Europlot Daily – 8 maggio 2018

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Nucleare iraniano
Trump annuncerà stasera alle 20:00 la decisione sul ritiro o la permanenza degli USA nell’accordo per il nucleare iraniano, ben tre giorni prima della scadenza del 12 maggio. Le possibilità che gli USA restino nell’intesa sono molto ridotte, nonostante gli sforzi degli alleati britannici e francesi. Alla vigilia della decisione Trump ha attaccato l'ex segretario di Stato John Kerry accusandolo di condurre trattative nell'ombra per salvare l'accordo. Secondo un’inchiesta Trump avrebbe ingaggiato un’agenzia privata israeliana per raccogliere informazioni volte a screditare alcuni membri dell’ex amministrazione Obama artefici dell’accordo. Il presidente iraniano Rohani ha dichiarato che l'Iran non abbandonerà l'accordo, a patto che l'Ue garantisca a Teheran di trarne dei benefici. Dal canto suo, l’Ue ha garantito che resterà nell’accordo, così come farà l’Aiea.  
 
I timori per la decisione di Trump hanno contribuito a spingere il prezzo del petrolio sopra i 70 dollari per la prima volta da novembre 2014. L’Iran potrebbe comunque decidere di reagire con la violenza usando le milizie proxy schierate nei teatri mediorientali di Libano, Siria, Iraq e Yemen. 
 
Russia
Putin ha giurato per la quarta volta da presidente, dichiarando solennemente che il significato della sua intera vita è fare il possibile per il bene, la prosperità e la forza della Russia. Putin ha confermato Medvedev come primo ministro del Paese. Dopo aver retto alle sanzioni occidentali e alla campagna militare in Siria, per la Russia c’è la grande sfida del futuro per un paese che nei prossimi anni deve prepararsi per continuare a essere ancora forte e unita anche dopo l’era Putin, leader carismatico destinato a durare ancora a lungo ma non per sempre. 
 
Eurodivergenze Est-Ovest 
Oggi il nuovo parlamento ungherese terrà la prima sessione dopo la rielezione di Orban. Nell’Ue c’è preoccupazione per la legge contro le ong di Soros, a Bruxelles sperano che Orban abbassi i toni dopo il successo elettorale. Non sarà così, il leader magiaro voleva una maggioranza schiacciante per fare quello che ha promesso e lo farà. Preoccupazione anche per quello che succederà in Polonia, dove il governo intende fare delle modifiche alla riforma per la Giustizia per cercare di ammorbidire le frizioni con la Commissione in vista della stesura del nuovo budget europeo. Se queste modifiche saranno in grado di accontentare Bruxelles è tutto da vedere. Se le divergenze Est-Ovest in seno alla Ue non dovessero diminuire le possibilità di uno scontro più velenoso aumenteranno. Per adesso il bisogno dell’unanimità in sede Ue tiene buoni i falchi, ma ormai si parla sempre più liberamente della necessità di punire Ungheria e Polonia, come già hanno provato a fare in maniera “simbolica” con l’attivazione dell’Art.7 contro Varsavia, bloccato da Budapest con il veto.

Air France
Oltre che con i ferrovieri, Macron deve vedersela con i dipendenti dell’Air France. Dopo le dimissioni dell'amministratore delegato Jean-Marc Janaillac e le dichiarazioni del ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire secondo cui lo Stato “non è lì per ripagare i debiti di Air France” ieri il titolo della compagnia è crollato in Borsa perdendo oltre il 10%. Oggi è previsto il quindicesimo giorno di sciopero dei piloti. In Francia comincia a farsi strada l’idea che la presidenza di Macron si concluderà senza mantenere le grandi promesse riformiste. 
 
Federico Bosco
 
 

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