La legge del piromane e la fine (?) della Freedom Flotilla

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La legge del piromane e la fine (?) della Freedom Flotilla

 

di Michelangelo Severgnini

 

Vigono dell’universo alcune leggi auree non scritte che però impongono senza scampo la propria forza ogni volta vengano chiamate in causa. Una di queste la imparai molti anni fa nel confitto jugoslavo e fu riassunta in maniera magistrale e così consegnata ai posteri da una frase contenuta nel libro “Maschere per un massacro”, di Paolo Rumiz.

Il libro fu pubblicato la prima volta nel 1996 per Editori Riuniti, quando all’epoca Rumiz era corrispondente per il quotidiano Il Piccolo di Trieste e poi ripubblicato per Feltrinelli nel 2012 quando ahimè nel frattempo il nostro aveva ormai fatto il salto sul carro del pensiero unico demo-atlantista (da lì in poi si è limitato infatti a scrivere diari di viaggio, belli, ma lontani anni luce dalle sferzate di quel libro).

Una delle tante leggi auree fissate da Rumiz nel libro citato, quella del piromane, è la seguente:

 

<<Ma spiegare una guerra con l'odio tribale è come spiegare un incendio doloso col grado di infiammabilità del legno da costruzione, e non col fiammifero gettato da qualcuno. Un simile approccio non è solo imbecillità. E’ deliberata volontà di non capire, dunque complicità col piromane>>.

 

A questa esposizione vanno semplicemente sostituiti gli addendi con il materiale a disposizione in questi giorni. Ma, nel caso dell’epilogo della spedizione della Freedom Flotilla, la legge esposta da Rumiz è tanto valida oggi, quanto lo fu allora.

L’odio tribale della guerra in Jugoslavia è qui la variabile indipendente, quella che si conosce, quella accertata e immutabile, il dato di fatto. E’ l’infiammabilità dell’oggetto con cui si ha a che fare. Poi c’è “qualcuno” che getta un fiammifero, variabile dipendente, che potrebbe darsi ma potrebbe anche non darsi. Il risultato, quello che si dà a condizione che la variabile dipendente entri in azione, cioè che il fiammifero venga lanciato, è l’incendio.

Sostituiamo ora i termini dell’equazione: al posto dell’odio tribale jugoslavo mettiamo la natura e l’approccio unilaterale e criminale di Israele. Al posto di chi ha infiammato gli animi in Jugoslavia, cioè al posto del piromane che ha gettato il fiammifero, mettiamo i membri della Freedom Flotilla e tutti i suoi sostenitori. Il risultato, in linea con le aspettative, è l’incendio, ossia l’azione unilaterale e criminale di Israele.

Detta con parole terra terra: che altro ti aspettavi?

Anzi, date le attenuanti del caso, ossia la popolarità delle star a bordo, più che di incendio si è trattato piuttosto di una fiammata circoscritta e niente più. Fosse stata una nave di “volontari” turchi, altro che incendio, li avrebbero inceneriti sul posto.

Greta Thunberg ha già fatto ritorno in aereo sana e salva a Parigi, insieme ad altri 3 membri dell’equipaggio, dopo aver firmato un foglio in cui si assumeva la responsabilità dei fatti. Una sorta di piromane reo confesso, trattato con i guanti, peraltro. E di questo ce ne rallegriamo.

Gli altri 8 membri dell’equipaggio hanno deciso al contrario di non firmare quel foglio (e gli va dato atto perlomeno del gesto di coerenza) e sono in questo momento in stato di arresto in Israele.

La morale della storia l’ha tracciata Paolo Rumiz 29 anni fa: “Un simile approccio non è solo imbecillità. E’ deliberata volontà di non capire”.

Un’altra riflessione appare necessaria però all’indomani dei fatti: quella circa il consuntivo al termine degli eventi. 

Se l’obiettivo era portare aiuti a Gaza, il risultato è fallimentare, come ampiamente prevedibile.

Se l‘obiettivo era dimostrare la natura unilaterale e criminale di Israele, non serviva acquistare una barca e fare rotta su Israele. E’ un risultato che si acquisisce in automatico ogni giorno dal 14 maggio 1948.

Se l’obiettivo era far parlare di Gaza, quel poco di attenzione che si è raggiunta ora è tutta dirottata sulle sorti degli 8 in stato di arresto e sulle prossime passerelle di denuncia della privilegiata Greta Thunberg, non certo sul milione e mezzo di Palestinesi a Gaza che non mangiano da settimane.

Se l’obiettivo era farsi un selfie davanti al genocidio, certo, il risultato è fallimentare, ma alla fine il movimento “pal-fluid” ha comunque vinto a mani basse. C’è chi persino si è trasformato in pochi giorni in seguace ex-post della Greta Thunberg e delle battaglie contro il cambiamento climatico, fuori tempo massimo, nonostante ormai l’Occidente abbia già dimostrato di essere pronto a bruciare tutto il carbone esistente pur di non comprare il gas russo (tant’è vero che la Greta non manifesta più per il clima, ma ha scelto un’altra battaglia). 

Tanta è stata l’emozione generata da questa vicenda che ora anche le battaglie pregresse della Greta Thunberg hanno conquistato persino i suoi detrattori di un tempo.

Persino i Palestinesi d’Italia, sull’onda dell’entusiasmo, si sono messi a scrivere comunicati con la Schwa (la lettera ? che infesta il nostro alfabeto da quando Soros ha cominciato a traviare la gioventù mondiale). Che la usassero nel loro alfabeto e vediamo Hamas cosa ne pensa. Se li vedesse Ghassan Kanafani oggi li prenderebbe a sberle.

E’ l’obiettivo del marketing: emozionarti. Emozionarti per conquistarti. Conquistarti fino al punto che non puoi non fare quella cosa, non puoi non allungare la mano sullo scaffale e mettere nel carrello quella sòla di prodotto che senza quell’emozione mai avresti acquistato.

Dei 4 elencati sopra, uno e unico era l‘obiettivo di questa pagliacciata: allargare il perimetro del consenso verso le campagne sorosiane. E l’obiettivo è stato pienamente raggiunto.

I Palestinesi a Gaza invece sono rimasti con un pugno di mosche in mano, ancora una volta, dopo aver creduto ai proclami mirabolanti di milioni di occidentali.

La legge del piromane non sbaglia mai. Il piromane non accusa mai se stesso, accusa sempre il grado di infiammabilità del legno sul quale ha gettato il fiammifero. 

“Un simile approccio non è solo imbecillità. E’ deliberata volontà di non capire”, per concludere con le parole di Paolo Rumiz.


P.S. 

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ISTI’MARIYAH - ??????????? 
Venerdì 20 giugno 2025 - ROMA
ore 20:00 - Teatro Flavio
Via Crescimbeni 19
(ingresso a contributo libero)
Link all’evento su FB: https://fb.me/e/6LXDrxgtE




Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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