La fine del reddito di cittadinanza: il ceto dominante esulta

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La fine del reddito di cittadinanza: il ceto dominante esulta

 

di Edoardo Laudisi

 

La soppressione del reddito di cittadinanza (Rdc) è ormai cosa fatta. Invocata da tutti, destra sinistra centro, imprenditori, albergatori, ristoratori, caporali e riccastri vari, e per nulla contrastata da chi lo aveva introdotto, vale a dire il movimento 5 stelle. Perché quando il mondo del potere si ricompatta contro i poveracci, i poveracci rimangono in mutande. La sconfitta dei ceti subalterni trae origine da un errore semantico dei cinque stelle, i quali per scopi propagandistici chiamarono quello che era un normale sussidio di disoccupazione di medio-lungo periodo, presente in forme diverse in tutti gli Stati europei, Reddito di Cittadinanza per imbonire i sostenitori e fargli credere che loro erano in grado di aprire il parlamento come una scatoletta.

La differenza tra il Rdc e il sussidio di disoccupazione risiede nel fatto che l’Rdc viene erogato senza richiesta di contropartita da parte del destinatario. L’Rdc non è legato al lavoro ma alla cittadinanza e viene dato a tutti i cittadini in difficoltà economica, senza che questi debbano dimostrare di essere attivamente in cerca di lavoro o di frequentare un corso di riqualificazione professionale. Non è una mancia ma un diritto di cittadinanza che parte dal presupposto che, in uno stato civile, a nessuno debba mancare un tetto sopra la testa e nessuno debba soffrire la fame. A parte qualche esperimento geograficamente limitato, nessun paese al mondo ha mai adottato il reddito di cittadinanza. Nemmeno l’Italia. Ma tutti i paesi europei hanno un sussidio alla disoccupazione. L’Italia no. l’Italia era e rimane l’unico paese europeo che non ha nessuna forma di sostegno per i disoccupati di lungo corso, il cui peso è scaricato dallo Stato interamente sulle spalle delle famiglie.

I grillini avevano introdotto un banalissimo sussidio alla disoccupazione simile a quello presente da decenni in tutti i paesi europei; dalla Spagna ai Paesi Bassi, dall’Austria all’Irlanda, e lo hanno chiamato Rdc spacciando una Cinquecento per una Ferrari. Avrebbero potuto giocare pulito e fare una battaglia di civiltà per l’introduzione di uno strumento di welfare, il sussidio alla disoccupazione di lungo corso, essenziale in uno stato moderno dove le capacità di spesa delle famiglie si assottigliano sempre di più, invece hanno fatto l’ennesima cazzata. E così adesso non c’è più neanche la Cinquecento.

Chi era contrario a qualsiasi forma di sussidio, perché il salario di riserva consentiva al lavoratore di rifiutare paghe sotto il livello di sussistenza, ha usato il termine Rdc per narrare la leggenda di soldi dati a sbafo e senza impegno a pelandroni che non hanno voglia di fare un cazzo tanto che se il paese sta andando a rotoli la colpa è proprio di questi scansafatiche che non vogliono lavorare dieci ore al giorno a 4 o 5 € l’ora. E allora tanto vale fare venire barconate di africani che sono più facili da ricattare. Oppure l’altra leggenda che narra di imbroglioni che intascano l’Rdc e poi lavorano in nero, altro che bisognosi, e magari si fanno le vacanze alle Maldive e intanto paga Pantalone. Quindi via il reddito. Che sarebbe come dire che, siccome non pochi politici rubano, truffano intrallazzano con la mafia, si fanno corrompere o sono semplicemente inetti, via il Parlamento. Ma quello che vale per i poveracci non vale per chi sta sopra, ergo via il reddito ma il politico intrallazzone e/o incapace ci rimane sul groppone; vogliamo mica colpevolizzare tutti per qualche pecora nera?

A esultare per lo smantellamento del reddito di cittadinanza è quello che una volta si sarebbe definito il “ceto dominante” e che oggi, sebbene abbia perso molte penne per via della sovrastruttura globale che lo domina e comanda a piacimento, si rifà su chi sta sotto nel pieno rispetto del modus operandi del Suddito di Heinrich Mann: inchinarsi davanti a chi sta sopra e calpestare chi sta sotto. E infatti i media annunciano trionfali che “A partire dal 1° agosto 2023, continueranno a percepire il reddito di cittadinanza soltanto i nuclei familiari con un disabile, un minore o almeno un componente over 60. Le altre famiglie, se non già prese in carico dai servizi sociali e inserite in percorsi di formazione, saranno raggiunte da un messaggio dall’Inps.”

Da domani tutti gli altri a lavurà anche se il lavoro non c’è, e se c’è comunque ha remunerazioni infami, senza salario minimo e con barconi di immigrati pronti a subentrare come esercito industriale di riserva.

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