Globalisti per Gaza e la voce dei dannati della Striscia

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Globalisti per Gaza e la voce dei dannati della Striscia

I globalisti per Gaza si sono dati appuntamento questo fine settimana a Catania: una tre giorni di colonialismo anglosassone sul territorio siciliano. La freedom Flotilla ha imbarcato ormai da tempo Greta Thunberg e tutto il carrozzone, giusto in tempo per scattare foto mozzafiato sulla folla affamata dei dannati di Gaza (perlomeno questo è il goal della mission).

Qualora riuscissero a rompere l’assedio e sbarcare nella striscia, sarebbe il servizio fotografico del secolo.

Ho già esposto come la strategia dei super sponsor DEM sia quella della “doppia puntata”, ossia puntare su un esito e sul suo contrario, in modo da assicurarsi la vincita al banco (https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-larte_della_doppia_puntata_come_ti_salvo_israele/41939_61071/).

In un orizzonte ancora più distopico, dove consenso e dissenso sono figli dello stesso padre, se Israele si è scavato la fossa, le oligarchie anglo-ebraiche non vogliono comunque perdere il Medio Oriente. Da lì passera buona parte del controllo mondiale nei prossimi decenni, così come avviene ormai da secoli, perlomeno dall’apertura del canale di Suez.

E, nell’ultimissima ipotesi in cui Israele venga ridimensionato, chissà magari spinto a sciogliersi in un’entità a Stato unico bi-nazionale (come corre la nostra fantasia!!!), anche chi gli resiste oggi dovrà far parte dell’emisfero anglo-americano. 

A questo servono le numerose e nutrite comunità arabe e palestinesi negli Stati Uniti che guidano, non da sole, esperimenti come quelli della Freedom Flotilla.

La filosofia è quella già sperimentata con successo per la migrazione africana verso l’Europa. Si chiama “principio di necessità”. Per quanto in questo caso sottoposto a distorsione centrifuga. Chi sta per annegare va salvato, poche storie. Sì, però poi manca sempre la resa dei conti: chi ce l’ha spinto in mare?

A Gaza sta avvenendo lo stesso: il massacro deve finire, gli aiuti devono essere distribuiti. Giusto. Con il faccione della Greta Thunberg davanti possibilmente, in modo che un solo scatto possa riscattare un decennio di follie globaliste.

Ma davvero la Freedom Flotilla può oggi più di quello che molti governi già stanno facendo, dall’Egitto alla Turchia? No. E’ solo operazione di marketing. Basta leggere la conversazione in rete che ho avuto questa notte con un ragazzo a Gaza, riportata in coda.

Il marketing dei giusti, da me ribattezzato “pal-washing” oltre un anno fa (https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_palwashing_vive_e_regna_in_mezzo_a_noi/41939_54472/), è questo.

Apparire come la Madonna sulla scena al momento dell’estrema conseguenza di tutta una serie di ingiustizie, scattarsi una foto con la gente che sta affogando o con gli affamati di Gaza, per lavare tutte le colpe.

Come dice il mio amico Rabi, cittadino italiano arabo-siciliano: “Io manifesto per la Palestina ma non in un piazza Occidentale. La ragione per cui non mi vedrete mai apparire in manifestazioni pro-palestinesi nelle strade dei paesi occidentali è la tendenza dei soliti solidali militanti occidentali di portarsi dietro quell'ignobile bandiera colorata (non voglio nemmeno menzionarne il nome) per propagandarne  l'ideologia sinistra e demoniaca”.

Per questo post, Facebook ha bloccato il suo profilo 48 ore per incitamento all'odio e a movimenti terroristi.

Al contrario, dall’altra parte della Sicilia, a Catania, la Freedom Flotilla può godere di tutta la potenza di fuoco dei social.

L’altra notte ho conversato in chat con un ragazzo palestinese dalla striscia di Gaza. Un ragazzo poco più che ventenne conosciuto in rete. 

Che la sua sofferenza non sia la scenografia per nessuna campagna di marketing globalista. Non lo deve essere!

Di seguito un sunto della nostra conversazione.

———————-

 

Miche

Piacere di conoscerti. Sei a Gaza? Sono italiano. Se vuoi dirmi qualcosa, farò in modo di diffondere la notizia.

Youssouf (nome fittizio)

Soffriamo troppo.

Miche

E cosa mangi?

Youssouf

Viviamo di acqua e un po' di zuppa.

Miche

C'è un po' di elettricità e internet, vedo.

Youssouf

Non c'è elettricità se non nell'ospedale, lì carichiamo la batteria del telefono. Però c'è internet.

