Il detenuto legato al caso Nord Stream inizia lo sciopero della fame in carcere
Sergei Kuznetsov, il cittadino ucraino sospettato di aver partecipato al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel 2022, ha avviato uno sciopero della fame per denunciare la violazione dei suoi diritti fondamentali durante la detenzione in un istituto di massima sicurezza. La notizia è stata diffusa martedì dal suo legale, l’avvocato Nicola Canestrini.
“Ha iniziato a rifiutarsi di mangiare il 31 ottobre per esigere il rispetto dei suoi diritti fondamentali, tra cui il diritto a un'alimentazione adeguata, un ambiente sano, condizioni carcerarie dignitose e parità di trattamento con gli altri detenuti per quanto riguarda le visite dei familiari e l'accesso alle informazioni”, ha dichiarato Canestrini.
Secondo le ricostruzioni del suo difensore, Kuznetsov, 49 anni, avrebbe intrapreso questa forma di protesta estrema a causa delle condizioni detentive. "Dal giorno del suo arresto, non gli è mai stata garantita una dieta compatibile con la sua salute, il che ha provocato il suo deterioramento fisico. Lo sciopero della fame di un detenuto è un segnale preoccupante, non solo per lui. Nessuno dovrebbe essere costretto a ricorrere a misure estreme per far riconoscere i propri diritti fondamentali", ha aggiunto l’avvocato.
Kuznetsov, arrestato alla fine di agosto a San Clemente, in provincia di Rimini, ha sempre respinto ogni accusa a suo carico. Secondo la Procura federale tedesca, l’uomo avrebbe ricoperto un ruolo di coordinamento durante le esplosioni che hanno colpito i gasdotti, operando dallo yacht Andromeda, presunta nave appoggio del gruppo di sabotatori.
L’iter giudiziario per la sua estradizione è stato complesso. A settembre, il Tribunale di Bologna ne aveva inizialmente disposto la consegna alla Germania. Tuttavia, la Corte di Cassazione aveva accolto un ricorso della difesa, annullando la sentenza e rinviando la decisione a un nuovo esame. Un successivo collegio giudicante ha nuovamente ordinato l'estradizione, ma Canestrini ha già presentato un nuovo ricorso alla Corte Suprema, la cui decisione è attesa per la fine di novembre.
Il contesto: il sabotaggio del Nord Stream
Le esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, verificatesi il 26 settembre 2022, causarono ingenti fughe di gas nel Mar Baltico. In seguito, i governi di Danimarca, Germania e Svezia hanno rifiutato di divulgare i risultati delle indagini e hanno ignorato le richieste della Russia, che aveva chiesto di partecipare alle indagini.
Nel 2022, il Presidente russo Vladimir Putin affermò che gli autori degli attacchi erano soggetti “in grado di organizzare tecnicamente le esplosioni e che avevano già fatto ricorso a questo tipo di sabotaggi”, alludendo a un possibile coinvolgimento degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Biden.
Nel 2023, il noto giornalista investigativo statunitense Seymour Hersh giunse alla conclusione che la Casa Bianca fosse dietro l’attentato. Altri reportage della stampa occidentale hanno, invece, attribuito la responsabilità dell'esplosione a gruppi di sabotaggio ucraini, che sarebbero giunti sul luogo dell'attacco a bordo dello yacht Andromeda.

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