane.

“Per superare le 500mila firme servono i voti di quell’area lì, ma se aspettate un cenno dai dirigenti, non arriverà mai. Bisogna usare la campagna referendaria come campo di battaglia per portare alla luce le contraddizioni in cui versano: solo così si può sbloccare il blocco sociale che a loro fa riferimento”.

Zitto, ché forse firmano.

“Signori, tra i firmatari dei quesiti referendari proposti dal comitato Generazioni Future ci sta un signore, padre Alex Zanotelli, immortalato in video in sala mentre difende la censura del film L’Urlo al Festival dei Diritti Umani di Napoli. Cioè, non è che difende un’opera dalla censura. No, difende la censura e i censori di un’opera. Come lo vuoi chiamare questo se non un pacifinto? Quest’episodio è avvenuto lo scorso novembre 2022. Denunciamolo insieme e facciamolo conoscere alla sua base di riferimento, visto che l’episodio di censura è stato censurato a sua volta, così che nessuno ne sappia niente e non si allarmi”.

Zitto, ché forse firmano.

Sì, nel mondo dei sogni.

 

L’ARTICOLO SUL FATTO

 

Il 26 maggio il Fatto Quotidiano ha pubblicato il secondo e ultimo articolo dedicato dal “mainstream” al referendum. Ma in realtà non era un articolo sul referendum. Era un articolo sulla censura di “Referendum” e sulle altre censure, compresa quella dell’Urlo.

Si può dire dunque che metà della campagna promozionale sul nazionale è stata fatta grazie al docu-film “Refrendum”.

Eppure, nonostante questo, il docu-film è rimasto senza proiezione nelle grandi città d’Italia: Napoli, Roma, Milano, Torino, Bologna.

E’ mancata strategia? E’ mancata volontà? E’ mancato il coordinamento?

 

IL CITTADINO PERDUTO

 

Non aver capito le trasformazioni sociali e culturali maturate in Italia nell’ultimo decennio ha fatto sì che qualcuno ancora si aspettasse una firma, anzi meglio, una convergenza.

La sinistra europea, tra queste quella italiana, è un blocco sociale di conformisti garantiti. C’è poi la base, ma che ancora dorme sonni profondi.

La sinistra italiana (o quello che oggi si identifica come sinistra in Italia) è guerrafondaia. Lo è diventata nel 2011.

E’ bastato cambiare le parole, in quel caso ha funzionato.

Nel 2003 il Dipartimento di Stato americano lanciava “la guerra al terrore”. Smascherata, ma tanto quella guerra l’hanno fatta ugualmente.

Nel 2011 il Dipartimento lanciava “le rivoluzioni arabe”. Questa volta andava bene.

In quell’anno è finito il movimento per la pace.

E’ finito quando il cittadino non è stato più decodificatore critico del Potere.

E’ finito quando il cittadino ha cominciato ad essere ripetitore acritico dei mantra del Potere.

 

SOVRANITA’

 

Il contrario di sovrano è suddito. 

Delle due l’una: o si è sovrani o si è sudditi.

Sovrano era il re. Sudditi tutti gli altri.

Con l’introduzione della Repubblica, ogni cittadino diventava sovrano, diventava cioè pari al re.

Ogni cittadino, anche gli analfabeti.

E non ci sarebbero mai più stati altri cittadini più degni di lui.

Il referendum significa questo: il re è scappato, siamo noi a decidere.

Oggi però il rapporto Stato-cittadino si è invertito.

Il cittadino è circondato da esperti.

Non è più in grado di pensare e decidere da solo. Non ne è degno abbastanza.

Il referendum contro la guerra è stato solo una trappola per topi.

Come lo è stato il Green Pass.

Il Cittadino Perduto l’ha capito. Non è più aria di protesta, l’ora d’odio è un momento di ricreazione su questioni del tutto insulse. Non è vera protesta.

Il popolo dei conformisti, quello che infoltiva il movimento per la pace fino al febbraio 2022 (o fino al 2011, per dirla tutta) si è accomodato sugli scranni della Guerra.

Per questo la chiama Pace.

La sovranità è una bella cosa. Ma non esiste più.

 

CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE

 

Abbiamo creduto alla Scienza.

Abbiamo obbedito ai falsi profeti della Pace.

Adesso non resta che combattere.

Non resta che andare in guerra.

Sì, ma con i proiettili prodotti a salario minimo garantito con i soldi del PNRR.

Vuoi mettere?

 

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Ora dalle sponde siciliane anima il progetto "Exodus" in contatto con centinaia di persone in Libia. Di prossima uscita il film "L'Urlo"

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