Miche

Internet è egiziano o israeliano?

Youssouf

Non lo so.

Miche

Cosa fai di solito nella vita? Sei uno studente?

Youssouf

Lavoravo come falegname, ma ho perso il lavoro perché la guerra è stata troppo lunga.

Miche

Ho letto che Trump vuole trasferire un milione di persone da Gaza alla Libia. Hai sentito questa voce?

Youssouf

Sì, l'ho sentita.

Miche

Cosa pensa la gente di Gaza a questo proposito?

Youssouf

C'è chi vuole andare e chi vuole rimanere a Gaza.

Miche

Tu cosa vuoi fare?

Youssouf

Non me ne vado. Resterò qui a Gaza

Miche

Dove ti trovi ora, a sud o a nord di Gaza?

Youssouf

Sono a nord della Striscia di Gaza.

Miche

Vedi soldati israeliani?

Youssouf

Non possiamo allontanarci dal campo quando entrano nell'area dove i soldati vogliono andare. Viviamo in una tenda, siamo stati sfollati da metà della Striscia di Gaza.

Miche

Ho visto le foto delle tendopoli. Se vuoi, raccontami la tua giornata. Non riesco a immaginare.

Youssouf

Al mattino sono uscito a prendere la legna per accendere il fuoco e preparare la zuppa di lenticchie. Sono tornato a mezzogiorno, ho pregato, ho dormito per un'ora e poi sono uscito per cercare di procurarci qualcosa per non morire di fame. Ma purtroppo non ho trovato nulla perché la farina è molto costosa e non potevo permettermela. Quando sono tornato, ho iniziato a portare l'acqua.

Miche

E dove hai preso la legna? L'hai comprata o l'hai presa dagli alberi? 

Youssouf

Ho preso la legna tra le case distrutte.

Miche

Da dove prendete l'acqua?

Youssouf

Abbiamo un pozzo.

Miche

Come fai a resistere mentalmente dopo tutto quello che è successo?

Youssouf

Non lo so, ma ne abbiamo passate tante. Ogni giorno moriamo di fame. E di paura

Miche

È incredibile. Ma sappiate che molte persone pensano a voi in tutto il mondo e siete un esempio per tutti noi.

Youssouf

Dio, quanto durerà la guerra?

Miche

Da quello che vedo, le cose stanno cambiando. Faccio l'esempio dell'Italia. Fino a qualche mese fa, i principali partiti dicevano che Israele ha il diritto di difendersi. Ora da un po' di tempo dicono che Israele deve essere fermato, che sta facendo cose terribili. Anche il governo italiano lo dice. Siamo rimasti tutti sorpresi: Finalmente!

Youssouf

Non si può lavorare. Abbiamo bisogno di aiuto. Nessuno può aiutare a Gaza.

Miche

Se ci sarà una tregua di due mesi, forse le cose inizieranno a cambiare.

Youssouf

Inshallah Ma non hai visto cosa ci succede nei video?

Miche

Sì, ho visto molti video.

Youssouf

Noi moriamo ogni momento.

Miche

Tutti i giorni, lo so. È una tragedia immane. Ma avete mai ricevuto aiuti umanitari internazionali, via terra o via aerea? 

Youssouf

Qualche tempo fa, sei mesi fa, si trattava di aiuti aerei. Erano aiuti cargo, ma era difficile raggiungerci.

Miche

Spero che riprendano presto gli aiuti umanitari. Questo è il piano della tregua.

Youssouf

Se Dio vuole, stiamo morendo di fame.

Miche

Sai chi ha fatto cadere gli aiuti dal cielo?

Youssouf

Gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e l’Egitto.

Miche

C'è una cosa che non capisco: Come fa Hamas a sopravvivere con l'esercito israeliano all'interno della Striscia di Gaza?

Youssouf

Non lo so.

Miche

Ma Hamas sta ancora negoziando per conto della popolazione di Gaza.

Youssouf

Non possiamo parlare con Hamas, abbiamo paura e non sappiamo dove andare a parlare con loro.

Miche

Capisco. Perdonami se ti faccio queste domande. Ma la voce di un ragazzo come te può far capire al mondo cosa significa vivere a Gaza.

Youssouf

Sì, fratello. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco e di aiuti per vivere.

 

—————————-

 

Il prossimo 20 giugno a Roma presso il Teatro Flavio, proietteremo “Isti’mariyah”, documentario sulla resistenza palestinese, a 20 anni dalla sua realizzazione.

 

Guarda il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Wqiqh4Bq6LI

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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